Note: Il titolo originale s'ispira indirettamente alla canzone omonima dei B'52, dove "l'Idaho privato" è uguale a quello sognato da River Phoenix nei suoi "voli narcolettici"
Incommensurabile tragedia di strada che mescola la storia di due prostituti etero-gay alla ricerca ed in fuga da qualcosa. La sceneggiatura magistrale trae ispirazione dall'Enrico IV di Shakespeare e lo condisce con forti dosi del Falstaff. Ottimo Keanu Reeves che svolge il ruolo del ragazzo in fuga dalla borghesia costituzionale, epico River Phoenix che, nel suo ruolo maggiore, si mostra quale James Dean della modernità. Un film ottimamente costruito ed intelligentemente crudo. Da non perdere sebbene non per tutti.
Film affascinante che porta lo spettatore quasi "di peso" in una parte del mondo adolescenziale e giovanile della città di Portland focalizzando la sua attenzione su due personaggi che attraverso percorsi differenti (e non sempre chiariti) hanno compiuto la stessa scelta di vita, quella ai margini della vita di strada e sono omosessuali quasi per ribellione. Il film presenta una sceneggiatura frammentata e spesso straniante ma si riscatta grazie alla forza delle immagini (con una suggestiva fotografia) e alle belle intepretazioni.
Due marchettari nel west, di diversa estrazione sociale, destinati a una diversa soluzione della propria storia di prostituzione. Van Sant evita lo sguardo realista, scegliendo una narrazione affascinata e talvolta visionaria, con tocchi surreali dispersi in una storia che mescola psicanalisi e morale sociale (il ricco e il povero e i loro differenti destini). Ma il regista è anche capace di pennellate di tenero affetto per i suoi personaggi, instillando piccoli momenti di commozione.
Gioventù allo sbando, contro ogni regola convenzionale e fuori da una società ipocrita. Una pellicola amara dalla trama non lineare ma che affascina in una Seattle inedita e che vede una coppia di grandi attori, tra cui mi piace ricordare il compianto River Phoenix, qui affiatati come mai. Ottima la regia e sfiziosi gli effetti speciali sulle copertine delle riviste gay.
Il manifesto libertino di Van Sant mette in scena uno dei suoi temi, se non il suo tema più caro: il rapporto tra ragazzi. Un road movie all’insegna dell’amore omosessuale, dell’amicizia, dell'evasione, immersi in un microcosmo adolescenziale ai margini di un America priva di comprensione. Delicato e rispettoso, il regista riesce a donare alla pellicola un'aura fanciullesca, tenera e cruda allo stesso tempo, ma anche visivamente accattivante e sognatrice. Un pizzico superficiale quando entra in gioco la moralità della vita da strada.
Storia di due american gigolò dei bassifondi che sorvola sugli aspetti sgradevoli tipici del genere in favore di un'impostazione da road movie elegiaco e sognante. Funzionano bene le parti melodrammatiche e introspettive, il resto coinvolge a corrente alternata, con qualche tentennamento nel ritmo casuato dall'eccesso di salti spaziali e temporali. Nulla di dire sul resto: fotografia affascinante, regia sapiente, due protagonisti praticamente perfetti. Tra gli "italian street boys" durante la trasferta romana anche il fulciano Robert Egon.
Manifesto americano dello sbandamento giovanile tanto caro nei Nineties, tra droga, prostituzione e denaro. Mike e Scott, due ragazzi di estrazione sociale opposta, ricercano in questo mondo qualcosa di stabile, che riesca a farli sentire bene. Van Sant indaga nelle incertezze di una generazione e lo fa con una regia originale e, talora, visionaria, ed è proprio questo che rende il film così in armonia col periodo di cui è figlio: riesce a far sognare nonostante ci racconti di due vite che stanno andando in frantumi. River Phoenix indimenticabile.
MEMORABILE: La narcolessia di Mike; La sua dichiarazione d'amore a Scott intorno al fuoco.
È evidente che Van Sant conosce perfettamente tutta la cinematografia che conta e spesso cita immagini, musiche o situazioni a ricordare classici intramontabili. Un parallelo con Tarantino non mi sembra azzardato. Di sicuro però si è fatto uno stile personale, inventando qualcosa pure lui. My Own Private Idaho raggiunge spesso alte vette, ma ha anche momenti di stanca che incidono sulla valutazione generale. I personaggi principali sono perfetti, specie River Phoenix, veramente bello e dannato, peccato. Non centrato il personaggio di Bob.
