Le biciclette di Pechino - Film (2001)

Appassionato dramma d'impatto neorealista, evidente debitore del capolavoro di De Sica, che racconta la difficile e dolorosa transizione dalla povertà di regime alla ricerca spasmodica di nuove e desolanti ricchezze, dove - come nell'Italia del dopoguerra - la bicicletta è una chimera e il lavoro una disperata necessità. Cattivo e acuto socialmente (e infatti censurato), cinematograficamente valido, anche se non sempre c'è dietro uno stile vincente. Perfetti i protagonisti, osceno il doppiaggio.

Incontro fra un pony express e uno studente per colpa di una bici rubata. Intelligente, raffinato e poetico affresco di una società cinese in grande evoluzione attraverso i volti e le storie di ragazzi (splendidi attori) in bilico fra innocenza e astuzia, fra l’innocenza di un paese millenario e l’astuzia di un libero mercato che allarga il divario fra nuovi ricchi e eterni poveri. Una bellissima storia che reinvente e reinterpreta Ladri di biciclette di De Sica, con l’unico neo delle ripetitive lungaggini sui litigi fra i due ragazzi.

La Cina che muta pelle: mezzo secolo dopo il capolavoro di De Sica, il cinema cinese espone le contraddizioni della società che cambia, con il rischio concreto di lasciare indietro qualcuno. Il simbolo è la bicicletta, il vero mezzo di locomozione del pueblo. Tra i palazzi in costruzione che si elevano fino al cielo e le insegne che spezzano il grigiore della Pechino made in Mao, due ragazzi conducono una spietata guerra tra poveri, simbolo della società moderna. Antesignano, chissà cosa accadrà ora che anche il PIL dei gialli rallenta un po'...

Una bicicletta contesa tra due ragazzi molto diversi tra loro, uno ingenuo e testardo l'altro vigliacco e bugiardo. Uno spaccato neorealista cinese in cui le condizioni di vita sono ben analizzate insieme a ottime ambientazioni scenografiche. Bravi gli interpreti nonostante siano penalizzati da un doppiaggio non sempre all'altezza. Comunque la povertà emerge dirompente.

Un pony express ritrova la bicicletta rubata ma dovrà fare i conti con un altro ragazzo. Si raffronta la parte rurale (cocciuta, vista in Non uno di meno) e quella cittadina (frivola) per narrare l’attaccamento al lavoro e la visione della vita cinese, che rimane basata sul più elementare mezzo di trasporto. Sebbene i litigi tra i giovani protagonisti siano ripetuti, l’approccio sembra più morbido rispetto a De Sica. Umanamente profondo, anche nella conclusione.