Cinque puntate di un'ora circa ciascuna per raccontare la storia della Comunità di San Patrignano e del suo controverso padre-padrone Vincenzo Muccioli (gli anni successivi alla morte di quest'ultimo, di fatto, vengono citati quasi solo sui titoli di coda). Luci e tenebre, come efficacemente sintetizza il titolo. Cinque capitoli dedicati alle diverse fasi della vicenda (“Nascita”, “Crescita”, “Fama”, Declino” e “Caduta”) in cui si sviscera con l'accuratezza delle migliori serie moderne un caso noto ma forse da molti dimenticato, soprattutto da chi non c'era negli anni in cui Muccioli imperversava in tutte le tv e le cronache...Leggi tutto raccontando della sua comunità prima e difendendosi poi.
Un progetto ambizioso, quello di San Patrignano, teso al recupero di tossicodipendenti spesso all'ultimo stadio, in più occasioni restituiti ripuliti alla vita in quello che – e questo è indubbio – fu un percorso che portò tante famiglie a ringraziare l'uomo capace di riportare a casa figli schiavi dell'eroina e destinati spesso a morte certa. In che modo? E qui sta il punto: Muccioli trascorse quindici anni della sua non lunga vita (morì ad appena 61 anni) sotto processo, dapprima per i metodi non da tutti condivisibili scelti per rinchiudere i ragazzi (incatenati, talora malmenati...), poi per l'omicidio di uno degli ospiti, ritrovato morto vicino a Napoli ma ucciso a San Patrignano dove viveva, come si venne a sapere poco dopo.
Senza dover svelare quello che si scoprirà nel corso delle cinque puntate, è interessante rivivere l'intera storia della comunità dal 1978 (anno di Fondazione) alla scomparsa di Vincenzo Muccioli, avvenuta nel 1995. Alternando numerosissimi filmati d'archivio che immediatamente ci calano nella realtà di allora a interviste in prima persona a chi partecipò alla crescita di quella comunità che arrivò a superare il migliaio di ospiti, la docuserie ricostruisce ogni fase con grande accuratezza, preoccupandosi di corredare le parole degli intervistati, spesso di straordinaria lucidità, con immagini dell'epoca che le rendano vive, aderenti a una realtà altrimenti non sempre facile da immaginare. Senza parteggiare per nessuna delle due fazioni: da una parte chi condanna Muccioli senza appello, come i parenti delle vittime naturalmente, dall'altra chi ne magnifica le doti di capo carismatico e umano (il figlio Andrea in primis, che guidò San Patrignano per sedici anni alla morte del padre, ma anche Red Ronnie, da sempre convinto della bontà del lavoro di colui che diventò suo grande amico).
Difficile nel complesso non riconoscere del buono nel lavoro di Muccioli, non credere alle parole dei tantissimi genitori che riabbracciarono figli creduti persi per sempre, così come non ritenere dubbie alcune scelte operate per ottenere determinati risultati. Costruita con ottima mano in regia, sapiente dosaggio delle diverse testimonianze, giusta attenzione alla presenza di finanziatori dichiarati come Gian Marco e Letizia Moratti, la serie sfrutta al meglio il materiale d'archivio riuscendo a dare perfetta continuità alla narrazione, giocando bene coi primi piani e gli artifici tecnici che pongono Muccioli sempre in primo piano mostrandoci però anche immagini d'epoca e filmati relativi ai diversi intervistati ieri e oggi.
Probabilmente cinque ore complessive sono tuttavia fin troppe, considerate le ovvie ripetizioni, e potevano essere sforbiciate senza che si perdesse nulla o quasi, considerata la semplicità della storia; fortunatamente il tutto non pesa affatto anche grazie a una buona gestione della tensione crescente, che ci guida verso una presa di coscienza dell'ineluttabilità del declino, dell'impossibilità di governare da soli in modo autoritario una comunità tanto ampia. E quando si prende coscienza delle violenze, del diverso modo con cui gli stessi ospiti vedevano con diverso occhio ciò che accadeva all'interno, si ha finalmente la percezione delle forti differenze di visione, mantenute per non dimenticare quanto si discuté al tempo sul tema, mentre su tutto si ergeva il volto fiero di un uomo che al suo progetto dedicò l'intera vita, nel bene e nel male. La linearità della narrazione, che procede cronologicamente per una volta senza inutili andirivieni temporali, aiuta una più facile comprensione di come il fenomeno evolvette progredendo non sempre nella direzione sperata.
