Delicato e partecipe film sull’irresponsabilità genitoriale, l’inadeguatezza al mondo adulto, le decisioni e i doveri che lo compongono. Le vicissitudini del divorzio e le diatribe giudiziarie, comportamentali, amorose – di rivalsa od opportunistiche - filtrate attraverso una mdp ad altezza bimba per un punto di vista candido e obiettivo: quello che sapeva Maisie non è diverso da quello che non sapevano i suoi genitori, egoisti, egocentrici, incapaci di ascoltare una figlia bisognosa d’affetto, un punto fermo. Tocca sceglierselo da sole, a 6 anni.
Sballottata tra due genitori egocentrici, molto più infantili di lei, la piccola Maisie matura in fretta, approdando precocemente a un disincantato equilibrio. Ispirato a una delle opere più note di Henry James, il film si apprezza per la narrazione piana, tenera, dal tono lievemente ironico, ed evita elegantemente colpi bassi strappalacrime. Tutti gli interpreti sono adeguati, particolarmente intensa Julianne Moore; straordinaria l'espressività della bimba protagonista.
Tema già esplorato le liti familiari coi figli trattati come pacchi; stavolta si dà ampio spazio ai comprimari per stemperare le violenze psicologiche. Un eccesso di zucchero (tenuto conto che ci si trova pure a NY) e tutti disponibili alla causa. Bene i momenti visti con l’ottica della bambina e i delicati dialoghi. Manca una struttura complessiva, ci si pongono molti dubbi sull’affidamento e qualche apparizione casuale di troppo annacqua un discorso trattato senza una vena lacrimevole.
Sballottata fra due genitori egoisti ed irresponsabili, mal divorziati e frettolosamente risposati con nuovi compagni, la piccola Maisie sembra non essere in grado ancora di poter giudicare, ma... Dal raffinato romanzo di James, una libera trasposizione che ne attualizza il contenuto, spostando l'asse del racconto dalle ripicche genitoriali al rapporto che si instaura fra matrigna e patrigno. Se il film risulta ben fatto ma poco incisivo, a tratti divagatorio, la dolcissima Onata Aprile è un miracolo di freschezza e spontaneità.
L'ho visto senza conoscere la trama, però mai mi sarei sognato di trovarmi di fronte all'ennesima crisi di coppia, né a due genitori incapaci d'amare veramente la propria figlioletta. La piccola Onata Aprile è graziosa, ci s'innamora subito di lei. Julianne Moore e Steve Coogan sono bravissimi, specie la Moore che fa la rocker, ma hanno un ruolo veramente ridotto rispetto a Alexander Skarsgård e Joanna Vanderham, che fanno gli affettuosi tati della piccola. Non è il mio genere, ma la bambina è graziosa e per niente star.
Bel film che mette in scena la ridicolaggine di due genitori (uno spot a favore della contraccezione se vogliamo) a fronte della candide e disilluse aspettative della loro figlioletta, ottimamente espresse dall'interpretazione della Aprile. Regia in palla, le giuste sonorità combinate con i silenzi e una discreta cura nel tagliare quando ci si avvicina al rischio scena madre. Qualche stereotipo di troppo qua e là, ma son dettagli.
Due genitori immaturi e un divorzio doloroso visto attraverso gli occhi di una bambina; il personaggio della piccola Maisie, al centro della narrazione, fa risaltare l'immaturità degli adulti in un film che ha lo stile del cinema indipendente e una sceneggiatura che contrappone efficacemente il mondo dei grandi e quello dei bambini. Il limite è quello di ricorrere un po' troppo agli stereotipi per la caratterizzazione dei personaggi. Brava la Moore nei panni della rockstar nevrotica in declino ma la vera rivelazione è la piccola protagonista.
New York, i capricci e gli impegni di due genitori in crisi affettiva lasciano la piccola Maisie quasi in balia di se stessa, costretta a cercare un po’ di calore in altre “comparse genitoriali” che sostituiscono di buon grado la vera famiglia. L’egoismo dei grandi captato dalla sensibilità di una bimba, (una brava e sensibile Aprile) vera protagonista tra un cast ben scelto ma tenuto a freno; la storia regge tra piccoli drammi e contrattempi quotidiani, ma il finale purtroppo straripa nel mieloso andante, una pecca che si ripercuote sul tutto.
La piccola e tenera Maisy è sballottata tra due genitori inadeguati e irresponsabili, incapaci di prendersene cura. Una storia di disagio minorile come purtroppo ce ne sono tante, rappresentata direttamente dal punto di vista della bambina che con il suo sguardo smarrito riesce a coinvolgere lo spettatore, nonostante il ritmo alquanto lento e una sceneggiatura a tratti ripetitiva.
Scott McGehee HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàDaniela • 3/07/14 16:38 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Henry James, pubblicato alla fine dell'Ottocento.
Le opere di James sono state più volte portate sullo schermo, spesso con risultati notevoli.
Cito solo i titoli più famosi:
L'ereditiera di William Wyler (1949), tratto da "Washington Square";
Suspense, regia di Jack Clayton (1961) tratto da "Giro di vite", riproposto anche in Improvvisamente, un uomo nella notte (1972) di Michael Winner
Daisy Miller, regia di Peter Bogdanovich (1974)
La camera verde, di François Truffaut (1978)
Ritratto di signora, di Jane Campion (1996)
Anche The Others di Alejandro Amenábar (2001) viene considerato una libera trasposizione del racconto più noto di James, "Giro di vite".
Il regista che più ha attinto dalla prosa di Henry James è James Ivory, con ben tre trasposizioni all'attivo: Gli europei(1979), I bostoniani(1984) e The Golden Bowl (2000)
DiscussioneZender • 22/04/20 14:59 Capo scrivano - 48962 interventi
Ruber, regola BASE che sapevi: MAI mettere segnalazioni di film già iniziati. Spero di non doverlo ripetere più.