L’approccio teatrale aiuta il girovagare del duo a dare linfa e a mostrare le idee migliori di Van Sant (specie nei rapporti iniziali o con Udo Kier). Purtroppo il ritmo è lento o altalenante e la traccia resta flebile. Phoenix ha presenza scenica e una parte di desolazione, mentre Reeves è meglio come icona gay, ma per il resto risulta evanescente o come se non ci credesse nemmeno lui. Piccola parte per la Caselli, che recita più con gli sguardi.
Due ragazzi da marciapiede alla ricerca di sé stessi compiono (fra le tante cose) un viaggio che riporta uno dei due sulle vie dei propri traumi infantili. Il film ha uno stile bislacco, ma non manca di un certo lirismo e soprattutto non cade mai nella facile volgarità, raccontando aspetti degradanti e cercando di spiegarne i perché. Ottima prova dei due giovani protagonisti, personaggi così diversi fra di loro.
Prostituzione maschile (a predominanza gay) e ribellismo sono il tracciato di un film che cura il lato visivo - i caldi, accecanti colori pittorici della fotografia – a scapito della compattezza narrativa, minata da una struttura fragile e poco coinvolgente e da un ritmo incostante. Lancio definitivo per River Phoenix e per Keanu Reaves, che conferma la serietà già rivelata nello scabroso I ragazzi del fiume.
MEMORABILE: I ragazzi in posa sulle copertine delle riviste.
Ci troviamo di fronte a uno stile differente rispetto a quello tipico di Gus Van Sant. Davvero particolare, annunciato come una libera interpretazione di Enrico IV, di fatto prende una piega diversa, pur contenendo in alcune scene dialoghi presi pari pari dall'opera di Sheakspeare, recitati con enfasi teatrale. Curiose le sequenze relative alle scene di sesso, mostrate come una sorta di finte diapositive in sequenza (in realtà sono gli attori a stare immobili).
Storie di ragazzi di vita che avranno epiloghi completamente opposti. Van Sant racconta con realismo e senza falsi moralismi, ma anche senza alcun compiacimento, le storie dei suoi personaggi verso cui prova affetto ma a cui non fa sconti. Assistiamo così ad un'atipica storia on the road con alcuni begli sprazzi di lirismo, qualche punta ironica e qualche momento più convenzionale. Molto bella e sempre emozionante la citazione shakesperiana-falstaffiana. Buon film.
Un viaggio tra le vite di ragazzi belli e dannati. Forse un viaggio evolutivo e sorprendente? No, perché le loro vite sono già segnate, spietatamente definite. Un viaggio che è un eterno ritorno. Non si fugge mai veramente dai propri demoni, le mancanze e i disagi primordiali si sedimentano e sono parte di noi; ci ricordano sempre chi siamo e da dove veniamo.
Due giovani prostituti tossicomani dalla diversa estrazione sociale: Mike è un narcolettico senza famiglia, Scott il figlio ribelle di un uomo ricco e potente. Scott aiuta l'amico fino a quanto decide di tornare nei ranghi per occupare il posto sociale che gli compete... Questa liberissima trasposizione dell'Enrico IV di Shakespeare, di cui sono citati letteralmente alcuni passaggi, resta a tutt'oggi uno dei film più affascinanti ed originali di un regista interessante ma molto discontinuo. Intensa l'interpretazione da parte della meteora Phoenix, molto bello l'epilogo indecifrabile.
Van Sant si distacca dal taglio crudo e documentaristico dell'opera precedente mantenendo tuttavia inalterati i toni freddi in fotografia, l'andamento flemmatico nei ritmi e il tema di una buia gioventù bruciata qui incanalata nei due protagonisti di uno shakespeariano dramma on the road denso di echi visionari e incomunicabilità. Mike, edipico e dannato, sconta il suo autoaccecamento con la sete di prostituzione, che si tradurrà, invece, in vezzo e sinonimo di affrancamento per Scott. Struggente la prova di Phoenix, misurata quella di Reeves. Sublime ma incerto, fragile.
MEMORABILE: Il grottesco fetish sessuale del maturo cliente; L'affronto shakespeariano di Bob; Il doloroso incontro con il padre di Mike; Lo splendido finale.
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"Sono un esperto di strade. È tutta una vita che io... assaggio strade... Questa strada non finirà mai, probabilmente gira tutta... intorno... al mondo."
Fratello degli attori Rain Phoenix, Joaquin Phoenix, Liberty Phoenix e Summer Phoenix, River fu considerato dalla critica fra i più promettenti della sua generazione.
Morì a soli ventitré anni in seguito a un'overdose di Speedball.