NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
Parto già dal presupposto di non aver mai visto nulla di Suzuki (ne ho sei nella mia videoteca privata, per la cronaca:
La Farfalla sul mirino, Pistol Opera, Deriva a Tokyo, La Giovinezza Della Bestia, La Porta Del Corpo, The woman sharper ), e che per mea culpa nemmeno
La farfalla sul mirino (di qui questo ne sarebbe una specie di remake non dichiarato)
Fatte le dovute premesse, se questo e l'andazzo del cinema suzukiano, non c'è molto da stare allegri
L'inizio è al fulmicotone (il mirino rosso, il sicario colpito alla nuca che penzola sorridente da un palazzo, poi partono i popissimi titoli di testa su uno score musicale da mandare in orgasmo il Quentin)
Poi, però, col passare dei minuti, mi domando cosa diavolo voleva comunicare il regista giapponese
In parte mi sento pigliato per i fondelli (il sicario sulla sedie a rotelle che scheggia manco avesse il turbo), poi il sentore di "pagliacciata" si concretizza con il sicario americano insensibile al dolore, una via di mezzo tra il teatro kabuki e un film demenziale
Sperimentalismo? Stilizzazione? Surrealismo? Sinceramente, se devo dirla tutta, mi e parso un film già nato vecchio (questi sperimentalismi avanguardistici godardiani potevano funzionare negli anni '60, non certo nel 2001), artificioso e fasullo, con punte di delirio nel più scombiccherato trash d'autore
Alcuni momenti funzionano anche, e sono una gioia per gli occhi (la tavolata delle bambine che sembra uscita da un incubo baviano, la sfida tra Gatta randagia e il cecchino nei boschi, alcuni scorci di una Tokyo alienata e irreale, l'abbandonarsi all'autoerotismo di Gatta randagia, la prima esecuzione di Gatta randagia alla piscina, il tango e il tiro ai bicchieri di vino)
Però parto già dal presupposto che se in un film non si vedono i colpi in arrivo e si inscenano le morti teatrali nelle sparatorie, per me quel film perde già un buon 40% (e già qui...), se poi ci si mettono dentro dialoghi criptici, narcolettici e inutili (quello sui pesci rossi, quello su Mishima, quello sulle bandiere dei paesi del mondo, ma perchè?) che durano quasi cinque minuti l'uno, allora il sentore di filmaccio "snob" si fà palpabile e comincia a regnare tedio e sbadiglio a strombattuto
Il finale nel museo degli orrori una ridicola pantomima alla Carmelo Bene (con una sottospecie di mutanti zombi che sembrano usciti da
Tetsuo ll, ma perchè?) il sogno/incubo dell'aldilà dei sicari una sotto russellianata alquanto grossolana, la bambina e Gatta randagia che giocano e si rincorrono tra campi e grotte con un trenino sullo sfondo sfida i crampi allo stomaco per inutilità e chissà quale finta poetica (come lo scavatore che dispensa petali rossi, ma perchè?)
Va dato l'onore a Suzuki (non solo per la sua veneranda età) di aver avuto coraggio su alcune scelte, come gli accenni pedofili (la bambina che vuole masturbare Gatta randagia, la bambina a petto nudo che si immerge nella vasca da bagno-per poi partire con visioni kitshissime degne del peggior Ken Russell-, la testa mozzata, e ghignante, della bambina portata a spasso nella bocca del cane), ma nell'insieme l'opera e di una pacchianeria da rasentare il weird.
Nulla da eccepire sulla meravigliosa fotografia che dona splendidi cromatismi baviani, ma per il resto un sussegguirsi di immagini artificiose, fastidiose e ridondati fine a se stesse, di un cinema buono solo per i festival e poco altro...
Sarà un mio limite su certo cinema "d'autore" e sul cinema di Suzuki in generale, ma queste pagliaccesche chincaglierie tra un Sergej Paradžanov e un Raoul Ruiz, misto al "pop" e allo "yakuza eiga" già nato vecchio e fintissimo, non fanno proprio per me.
Il Mereghetti le affibbia tre asterischi! E te pareva...