Come portare su grande schermo i temi proustiani della "Recerche" se non attraverso un'operazione che fonda scopertamente cinema e letteratura? Un produttore francese chiama a Parigi Saul Mortara (Alterio), regista di un certo nome abituato a lavorare per bassi compensi in Italia, per fargli girare un film che per l'appunto basi il soggetto su Proust e le tematiche a questi care. Evidentemente anche sceneggiatore, Saul si accorge di quanto ciò che ha intenzione di scrivere finisca inevitabilmente con il sovrapporsi ai propri ricordi, alle “intermittenze del cuore” che, come il grande autore francese insegna, sono attimi privilegiati che rivelano il passato, momenti attorno ai quali si formano le...Leggi tutto nostre memorie. Mentre così continua a condurre la propria vita di anziano apparentemente senza entusiasmi, affiorano alla mente ricordi che riviviamo in forma di flashback, legati principalmente alla giovinezza. Fin da quando studiava a Venezia seguendo un maestro gay che gli citava il celebre romanzo di Thomas Mann e Tadzio; si passa poi ai primi amori, alla vita affrontata con il gusto della spensieratezza ma già con un'educazione formata e idee piuttosto chiare sulla direzione “artistica” che avrebbe preso la sua carriera lavorativa. Saul legge, scriva poesie, ancora non può immaginare che avrebbe lavorato nel cinema ma già mostra una profondità di pensiero che diventerà poi la cifra costante dell'intero film, spesso più monologato che parlato. Ponderate riflessioni condite da citazioni letterarie a testimonianza di un'opera che pare quasi più guardare alla pagina scritta che all'immagine. Fabio Carpi sfrutta bene la placidità che sembra sfociare in saggezza nella figura del protagonista, espressivo senza dover ricorrere a nessun tipo di accentuazione nei gesti o negli sguardi. Un film a suo modo avvolgente, nel quale anche la sostituzione del Saul anziano a quello più giovane nei flashback avviene con naturalezza, a testimonianza di un'armonia non comune che lega insieme i diversi episodi. Poi certo non si può pretendere da un film che tocca argomenti simili troppa scorrevolezza né si può eludere una sensazione di inconcludenza che ci accompagna fino ai titoli di coda, come se si fosse posta attenzione nel non scuotere mai il racconto per non falsarlo. Saul non dice mai una parola fuori posto, con immensa flemma e bonaria complicità compiace il suo interlocutore e indirettamente lo spettatore per l'acutezza dei pensieri, quasi sempre corrisposti da una maturità che però si arresta di fronte a una forte difficoltà nell'assumersi ogni responsabilità: non combatte la guerra rifugiandosi in sanatorio, porta la donna che ama ad abortire, fatica ad impegnarsi con chiunque, si rifiuta di salire sugli aerei. Una sentita caratterizzazione d'artista in cui evidentemente Carpi, anche autore unico del copione, non può che ritrovarsi.
Un notevole passo in avanti rispetto al lontano esordio del regista: ben scritto, ben diretto, intriso di un omosessualità sottotraccia, con flashback temporali (cosa rara) perfettamente integrati nel girato. Ricco di citazioni letterarie - in primis Proust (l'oggetto della sceneggiatura) - e il tempo, orologio dell'esistenza, che scandisce i battiti della vita. Tra passato e presente, un viaggio colto, di stile, in grado di catalizzare l'attenzione dello spettatore. Un film autoriale sorprendente, che sa toccare le corde dell'animo umano e quelle dell'intelletto.
Fabio Carpi HA DIRETTO ANCHE...
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L'uscita in sala fu accompagnata, in libreria, dal volume "Le intermittenze del cuore... e della mente" (Ed. Ulisse) e da un quadro realizzato appositamente per l'occasione da Stefano di Stasio, utilizzato anche come locandina.
Fonte: Comingsoon.it
DiscussioneZender • 17/05/18 07:21 Capo scrivano - 48848 interventi
Lucius non son certo di aver capito la prima frase:
Un notevole passo in avanti rispetto al suo esordio.
Suo di chi? Di Carpi? Nel senso che l'esordio di Carpi è di oltre trent'anni prima. Abbastanza normale che abbia fatto qualche passo avanti in trent'anni e oltre dieci film. Cioè, è un po' bizzarro mettere in relazione un film di trent'anni prima. Scriveresti per "Il cartaio" che il regista ha fatto grandi passi avanti rispetto al suo esordio (anche se davvero li avesse fatti, intendo), cioè "L'uccello dalle piume di cristallo"? Non ti suonerebbe un po' stramba come frase?
Voglio intendere che vedo spesso le opere prime dei registi con una certa curiosità e in linea di massima mi faccio un'idea del valore del regista. Non mi sarei mai aspettato da Carpi un film di siffatta qualità, considerato il suo lontano esordio. Uno, bene o male, la mano del regista la inquadra subito. Si, si intravedeva una certa originalità dell'autore, ma non avrei mai immaginato che sarebbe approdato a tali livelli. Poi, che c'entra, ci sono registi come ad esempio Grassia, che anche a trent'anni di distanza restano sempre a livello "bassissimo". Dario Argento è un caso a parte, ha iniziato subito al top. Se ritieni cambia la frase con "rispetto al suo lontano esordio...".
DiscussioneZender • 17/05/18 18:17 Capo scrivano - 48848 interventi
Cambiato. Voglio dire che
1) se scrivi il suo esordio senza scrivere che parli del regista posso pensare che tu ti riferisca magari ad altri (un attore, un produttore o chissà che altro). Chiaro che la prima ipotesi è il regista, ma visto che devo mettere il link vorrei esserne certo senza dover andare ad indagare: se metti "suo" a inizio frase senza specificare a chi è riferito
non c'è mai nulla di sottinteso.
2) Beh insomma, la mano di un regista negli anni si affina, peggiora... Trent'anni sono un sacco di tempo al cinema. Benissimo se vedi un miglioramento, ma fa un po' strano parlare del suo esordio senza considerare tutti gli altri film che ci son stati di mezzo, tutto qui. Poi ognuno fa quel che vuole.