Racconto delle vicende controverse della comunità di San Patrignano, ricca di documenti filmati dell'epoca, molto intenso e realizzato con grande qualità, accompagnato da una buona colonna sonora e da un montaggio serrato. Particolarmente incisivi i fotogrammi dei protagonisti della storia all'epoca dei fatti alternati alle loro interviste realizzate ai giorni nostri. Forse unico neo della comunque notevole produzione è rappresentato dal prurito finale sulle cause della morte del fondatore, onestamente trascurabili, prive di alcun interesse.
Docufiction che è sorprendente per due motivi: è molto equilibrata nei giudizi e al tempo stesso non nasconde gli aspetti opachi di quell'istituzione antidroga, soprattutto il rapporto molto forte con alcuni esponenti del mondo politico (i socialisti, poi la Moratti e Fini) e dell'informazione (Giovanni Minoli si distingue per un'intervista di quelle che in gergo si definiscono "sdraiate"). Il materiale di archivio è quasi tutto Rai, ma la Rai non lo ha fatto lasciandolo a Netflix: perché?
Discusso documentario su una discussa realtà politica, finanziaria, ideologica, sanitaria: paradossalmente a gettare su Muccioli le ombre peggiori è soprattutto la difesa acritica dei suoi aspetti più indifendibili, mentre gli unici spiragli di "luce" vengono dalle testimonianze di chi - pur avendo maturato una visione critica - non rinnega la riconoscenza. Purtroppo alcuni argomenti (la nascita del legame coi Moratti, la sottaciuta sieropositività del santone) sono costretti ad essere affrontati frettolosamente, ma è un lavoro da conoscere.
MEMORABILE: "La tossicodipendenza non è una malattia" poteva ancora dire un pm 30 anni fa: Muccioli viene condannato, ma la sua ideologia ha vinto nella Storia.
Vittima o carnefice? Santo o colluso? Omosessuale o eterosessuale? Padre o padrone? Chi era, davvero, Vincenzo Muccioli? Straordinario documentario, davvero ben realizzato, che fa luce anche sulle tante ombre della Comunità avvalendosi di filmati, preziose interviste, importanti testimonianze (dagli accusatori, ai sostenitori). Interessanti i riferimenti, anche politici, degli anni di maggior ascesa e caduta di una figura destinata a restare per sempre nella storia italiana. Da guardare tutto d'un fiato!
MEMORABILE: Lo sguardo visibilmente e tristemente mutato di Muccioli dopo i tradimenti subiti da alcuni dei suoi fedeli ex collaboratori.
Rifacendosi allo schema di altre docu-serie Netflix di successo, "Sanpa" racconta in 5 puntate tese e efficacissime ascesa e declino di Muccioli e del suo "impero". Lasciando a chi guarda il peso eventuale di un "giudizio", si sceglie di dare conto con complessità quasi shakesperiana delle inquietanti vicende della comunità, laddove dolore e smarrimento personale, lacune pubbliche, interessi privati e dilemmi morali di difficile soluzione trovarono nel corpo e nello sguardo (tra Stalin e Peppone) di questo "padre/padrone" romagnolo un motore ineluttabile e arrogante. Riuscitissima.
MEMORABILE: Red Ronnie che tende un'infame imboscata alla ragazza; Il dito e l'anello; Le riflessioni dolenti e filosofiche di Fabio Anibaldi.
Interessante come documentario, magnifico come narrazione epica dell’ascesa e rovina di Muccioli, ambiguo eroe salvifico nella stagione dell’emergenza droga. Cinque ore incalzanti che tengono incollati al mix di interviste e documenti, montati magistralmente come un poema dove parole, suoni e immagini trascinano lo spettatore non dentro un’inchiesta (imperfetta) ma in una narrazione che sa calibrare emozioni e colpi di scena. Il protagonista emerge come ultima incarnazione dei grandi colossi visionari e tragici alla Quarto potere.
Una serie interessante che serve ad informarsi, ma non a sciogliere l’enigma sulla vera natura del suo fondatore e padre-padrone Muccioli e sulla reale efficacia dei suoi metodi terapeutici. Nel complesso piuttosto equilibrata nel descrivere luci e ombre della comunità, fa tuttavia intravedere durante la narrazione un fondo di mitomania di alcuni degli intervistati e dubitare della veridicità dei loro racconti. Eccellente il lavoro di montaggio che consente di “agganciare” lo spettatore fino alla fine.
Documentario in cinque episodi (sinceramente troppo lungo, ma ormai è di moda fare serie tv anche quando si potrebbe evitare) che cerca di fare chiarezza sul caso Muccioli attraverso ricostruzioni, testimonianze e interviste, mantenendo un approccio aperto e classico stile di inchiesta rigorosa e documentata. Alla fine riesce comunque difficile sciogliere molti dei dubbi che hanno accompagnato il caso negli anni.
