Rainy dog - Film (1997)

Uno yakuza in disgrazia, che campa da qualche anno a Tapei facendo il killer per un boss locale, si trova fra i piedi un ragazzino muto, figlio suo (forse)... Il film di Miike che maggiormente può essere accostato, per personaggi e situazioni, a quelli del connazionale Kitano, privo però di ogni tocco umoristico, spunto sentimentale o spiraglio catartico. Una storia intrisa di pioggia e segnata dal degrado, in cui la breve parentesi di serenità nel finale rende ancor più amaro l'epilogo.

Miike fa passare un'uggiosa estate da leoni a Kikujiro, evidentemente interessato a creare un delta tra ieratica flagranza della sintassi visiva e drammaturgia, quasi del tutto impalpabile se non evanescente almeno fino a un finale che si pone tra i più forti manrovesci che il suo cinema ci abbia mai allungato (non per solo capriccio un certo Quentin ne farà memoria per dare il la a Kill Bill). Visivamente siamo a un’esposizione di rigore come poche capita di averne dal cinema, ma rimane anche un Miike narrativamente insaturo e anemico, meno carnale ed emotivamente trascinante del solito.

Miike, per una volta, rinuncia alla sua consueta "efferata" messinscena, per lasciar spazio a un noir intimista, debitore di Melville. Sullo sfondo di una Taipei perennemente bagnata dalla pioggia, un killer è costretto, suo malgrado, a coinvolgere il figlio nei suoi "lavori" (storia somigliante a Era mio padre). Buone la regia e la fotografia sgranata, ottima per l'atmosfera cupa.