Le strane licenze del Caporale Dupont - Film (1962)

Le strane licenze del Caporale Dupont
Locandina Le strane licenze del Caporale Dupont - Film (1962)
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Titolo originale: Le caporal épinglé
Anno: 1962
Genere: commedia (bianco e nero)

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Tutti i commenti e le recensioni di Le strane licenze del Caporale Dupont

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/12/13 DAL BENEMERITO GIùAN
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Giùan 4/12/13 07:01 - 4996 commenti

I gusti di Giùan

In compagnia del camerata/amico Dedè, il Caporal Dupont le tenta tutte per fuggire dal campo di prigionia tedesco in cui è detenuto. Al termine del proprio percorso artistico, Renoir ritrova le tematiche fondanti della sua “giovinezza” cinematografica: la guerra e l’Uomo, con la sua incoercibile voglia di reagire e affermarsi nonostante tutto. La vocazione umanistica, declinata in chiave di commedia drammatica (ben prima di La vita è bella), a tratti stride e annoia ma è sostenuta da sincerità e libertà stilistica encomiabili. Toccante e asciutto finale.
MEMORABILE: Il tentativo di fuga solitario del commilitone occhialuto visto attraverso le emozioni dei suoi compagni di prigionia.

Faggi 6/06/18 20:43 - 1551 commenti

I gusti di Faggi

Commedia umanista dai toni drammatici (anche marcati in certi passaggi). Renoir, anziano e saggio, si destreggia con attori, macchina da presa, materiale emotivo e bellico in chiave allegorica (e scrive anche i dialoghi). L'oggetto non è da elencare tra i capolavori del Maestro, qua e là rischia qualche scivolata nella noia ma si difende discretamente e trova momenti dove emerge con limpidezza la visione di uno stile. Il bel finale, netto, inesorabile nella sua asciutezza, di semplice e realistico simbolismo, convince al mezzo pallino in più.

Daniela 1/11/21 14:15 - 13375 commenti

I gusti di Daniela

Dopo la firma dell'armistizio, tre soldati francesi non si rassegnano alla prigionia e provano più volte a fuggire dai campi di detenzione tedeschi... Giunto quasi al termine della carriera, Renoir riprende il soggetto di uno dei suoi capolavori, passando dalla prima alla seconda guerra mondiale, con un film che, senza arrivare alle vette di poesia della Grande illusione, ne rieccheggia la profonda umanità. Talvolta ripetitivo e anche troppo bonario, si riscatta nella rappresentazione dell'amicizia virile e nel bel finale, malinconico ma nel segno della speranza nel futuro.
MEMORABILE: La fuga di Ballochet narrata attraverso le voci e i volti dei compagni dentro la baracca; Prima del passaggio della frontiera; Il saluto sul ponte.

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