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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Superiori a un semplice prodotto amatoriale ma allo stesso tempo inferiori a un prodotto professionale, i film di Calvagna continuano a collocarsi in un indecifrabile limbo all'interno del quale il nostro mescola legittime ambizioni a maldestre cadute di gusto. Questa volta dalla sua ha le notevoli musiche del sempre bravo Claudio Simonetti a garantirgli un primo impatto di qualità e una fotografia che gli permette di non sfigurare visivamente. Il problema continuano a essere la sceneggiatura dozzinale, troppo poco divertente per suscitare l'interesse dei trashofili nonostante qualche "chicca", e una regia piatta che in questo caso si limita a percorrere sempre nello stesso modo gli ambienti del multisala...Leggi tutto in cui tutta la vicenda è ambientata. L'idea ricorda molto il TUNNEL DELL'ORRORE di Hooper, col solito gruppo di giovinastri indolenti che decide di restare per l'intera notte in un cinema (lì era un castello delle streghe) sfuggendo ai controlli della guardia, un fanatico della pulizia coll'aria e gli atteggiamenti da psicopatico. La trama sta tutta qui e non ci sarebbe nemmeno niente di male, trattandosi di un thriller semplice senza grandi pretese. Solo che per reggere l'intera durata c'era bisogno di qualche minima invenzione visiva, a giustificare tanta povertà. Invece di suspence non se ne intravede mai, di omicidi un po' sanguinari nemmeno (avvengono quasi sempre fuori campo) e soprattutto lo psicolabile di turno, già grottesco in partenza, finisce presto per diventare una macchietta lontanissima dalla figura cupa e spaventevole che rappresenterebbe proprio il minimo sindacale, in prodotti così. Né può apparire credibile la sua vittima, una ragazza da lui rinchiusa tempo prima in uno stanzino e legata a una sedia con sotto una bacinella per i bisogni fisiologici (da seguire in diretta, a proposito di gratuite cadute di gusto), che si finge maldestramente innamorata del fesso nella speranza che questi la liberi. Riunendo insieme l'intero parco di stereotipi e luoghi comuni dell'horror giovanilistico all'americana Calvagna, che si concede l'immancabile cameo accettando di fotografare il gruppo di ragazzetti prima che la proiezione del film nel film cominci, riprende tutto senza mai un'idea che possa colpire, limitandosi a riproporre stancamente la formula tra corridoi e scale avvolti dalle luci blu; e dal momento che la recitazione dei suoi protagonisti passa al massimo dall'urletto di terrore alla battutina scema preferibilmente a sfondo sessuale non si può sperare che siano loro a poter salvare la baracca, pronta a condurci verso un finale telefonatissimo ma almeno (quello sì) finalmente ridicolo. Ci si può magari divertire nel riconoscere le tantissime diverse locandine di film che fanno da sfondo un po' dappertutto, ecco... o a ritrovare nelle immagini del film che i ragazzi vanno a vedere al cinema quello che fu un vero campione del cult-trash di casa nostra, l'indimenticabile (e ben più spassoso) FATAL FRAMES di Al Festa.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/06/13 DAL DAVINOTTI
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Markus 29/06/13 10:51 - 3680 commenti

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Il prolifico Calvagna alle prese con un chiaro omaggio ai B-movie da cassetta anni Ottanta; dunque siamo dalle parti di Supermarket horror e Tunnel dell’orrore, di cui in MultipleX troviamo molti dei tratti distintivi: luci soffuse blu, anonimi ragazzi che fanno battute a sfondo sessuale, ambienti claustrofobici e il suono del sinth. L'idea in sé non è male, ma il regista romano non ha spinto sul pedale del gore privando l'operazione della sua linfa. Un operazione ahimè riuscita solo negli intenti, comunque non disprezzabile.

Blutarsky 30/12/13 16:19 - 360 commenti

I gusti di Blutarsky

Incursione di Calvagna nei territori del thriller, il plot sembra una verione povera di Tunnel dell'orrore con dei ragazzi in pericolo in un cinema di notte... Le musiche di Simonetti sono buone e la messa in scena in alcuni momenti è decente; peccato manchi tutto il resto... I difetti sono molteplici: recitazione deficitaria degli attori, sceneggiatura telefonata, poche location, nessuna tensione e mancanza cronica di talento visivo da parte di Calvagna. Le morti fuori campo tolgono il pur minimo interesse alla pellicola.

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