Note: Pilot da 100 minuti (titolo "Con la benedizione di Dio") della serie "Padre Speranza", poi mai prodotta. Prodotto da Guido De Angelis e Giuseppe Pedersoli (figlio di Bud).
Avrebbe dovuto essere il pilot di una serie, ma così non è stato. Rimane un film tv che propone Bud Spencer nel ruolo di un prete sui generis (ovviamente) che si ritrova a Crotone a indagare sullo strano caso di un giovane condannato per aver ucciso un benzinaio. Don Carlo Vasari (Spencer) viene da fuori, è lì solo per sostituire temporaneamente Padre Cesco (Moretti) soprattutto nella sua attività di prete all’interno di un carcere minorile. Al suo posto avrebbe dovuto esserci Padre Leonardo (Messeri), a dire il vero, ma questi chiede a Vasari un favore perché in quel momento ha assoluta necessità di stare vicino ai suoi ragazzi.
L’omone...Leggi tutto accetta e subito entra in contatto con un mondo – in carcere – in cui le tensioni non mancano, le risse si sprecano e il detenuto più carismatico, Vincenzo Torrisi (Sandro), fa il buono e il cattivo tempo. Nino Carbone (Cascio), così timido, sembra fuori posto, in mezzo a gente simile. Dentro per scontare molti anni di pena per l’omicidio del citato benzinaio, viene accusato in quei giorni di aver ucciso pure un altro ragazzo, nelle docce. Padre Vasari, benché Nino sembri refrattario a ogni aiuto, vorrebbe aiutarlo. Ha capito che non è lui il colpevole e che anzi, ad essere coinvolto in tutta quella violenza dev’essere Vincenzo, poco dopo rilasciato per “buona condotta”. Ad aiutare quest’ultimo è il fratellastro, Aldo (Riotta), il boss locale, che oltretutto aveva avuto una relazione e pure un figlio con Maddalena (Lainati), la sorella di Nino.
Un intreccio che – per la quantità di personaggi secondari che intervengono - si capisce come avrebbe potuto facilmente originare una serie; anche per il passato piuttosto oscuro e turbolento di Padre Vasari, riassunto durante veloci flashback in bianco e nero nei quali si vedono cariche della polizia e poco altro. Le indagini seguono standard piuttosto tradizionali: il prete interroga l’unico testimone dell’omicidio del benzinaio, provoca il bulletto Vincenzo, scampa ad agguati diurni in pieno centro città, cerca di coinvolgere una polizia riluttante, guidata da un commissario (Triestino) che almeno inizialmente non pare vederlo per nulla di buon occhio.
Bud Spencer, che in piena presa diretta sentiamo recitare con la sua voce (non certo squillante come quella straordinaria del suo doppiatore storico, Glauco Onorato), a 73 anni ancora conserva parte del suo grande carisma e – anche se non mena le mani (o quasi) per sopraggiunti limiti di età – comunque sa come farsi rispettare. La regia di Deodato non brilla come in altre occasioni ma permette di non annoiarsi troppo a fronte di una storia che non evidenzia gran qualità né riesce ad essere originale in nulla, chiusa peraltro molto sbrigativamente. L’indagine poco ha di interessante e l’entrata in scena della Lainati non aggiunge nulla di più che un altro flashback in bianco e nero con lei, Cascio e Riotta, mentre Infanti si ritaglia giusto un cameo quando Riotta lo raggiunge nella sua splendida villa in campagna. Ottimo Riotta come mafioso (o ‘ndranghetista, considerata l’ambientazione calabrese), figura da noir di serie superiore.
Un filmtv decente che conserva qualcosa della commedia non solo nella performance di Spencer ma anche – ad esempio – in quella di Mauro Ursella nei panni dell’aiutante di chiesa (forse il personaggio più centrato, tra i secondari). La presa diretta assai modesta penalizza soprattutto Spencer (alcuni dialoghi sono al limite dell’inudibile), che canta pure due brani in napoletano a dire il vero un po’ scarsi (sui titoli di testa il primo, in carcere assieme ai giovani detenuti il secondo).
Dopo Terence Hill in Don Matteo anche Bud Spencer diventa prete in "Padre Speranza". Una storia scritta abbastanza bene, film semplice ma molto profondo. Penso che senza il carisma di Bud (anche se un po' invecchiato rimane un mito), con un altro attore nel suo ruolo, il film avrebbe perso molto. Questa volta Bud non viene doppiato da Glauco Onorato ma da... se stesso. La serie tv prevista non è mai stata realizzata, è stato girato solo l'episodio pilota. La canzone del film "Che ne parlammo a ffà" è scritta e cantata da Bud Spencer.
Davvero non male questo film tv, pilot di una serie purtroppo mai realizzata. Le similitudini con Don Matteo si fermano all'abito del protagonista: qui Bud è il cappellano di un carcere minorile, alle prese con ragazzi difficili nonchè intrighi di mafia e omicidi. È un ruolo sicuramente congeniale a Spencer quello di forte guida per i più giovani (e già ricoperto in più di un film), a funzionare è soprattutto questo. Anche la sceneggiatura è ben articolata, meno convincente invece la piatta regia. Un buon lavoro.
Film tv girato in malo modo che si salva solo per la presenza di Bud in versione prete molto ironico e manesco. Spalleggiato qui, anche se per poco purtroppo, da Marco Messeri. Regia e fotografia pessimi. La storia però è interessante e trova in alcuni interpreti le facce giuste (come Infanti e Riotta nei ruoli dei boss).
MEMORABILE: L'inizio con il protettore; Bud che canta.
Un film tv di buon livello, per certi versi similare a Don Matteo ma più interessante, perché la sua trama affonda le radici nella realtà (si parla di mafia e carceri minorili) piuttosto che adagiarsi sul classico giallo rosa all'italiana degli ultimi anni. Spencer è invecchiato, ma aveva ancora tantissimo carisma e sa infondere al suo personaggio forza e determinazione. Il resto del cast è ordinario, eccezion fatta per le apparizioni di Messeri e Infanti. Buona la regia di Deodato, riusciti i tocchi ironici.
Ruggero Deodato HA DIRETTO ANCHE...
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HomevideoGeppo • 27/03/09 20:07 Call center Davinotti - 4356 interventi
Disponibile in Germania il DVD tedesco con traccia audio "italiano e tedesco".
Interessante questa apparizione di Bud, poco dopo le riprese di Noi siamo angeli. La fase calante anche dalla seconda giovinezza televisiva iniziata con Big Man, dove nonostante la maturità avanzata era ancora fisicamente imponente, si manifesta vistosamente.