I personaggi di un manifesto pubblicitario si animano interagendo dapprima tra loro, poi con i passanti e la polizia. Assai buffo e di fatto organizzato come una comica, si caratterizza per effetti speciali basilari, realizzati in massima parte con il cambio degli sfondi piuttosto che con il ricorso a quei trucchi cinematografici di cui Méliès è stato pioniere.
Non male l'idea di far "vivere" i personaggi di alcuni manifesti attaccati a un muro. Il corto è molto brioso (godibile il caotico finale) e come al solito la tecnica è ottima. Da citare la sorpresa finale, il prodotto non perde un colpo per tutta la sua durata, mantenendo un ottimo ritmo. Consigliato.
Deliziosa la reinvenzione dell'idea di Velle di far vivere le figure umane illustrate all'interno dei loro frames, che sarà ripresa poi più volte, da Ejzenstein a Van Sant o in altro modo da Fellini. Qui sono manifesti pubblicitari i cui testimonial inondano i passanti della loro oggettistica. Méliès spinge molto sul "buffo", facendo culminare la comica in una vera e propria battaglia. L'intuizione è davvero niente male, anche con sottili rimandi narrativi interni (sul muro si legge il graffito "morte ai poliziotti", che poi finiranno davvero spiaccicati sui poster).
Breve ma intenso, incredibilmente anticonformista: come altro definire un corto che si apre con una ben visibile scritta "Mort aux flics", con tanto di graffito che raffigura un gendarme penzolante da una forca? Le immagini dei manifesti diventano vive, escono dalla galera della loro bidimensionalità, non basta la colla per tenerli attaccati al muro! Al contrario i tutori dell'ordine finiscono ingabbiati nello spazio dei manifesti, agitandosi impotenti e furenti... Rapidi cambi di sfondo, spostamenti dei rapporti di forza tra realtà e fantasia in un anarchico sberleffo d'artista...
L'idea (buona) è migliore della sua realizzazione, pur facendo la tara del tempo che fu. L'animazione dei personaggi (che agiscono all'interno di quello che ricorda molto il tabellone de Il Gioco dei Nove, di vianelliana memoria) è un po' anarchica. Méliès ha fatto (spesso) di (molto) meglio.
Un operaio colloca su una strada un poster pubblicitario le cui figure si animeranno. Simpatico nella concezione così come nella realizzazione, il cortometraggio è piacevole e riuscito tecnicamente e narrativamente. Alcuni "sottotesti" (il rapporto tra le figure del poster e le forze dell'ordine) esprimono lo spirito libero ed anticonformista dell'artista.
Rispetto ad altri suoi cortometraggi, questo di Méliès è apprezzabile più per il suo contenuto fortemente amarchico che per l'estetica e l'efficacia dei "trucchi". In definitiva si può dire che ci troviamo di fronte a un Méliès sostanzialmente diverso da quelli visti finora. Un Méliès che dimostra di essere in grado di mostrare al pubblico anche contenuti di una certa forza.
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