Una serie interessante, questa dedicata a San Patrignano, che è ancora più interessante per chi oggi è giovane e non ha conosciuto i fatti ai tempi in cui si sono svolti. Viene costruita bene la storia, con le opinioni e le testimonianze di chi c'era. L'impressione è che il "protagonista" abbia davvero ottenuto veri risultati ma che la situazione, con la celebrità che lo ha colpito, gli abbia fatto perdere un po' di misura.
Documentario a puntate che ha generato parecchie polemiche per l'approccio critico nei confronti dell'opera di Vincenzo Muccioli. In realtà appare un lavoro abbastanza equilibrato, che riesce a far luce sui pregi (prevalentemente nella prima fase) e difetti di un'organizzazione unica nel suo genere a livello europeo. Narrazione incalzante e scorrevolissima, ottimi i contributi video e le interviste. Davvero ben fatto.
Il consolidato format documentario di Netflix aderisce alla storia di San Patrignano e - soprattutto - del suo fondatore: impianto estetico d'impatto e pregevole lavoro d'archivio ne sono le marche, ma al contempo proprio queste fanno sentire l'invadenza di un "modello". Lo storytelling il più delle volte riesce ad evitare il sensazionalismo e il parteggiamento e in generale risulta equilibrato, tranne forse nell'ultimo episodio. Un buon modo di conoscere una storia italiana dalle tante zone d'ombra, giustamente fioriera di riflessioni e domande attualissime.
Nel bene e nel male, un pezzo di recente storia italiana, una realtà fatta di chiaroscuri con cui è il caso di confrontarsi. Cerca l'equilibrio, alternando opinioni e tesi contrastanti e cercando la voce di chi ha vissuto il fenomeno in prima persona (tra quelli disponibili all'apparizione). L'intero racconto viene suddiviso in cinque fasi distinte e in tutti i casi c'è parecchio materiale audiovisivo cui attingere. Il risultato è efficace e colpisce, in particolare chi non c'era e non ha seguito le vicende.
Un’interessante serie-documentario per raccontare cosa è stata la comunità di San Patrignano dalla sua nascita e fino alla morte del suo guru Vincenzo Muccioli. Molte immagini d’epoca condite da interviste a Muccioli ma anche interviste attuali a chi ha avuto a che fare con la comunità stessa. Si gettano luci e ombre sull’operato fatto in quegli anni e il racconto tiene incollati proprio perché suscita interesse. Da vedere.
Il puzzle di Spender intabarra tutto il gamut di ambiguità paradossi e contraddizioni della prima via franchigena per bisognosi di disintossicazione via via commutata in campo di internamento e lascia al paratattico susseguirsi repertoriale che Muccioli si tratteggi da sé: ora santo protettore dei tossicomani poi impopolare dubbio figuro che vedeva nell'umiliazione/privazione psicofisica una risolutiva chiave catecumenal-terapeutica. Su fino a sistematici pestaggi, suicidi e omicidi occultati, collusioni sospette, a riprova del marcio che nidifica dietro la più ostentata filantropia.
Documentario sulla figura di Muccioli e sulla crescita della sua comunità. Ben chiara la descrizione sociale quando l’eroina esplose, mostra quanto allo Stato facesse comodo che i privati arginassero il problema. Il salvatore Muccioli ha certamente enormi meriti, ma la sua megalomania lascia perplessi. Come sempre parlano le sentenze, anche se vengono fatte accuse pesanti ancora adesso. La conclusione sembra più un noir nel quale non vengono risparmiati colpi di scena. Le testimonianze degli ex ospiti a posteriori fan riflettere sul clima d’omertà che esisteva ai tempi.
MEMORABILE: I drogati sotto effetto; Le foto delle catene; Il “sole piatti”; L’autopsia; Il reparto macelleria; La cassetta; Le liti con Pannella.
Ascesa e caduta dell'ambiguo Muccioli, l'uomo che assurse a eroe contro l'emergenza droga negli anni 80 per poi divenire per molti un "mostro", emblema del marcio che si nasconde dietro filantropi fin troppo pubblicamente esposti. Il lavoro di Spender è molto equilibrato, non prende mai posizione (il giudizio è lasciato allo spettatore) e brilla per ritmo e montaggio con una narrazione fluida e serrata. Peccato per un paio di argomenti (il vero ruolo dei Moratti, l'eventuale sieropositivà) rimasti un po' in penombra.
MEMORABILE: Il "sole piatti"; Il clima di pesante omertà all'interno della Comunità; Villaggio tra i testimoni.
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Forse unico neo della comunque notevole produzione è rappresentato dal prurito finale sulle cause della morte del fondatore, onestamente trascurabili, prive di alcun interesse.
