Organ trail - Film (2023)

L'affascinante ambientazione western nel Montana del 1800 fa da sfondo a un film che appartiene al genere di riferimento solo parzialmente; le contaminazioni thriller/horror, con virate splatter violente, riportano a lavori con affinità elettive come Bone tomahawk o Hateful eight, quest'ultimo richiamato anche dall'ambientazione invernale. A fronte della durata di due ore, la narrazione non è sempre chiara e il film richiede una certa soglia dell'attenzione; in generale alcune parti si potevano snellire, perché l'ossatura della storia sarebbe più semplice di quel che appare.

Western innervato con virate cruente che lo portano ai confini dell'horror. La cosa potrebbe far pensare all'ottavo lavoro di Tarantino, ma a conti fatti sono le uniche cose in comune, dato che questo lavoro non ha una fotografia d'eccezione con panoramiche in ultrapanavision ma è un 16/9 più vicino all'home, e non ha nemmeno un cast e una sceneggiatura dalle trovate sardoniche come il lavoro del buon Quentin. Sicuramente ci sono lontani echi del buon vecchio spaghetti western estremo (I quattro dell'apocalisse) e il risultato è apprezzabile, però non siamo così sopra la media.

Più che insolito questo è un western bislacco e sotto certi aspetti "sbagliato", pur avendo un suo perché (come quasi tutti i western contaminati da altri generi); l'atmosfera è bella, gli effetti buoni e il tasso di violenza degno di nota, però numerosi fatti sembrano accadere più per esigenze di copione (la volatile coesione della banda di malviventi ne è l'esempio più lampante) che non per logica o raziocinio, rendendo l'intera storia poco credibile (Bone Tomahawk aveva una trama più lenta ma anche più sensata). Protagonista troppo immusonita, scontro finale che sfiora il trash.