Lupo solitario - Film (1991)

Lupo solitario
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Titolo originale: The Indian Runner
Anno: 1991
Genere: drammatico (colore)
Regia: Sean Penn
Note: Esatta trasposizione cinematografica della canzone di Bruce Springsteen "Highway Patrolman". Prima regia per Penn.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/11/10 DAL BENEMERITO SAINTGIFTS
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Saintgifts 15/11/10 09:47 - 4098 commenti

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Si può giustificare il soggetto perché viene appunto da una canzone; discutibile la scelta, da parte di Penn, per il suo esordio, ma credo di capire il suo entusiasmo e la probabile amicizia con Springsteen. Anche il cast è di tutto rispetto con nuovi talenti e vecchie glorie. Ciononostante non è un gran film e a fatica arriva alla fine, una canzone dura qualche minuto e ha un ritmo, un film è un'altra cosa e ha bisogno di più stimoli per interessare. Si può forse trovare qualcosa di più profondo nella figura dell'indiano che corre, ma è poco.
MEMORABILE: La scena del parto ripresa con molti particolari reali. La citazione finale di Tagore. Buona scelta delle musiche.

Homesick 19/05/12 16:46 - 5737 commenti

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L’esordio alla regia di Sean Penn ha per oggetto i malesseri, concatenati, della società americana e dei suoi abitanti, dilatandoli entro una dimensione della memoria e dell’affetto fraterno che si esplicita fin dal titolo originale “Indian runner”. Se la materia narrativa assolve a dovere la sua funzione drammatica è anche per merito di interpreti ben diretti: ottimi Morse e Mortensen nel loro confronto emotivo (controllato e dabbene il primo, turbolento e rabbioso il secondo) e l’effervescenza della versatile Arquette. **!/***
MEMORABILE: La telefonata di Bronson al figlio prima del tragico gesto.

Galbo 27/05/12 21:32 - 12562 commenti

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Sorta di rielaborazione moderna della parabola di Caino e Abele, questo esordio alla regia dell'attore Sean Penn è una storia di irrisolti conflitti famigliari in parte ispirata anche da una celebre canzone di Springsteen. Se il film si avvale di un'ottima ricostruzione ambientale, è indubbia una certa povertà dell'impianto narrativo rafforzata in negativo da una non esaltante prova del cast. Buona la colonna sonora.

Rambo90 4/06/12 18:48 - 7855 commenti

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Mediocre esordio nella regia di Penn che, partendo da una canzone di Springsteen, non riesce ad andare oltre uno spunto interessante e qualche momento riuscito. Il film è troppo lento, noioso nella maggior parte dei dialoghi, nonostante le buone interpretazioni (soprattutto di Mortensen e di un Bronson lontano dai suoi soliti ruoli). Buona la colonna sonora, ma la trama non regge la lunga durata. Evitabile.

Herrkinski 22/08/13 00:00 - 8486 commenti

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Veramente un notevole esordio alla regia per l'ottimo Penn, che mette insieme un cast molto interessante. Eccellente Mortensen, dotato del perfetto physique-du-role, forse in una delle sue migliori prove in assoluto; stranamente perfetto Bronson in un ruolo a lui inedito, così come Hopper, ma anche il resto del cast fornisce una bella prestazione. La storia potrà pure apparire sonnecchiosa, ma la provincia americana e le sue contraddizioni vengono rese magnificamente, anche grazie alle belle musiche e a bei dialoghi introspettivi. Da vedere!
MEMORABILE: Il dialogo tra Morse e Mortensen nel bar prima del finale.

Rebis 13/12/22 18:21 - 2432 commenti

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Sean Penn adatta il tema archetipico dei fratelli diversi ma complementari all'elegia americana - non a caso la musica di Springsteen ne è la fonte di ispirazione. Il paesaggio è dettagliato come correlativo oggettivo dell'interiorità dei personaggi, in sequenze musicali che mutuano l'estetica dei videoclip per condurre lo spettatore nei torrenti emozionali di un conflitto insanabile. Determinista e, in un'ultima analisi, stoico, per come libera i personaggi dallo stigma sociale. Qualche ingenuità stemperata dalla bravura degli interpreti. Stupendo Mortensen.

Minitina80 4/11/24 22:11 - 3118 commenti

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Un’opera ammaliante, sotto alcuni aspetti anche meravigliosa, a cui va riconosciuta la capacità di andare a segno con sequenze di grande impatto emotivo. Penn dimostra di avere in mente un linguaggio preciso per raccontare una vicenda dalla valenza universale, nello spazio e nel tempo, da cui emerge un Mortensen autore di una prova strabiliante in grado di investire lo spettatore con la forza di un’onda gigantesca. Ciò nonostante, manca qualcosa che lo renda immortale e in grado di riempire l’esteso minutaggio in modo sempre efficace. Ottima la scelta dei brani della colonna sonora.
MEMORABILE: L’epilogo tra Mortensen e Morse.

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