Uomini ricchi, viziati, annoiati: questi sono i personaggi - avulsi dalla realtà ma involontariamente spassosi - di questo genere lacrimevole (di cui Per amore fa parte) un po' pretenzioso nei dialoghi. Vicenda dagli incastri perfettamente congegnati atti a giustificare corna e lacrime: il dramma del “brutto male” incurabile di una donna (Capucine), le corna del marito pianista (Craig nelle braccia della Agren). Innumerevoli location cartolinesche fanno da silente cornice (addolcite dai temi di Morricone).
Risaputo dramma sentimentale con echi di Anonimo veneziano. Giarda insiste sull’accurata descrizione dei vari ambienti e locations (Parma, Milano, Venezia, la Svizzera) e sulla generosa profusione di esecuzioni pianistiche chopiniane, a scapito dell’elemento più prettamente cinematografico. Gli scialbi Craig e Agren sono surclassati dagli occhi pieni di dolore di Capucine e dai camei degli immensi Carraro e Brignone.
Malriuscito melodramma strappalacrime cui non si crede davvero mai. Il difetto è principalmente nella sceneggiatura, alla quale ha messo mano lo stesso regista; tremendi molti dei dialoghi, che trasudano la tipica psicologia spicciola che troveremmo nei peggiori film di Polselli (e forse un giorno scoprirò quali siano i migliori). Ovviamente si salvano le musiche di Chopin e direi anche qualche ambientazione, sebbene il lato cartolinesco prevalga alla grande. Fortunatamente, Giarda non persevererà nella regìa.
Una sfolgorante successione di location (New York, Parigi, Parma, Venezia...) e una parata di vecchie glorie (Carraro, Brignone, De Ceresa...) fanno da sfondo a questo lacrima-movie che resta l'opera prima e ultima di Giarda. Girato con indubbia cura formale, impreziosito dai virtuosisimi dell'accoppiata Chopin-Morricone, il film ha il suo punto di forza proprio nei terribili dialoghi: talmente perfetti nella loro insopportabile falsità "letteraria" che sembra impossibile pensare a questa storia con personaggi che parlano come mangiano.
Premettendo che l'ho visto più per caso che per scelta, dico anche che me lo son goduto. D'accordo il dramma di fondo della povera moglie, ma io non l'ho affatto sentito come strappalacrime; piuttosto fa molto meditare come spesso i talenti internazionali non abbiano lo spazio necessario per le gioie semplici, per una vita privata corretta: questo spesso porta a clamorosi distacchi non solo coniugali, in quanto pure un'amante prima o poi si rende conto delle grosse barriere dovute al business. Bravi tutti gli attori.
MEMORABILE: La coerenza del protagonista fino all'ultima scena è la cosa che mi è piaciuta di più: almeno lui si è mosso e non si è mai adagiato sugli allori...
Un pianista ricco ed annoiato (nonchè sempre stanco), la moglie repressa con un brutto male, la giovane amante: personaggi e situazioni alto borghesi con problemi esistenziali relativi (a colazione meglio caviale od aragosta? Oddio!) e tutto il consueto bagaglio di filosofia spicciola stile Harmony. Sceneggiatura ricolma di frasi memorabili nella loro pretenziosità, impreziosita da un monologo in voice-over incorniciato dai vicoli veneziani che rappresenta un picco assoluto nel genere. Un budget di buon livello assicura una ricca confezione.
MEMORABILE: Il suddetto monologo veneziano, una vera perla.
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Dalla prestigiosa collezione cartacea Markus un numero del settimanale EPOCA del 09.06.76, un articolo che preannunciava l'uscita al cinema del film in oggetto. Da notare che viene svelato il luogo delle riprese della scena dei paracadutisti:
DiscussioneZender • 13/03/12 07:56 Capo scrivano - 48946 interventi
Markus ebbe a dire: Un articolo apparso su STAMPA SERA del 10.06.76: