New life - Film (2023)

Esordio registico che non si può certo dire originale; se la prima parte, costruita su due storyline parallele e diversi momenti temporali, risulta leggermente confusa e sembra portare a un thriller, dal twist a metà si scende in territori pandemici già visti mille volte, da La città verrà distrutta all'alba fino a 28 giorni dopo, passando per la vasta filmografia degli zombi. E' comunque eseguito con buon mestiere e una vena drammatica non disdicevole, presenta interpreti adeguati e una confezione di buon livello; si lascia guardare, anche se verrà dimenticato piuttosto in fretta.

Rosmanry's ladies: la SLA a ponente, una variante dell'ebola a levante, per ribadire come non sì dà preda senza predatore né predatore senza preda (il finale che non può non riaccendere il memento di Mann è lì a corroborarlo) e farci parlare di un noir della caducità anatomica e della nouvelle plague parazombesca dal fieloso retrogusto esistenziale. Forse non siamo a una rivoluzione copernicana del body horror, ma davanti all'impaginazione di sue nuove vivibilità (da cui il titolo agrodolce, socraticamente ironico) e di un suo fuorigioco più da incoraggiare che da sanzionare sì.

Fuorviante già dalla locandina, parte come un thriller per poi evolvere in qualcosa di radicalmente diverso. Una volta capito dove la storia andrà a parare non si può non constatare tutta una serie di forzature; il livello di sicurezza dell'ospedale fa ridere e se l'inseguita è così importante che senso ha farla rincorrere da una persona soltanto (ah, i guai dell'avere poco budget...)? Comunque sia la storia in linea di massima non è male, più che altro perché sforna alcuni momenti di sincera tensione, oltre a esibire effetti piuttosto buoni e raccapriccianti. Epilogo giusto.