Ciao MUTTL, innanzi tutti complimenti per aver inserito il doc per primo, ma visto che in 550 caratteri spesso non si può parlare di tutto approfitto del tuo commento per ribadire che io invece non sono affatto d'accordo sul fatto che l'argomento fosse evitabile o gratuitamente pruriginoso.
Come sia riuscito Muccioli a morire di Aids in una comunità nella quale il sesso fra gli ospiti era vietato alla stregua delle droghe è questione che si è sempre cercato di nascondere e che getterebbe ulteriori gravi dubbi sui sistemi di premiazioni e punizioni ai quali era improntato il regime comunitario: questa è una cosa di fronte a cui il doc sceglie di fermarsi, non la spiega e nemmeno se la chiede, così come del resto mancano ancora altre cose (non si capisce mai davvero fino in fondo come e perché nasca un coinvolgimento della famiglia Moratti, non c'è nulla di ciò che San Patrignano è stata dopo Muccioli e che è oggi) che rendono il lavoro non definitivo, ma sicuramente da vedere.
Ciao Il Dandi, grazie per il coinvolgimento e per aver letto il mio commento. Come dici tu, è difficile argomentare in pochi caratteri una serie di 5 puntate così intensa. Ho scritto "di getto", subito dopo aver concluso l'ultimo episodio , e , dal punto di vista umano, mi è sembrato a quel punto del film ( nel finale in pratica) umanamente poco corretto tirar fuori un argomento che non avrebbe avuto per struttura un adeguato approfondimento, introdotto oltretutto da una domanda a Delogu, una delle figure a mio parere più ambigue nel documentario. Ho sentito in quel momento di stare dalla parte di Muccioli, dalla parte del rispetto del suo percorso, controverso senz'altro, ma che ha dato oggettivamente dei frutti. Ho apprezzato la risposta del medico Antonio Boschini, a riguardo: "tu questa domanda non dovresti nemmeno farmela". Ho avuto l'impressione insomma che si volesse far parlare sulla base di un mero dubbio, per creare chiacchiericcio, ho sentito di volerlo scrivere. È naturalmente una personalissima reazione "di pancia" da parte mia, lo riconosco. Diversa la questione dei Moratti, di cui si parla per buona parte del film e che tutt'ora, tramite Letizia, credo dirigano il centro. Ripeto che ho assistito a un'opera ottimamente realizzata, non devo certo essere io a doverlo dire, un lavoro notevole, che ha scosso molto. Ancora grazie e alla prossima
Beh... l'HIV non si trasmette mica con una stretta di mano come il Covid. Coraggio, alzi la mano chi quando Andrea Muccioli mostra le stanze coi letti a castello dove il padre dormiva in mezzo ai ragazzi non ha pensato alla comune di Verdone in "In viaggio con papà" ("n'omo, na donna, n'omo, n'omo, na donna...")! Ma del resto da uno che è stato capace di tenere nascosta anche la sieropositività degli altri ai diretti interessati non era lecito attendersi altro.
P.S. concordo invece senz'altro sull'ambiguità di Delogu.
L'ho pensato quando sono stati mostrati (di proposito ) dei baci in bocca tra Muccioli e alcuni ragazzi. Di sicuro erano rapporti forti, viscerali. profondi. Non ho idea fin dove si spingessero, non mi pongo il quesito
DiscussioneReeves • 7/04/21 14:01 Contratto a progetto - 789 interventi
Oggi i figli di Muccioli hanno querelato gli autori del documentario
L'ho pensato quando sono stati mostrati (di proposito ) dei baci in bocca tra Muccioli e alcuni ragazzi.
per tacere di quando lo vediamo confortare una pecorella smarrita tornata all'ovile palpandole senza troppi complimenti il pandoro. è mia idea che al di là delle tante sporcizie allontanate dall'occhio di bue o nemmeno prese in esame (delle quali sarebbe qui lungo e forse fuori contesto discutere, dato che alcune vengono dal si-vocifera-che), il puzzle sommi comunque tessere più che sufficientemente bastevoli a tratteggiare muccioli come un più che dubbio figuro: personalmente mi sono d'avanzo le pubbliche umiliazioni psicofisiche cui sottoponeva i propri ospiti a scopo "terapeutico", i veri e propri sequestri di persona a suon di lucchetti-e-catene in luoghi gelidi e sporchi (d'accordo gli estremi rimedi, ma qua si andava oltre il trattamento carcerario), su fino all'occultamento dei suicidi e degli omicidi, ai sistematici pestaggi che avvenivano sotto la sua totale condiscendenza e a quanto viene catturato da delogu su audiocassetta (e chi ha percorso le cinque puntate della serie sa che la lista è sommaria e incompleta) a confermare che dietro una così ostentata filantropia c'è sempre del marcio.