Palermo shooting - Film (2008)

Palermo shooting
Locandina Palermo shooting - Film (2008)
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Titolo originale: Palermo shooting
Anno: 2008
Genere: drammatico (colore)

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Tutti i commenti e le recensioni di Palermo shooting

TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/01/10 DAL BENEMERITO GNURNI
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Gnurni 14/01/10 11:54 - 4 commenti

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Un fotografo sta attraversando una crisi professionale ed esistenziale. Sarà l’incontro con la morte a condurlo a Palermo in un viaggio alla ricerca di se stesso. Wim Wenders traspone nella pellicola una critica al mondo del digitale soprattutto per quanto riguarda il cinema, ma il film regge a stento la trama, frammentaria e non sempre chiara, probabilmente ciò è dovuto ai tagli successivi alle critiche di Cannes. Ottima la colonna sonora.
MEMORABILE: I viaggi allucinati per le vie di Palermo.

Disorder 20/10/10 13:21 - 1416 commenti

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Un bel film senz'altro, ma la sensazione è che si potesse fare di più. Molti infatti gli spunti di riflessione che la storia offriva; purtroppo per la maggior parte non si va oltre il semplice abbozzo (il personaggio della Mezzogiorno, ad esempio...). Originale comunque il tema e lo svolgimento, bravi anche gli attori. La regia di Wenders è semplicemente ottima, ma è questo il rammarico: visti gli spunti e le premesse, poteva uscirne un capolavoro e questo invece è "solo" un buon film.
MEMORABILE: Il modo in cui il protagonista sceglie proprio Palermo come nuova meta.

Saintgifts 3/11/10 23:10 - 4098 commenti

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Due aspetti, uno reale, concreto, ciò che si vede e si tocca e si fotografa e uno che, anche se non si vede c'è; e anche se l'occhialuto pastore asserisce di poter rallentare, è invece uguale per tutti, il tempo; e con lui, inevitabilmente la morte. Una morte bianca (grande Dennis Hopper) a volte con gli occhi come due fosse scure, a volte illuminata e luminosa, una morte che vuole essere riconosciuta buona e unica via di uscita dalla prigione della vita. Immagini geometriche e plastiche.

Cloack 77 13/08/12 16:42 - 547 commenti

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Quando un regista di culto, vittima del culto per la propria personalità, si innamora di una città, può fare disastri. Palermo shooting non sfugge a questa sacra regola; la storia è un ripiego, un ornamento in più alle tante foto dell'innamorato. Il film è la solita solfa di alta cultura autoriale alla Wenders sul rapporto tra fisico e metafisico, tangibile e intangibile che non ha più nulla da dire o indagare al cinema. Forse in fotografia potrebbe avere un "altro" futuro, ma per ora solo Palermo conforta una visione altrimenti insostenibile.

Giùan 28/06/13 19:31 - 4946 commenti

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Ovvero (immaginando una tendenza autoironica che il buon Wim parrebbe non possedere) ”tutto ciò per cui avreste voluto massacrare Wenders e non avreste mai osato immaginare di vedere”. Il vate tedesco si crocifigge in sala mensa, fagocitando una tale serie di luoghi (suoni e visioni) comuni del suo cinema da respingere ogni assalto critico che non indulga al sarcasmo. Troppo pieno (di sé) l’autore, troppo vuoto il film. Un paio di scene da antologia del trash d’essai (il pastore “capitalista”, i dialoghi Campino-Mezzogiorno) ma Wenders è soprattutto altro.
MEMORABILE: L’impavida dignità con la quale Dennis Hopper affronta l’ingrato ruolo affidatogli.

Xamini 17/01/16 21:19 - 1295 commenti

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Immagini stupende. Questa la nota da anteporre a tutto il resto, evitando di considerarlo un sottinteso figlio della firma in regia. E questa volta l'arte visiva di Wenders è messa al servizio di una riflessione su vita, morte, tempo e modo di trascorrerlo. Al di là di conclusioni e livello di approfondimento, a essermi piaciuta è proprio la costruzione in sé: due città (Dusseldorf e Palermo), due piani (reale e sogno/ossessione) che consentono di lanciare a briglia sciolta fantasie e incubi dell'autore all'interno di una struttura dal ritmo piuttosto sostenuto. Numerose le suggestioni che ci rimangono addosso.

Paulaster 23/04/19 10:26 - 4900 commenti

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Fotografo scampato a un incidente ripara a Palermo. Dopo un inizio interessante che contrappone immagini di moda artefatte alla vera bellezza cittadina, la trama si incarta a livello filosofico. Wenders cita Bergman, ma la sua idea della Morte che critica il digitale e si rammarica di essere "cattiva" lascia il tempo che trova. Visivamente il film ha buoni momenti, anche se l'omaggio a Antonioni sembra azzardato. La Mezzogiorno resta invischiata in dialoghi assurdi (come la paura dell'Eros).
MEMORABILE: Le foto alla Jovovich incinta; Sul set di moda; L'incontro con la fotografa italiana.

Cotola 20/01/21 22:44 - 9539 commenti

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Si stenta a credere a ciò che si vede e si sente sullo schermo. Anzi no, poiché il film ha tutti i difetti tipici del cinema di Wenders e, purtroppo, nessuna delle sue qualità. Qui però si esagera e si è "costretti" ad assistere a una storiellina di rara insipienza condita da dialoghi da latte alle ginocchia. In diversi momenti della pellicola si raggiungono inarrivabili vette di ridicolaggine che sfondano più e più volte il muro del trash e che sono imperdonabili per un regista del calibro del tedesco, qui più tronfio del solito. Patetici l'omaggio a Bergman e il povero Hopper.
MEMORABILE: In negativo: il cammeo di Lou Reed fantasma e quello, imbarazzante, di Letizia Battaglia.

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  • Curiosità Samuel1979 • 17/04/13 22:58
    Addetto riparazione hardware - 4572 interventi
    Al minuto 01:01:50, Finn (Campino), rovistando tra gli oggetti di Flavia (Mezzogiorno), trova l'album di Fabrizio De Andrè intitolato "Fabrizio De Andrè -L'Indiano" del 1981.