Quando lo vidi al cinema lo giudicai un'occasione sprecata, ma guardai più al bicchiere mezzo pieno. Alla luce del tempo (e dei film successivi di Battiato), alla seconda visione devo dire che il giudizio è un po' più severo. In questa pseudo-autobiografia non mancano spunti interessanti (specie nella prima parte), una bella fotografia e in generale una buona confezione, ma manca del tutto un'unità di storia e uno sviluppo coerente di essa. Sono episodi messi lì alla rinfusa e il quadro d'insieme è a dir poco claudicante. Fuori luogo gli intermezzi spiritosi.
Debutto del poliedrico Franco Battiato dietro la macchina da presa, con molti riferimenti al proprio percorso artistico ed esistenziale. La prima parte, ambientata in Sicilia, è molto suggestiva; quella milanese, più frammentaria, ricostruisce con (auto)ironia certi ambienti discografici e intellettuali della Milano degli anni ’60, tra musica beat ed esoterismo e incuriosisce per le molte “partecipazioni amichevoli”. Intelligenti la scelta e l’inserimento dei brani della colonna sonora.
MEMORABILE: Il passaggio della nave; Christina Moser: “A me, Maurizio [Arcieri] è sempre piaciuto”.
Le ingenuità del cineasta esordiente ci sono, ma il corpus artistico oltremodo ragguardevole creato da Battiato all'altezza della realizzazione di questo film ne sostiene la sostanza, pur nella non narratività di fondo di un film fatto essenzialmente di episodi, alcuni gustosi, altri decisamente riusciti, altri ancora non a fuoco o di interpretazione non chiarissima. Splendida fotografia soprattutto nella parte siciliana, mentre in quella milanese si aprrezza soprattutto la ricostruzione storica degli anni ruggenti. Splendida colonna sonora.
Franco Battiato esordisce alla regia con un film sorprendente e capace di mostrare tutta la profondità del suo pensiero. Basta pensare al dialogo che avviene dentro un locale e che fa sì che Morgan possa dire cose notevoli su musica e rumore mentre Francesco De Gregori si lancia in uno di quei calembour che lo hanno reso grande e unico. Ma non si parla solo di musica: Battiato è un libero pensatore e ha tanto da raccontare.
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MusicheAlex75 • 3/08/16 17:48 Call center Davinotti - 710 interventi
Per la colonna sonora, Battiato non ha composto praticamente nulla "ad hoc", tranne un breve brano intitolato "La noche oscura", scritto assieme alla cantante spagnola Martirio (María Isabel Quiñones Gutiérrez), la quale ne interpreta la parte vocale, e una rielaborazione di un tema di Hildegard Von Bingen. Nell'eterogenea serie di brani scelti dal musicista siciliano, ci sono, tra l'altro, alcuni estratti dall'opera sperimentale "Campi Magnetici" del 2000 e due brani incisi nell'album "Fleurs 3": il successo di Adamo che dà il titolo al film e il lied straussiano "Beim schlafengehen". La canzone "Il mondo va così (Et moi, et moi, et moi)" (H.Pagani-J.Dutronc-J.Lanzmann), cantata nel film da Moltheni, era il lato A del terzo 45 giri di Battiato.