Nina forever - Film (2015)

Shakerate commedia, horror e romantico e ne viene fuori un film a tratti divertente ma anche imperfetto come scrittura e come incisività. Bene le due attrici (promettente la Hardingham, graffiante la O'Shaughnessy), degno di nota e visivamente significativo il rapporto a tre cardine della vicenda che tuttavia avrebbe potuto evolvere in qualcosa di più articolato per assicurare presa per tutta la durata.

Ha alcuni lati interessanti: oltre a una confezione curata e a una scelta degli attori azzeccata, qualche dialogo drammatico va a segno e non sconfina troppo nell'humour nero di prodotti coevi (Life after Beth, Burying the ex); l'idea di base però era stata già molto sfruttata in quegli anni, il "threesome col morto" viene accennato e accantonato subito, il finale ambiguo lascia a desiderare e alla fin fine l'appeal è perlopiù nella sensualità prorompente della Hardingham, i cui nudi certo valgono la visione ma non giustificano un film modesto.

Che accade sullo schermo se si polarizza il MacGuffin nekromantico ed è il morto ad avere ancora tanto di possessive caldane e non vuole saperne di auto-elaborare il lutto? Accade che dici “anvedi che threesome” ma col fastidio di ritrovarti davanti a un’opera a tutto tondo – in senso tutto numerico: senso del dramma/tragico zero, grottesco vedi dramma, humour noir km sotto il treppiede della mdp. Resta la spoglia idea indiegesta della serie “Sundance arriviamo!” laccata da softcore extralusso e un finale che vorrebbe fare il figurone del twist incredibile e ci sprofonda ancor più nel chissene.

Per Holly l'amore è più forte della morte, anzi della morta: il cadavere parlante della fidanzata del suo innamorato si mette infatti di mezzo tutte le volte che provano a fare sesso... Tema non nuovo quello delle ex dure a morire ma ben declinato nella parte iniziale del film. Peccato che, una volta instaurato il menage a tre, la faccenda diventi un poco ripetitiva tra cambi di lenzuola insanguinate e tentativi di far sparire i ricordi della morta, per cui bisogna attendere l'epilogo col suo cambio di prospettiva per risvegliare l'interesse sopito. Brave le due attrici.

Lui, lei e l’altra: lei dà il tormento pure da morta, lui non si capacita della dipartita e l’altra traccheggia mezza nuda tra comprensione e opposizione. Di fronte a cotanto spunto, c’era da sperare almeno in una trattazione di livello e invece, oltre a una logora elaborazione sul tema del lutto, tutto si spegne in una povertà di giudizio foriera di momenti indefiniti e carenze sostanziali. Unico momento da urlo la prima apparizione della O'Shaughnessy, dal vago sapore barkeriano. Non cambia la vita.