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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/03/07 DAL BENEMERITO BABY FC
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Baby FC 25/03/07 03:47 - 3 commenti

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Il tema non è nuovo ma è sempre il tempo di riproporlo: l'irrompere dell'odio contro una minoranza dove fino al giorno prima si conviveva tranquillamente insieme. Prima l'incredulità, poi la breve illusione di potersi sottrarre, infine la tragedia con il massacro degli uomini e la deportazione delle donne. E' il genocidio degli armeni da parte dei turchi (1914). Film magistrale dei fratelli Taviani. Incredibili efferatezze e spiragli di pietà e rimorso. Per non perdere la speranza nell'uomo.

Cotola 23/04/08 23:43 - 9043 commenti

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La causa del popolo armeno, barbaramente sterimanto da quello turco, avrebbe meritato un film migliore. I Taviani invece, come spesso accade nei loro film, affrontano la storia in modo eccessivo, troppo enfatico e melodrammatico, infarcendo la pellicola di scene madri che spesso si rivelano di dubbio gusto ed avrebbero potuto essere evitate. D'altronde si sa, è più facile parlare alla pancia ed è ancor più difficile trattare con sobrietà temi strazianti e complessi come questo. Inoltre vi sono alcune lungaggini inspiegabili nella prima parte.

Schramm 24/07/08 17:26 - 3495 commenti

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Un modo consunto, improponibile e irritante di raccontare e di intendere/fare cinema che già 30 anni fa avrebbe sfigurato davanti al peggiore sceneggiato rai. Una discreta -e sfacciatamente pretestuosa- impennata gore nella parte centrale risolleva gli animi più narcotizzati dal tedio, ma non riscatta due ore di sostanziale nulla. A Tavià, ripijamose ché la guerra è finita!

Luchi78 4/08/10 11:54 - 1521 commenti

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Un film che si pone lo scopo di visualizzare il dramma del genocidio armeno visto come un conflitto tra fratelli. Rimane inspiegato il perché di quest'odio così radicato; in questo modo ne vediamo solo l'aspetto sentimentale in cui si arriva ad uccidere addirittura chi si ama. Dal sicuro impatto emotivo, manca di qualche aspetto storico che sicuramente andava approfondito.

Daniela 4/08/17 21:02 - 12662 commenti

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Il racconto del primo dei grandi genocidi del Novecento attraverso le vicende di una famiglia armena avrebbe richiesto un approccio diverso rispetto a quello adottato dai Taviani, didascalico e esortativo, molto simile nell'estetica e nei tempi ai più convenzionali sceneggiati RAI, per cui anche le sequenze più crude faticano a suscitare emozione e sdegno, come pure gli attori di vaglia coinvolti nel cast forniscono interpretazioni spente e di routine. Opera valida come spunto per ulteriori approfondimenti, ma piatta, priva di nerbo e modesta dal punto di vista cinematografico.

Magerehein 3/10/22 21:05 - 1002 commenti

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Tentativo senza dubbio coraggioso di dare visibilità a uno dei genocidi più antichi e con maggiori difficoltà nel venire alla luce. Non si può tuttavia parlare di operazione riuscita, in quanto la regia è troppo piatta e televisiva (solo la durata fa capire che non si tratta di una serie tv) e non del tutto capace di trasmettere adeguata drammaticità nelle scene che lo richiederebbero (l'assalto alla fattoria su tutti). Il cast, che si limita per lo più a fare il proprio dovere senza infamia e senza lode, non aiuta. Piuttosto noioso, ed è un peccato visto il tema trattato.
MEMORABILE: L'anziano armeno che viene castrato sul posto dai soldati turchi.

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  • Discussione Capannelle • 18/02/12 22:06
    Scrivano - 3513 interventi
    I Taviani voncono l'Orso d'oro a Berlino con "Cesare deve morire", film sui detenuti di Rebibbia.
    Non ho opinioni sul loro modo di fare cinema ma sono contento per l'Italia.
    Ultima modifica: 18/02/12 22:07 da Capannelle
  • Discussione Gugly • 18/02/12 23:57
    Portaborse - 4710 interventi
    Per quel poco che conosco il loro modo di fare cinema, è denso e a volte un po' pesantuccio,ma sono maestri, su questo non si discute.
  • Discussione Cotola • 19/02/12 10:36
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Io invece riflettevo sul fatto che, dopo 21 anni che mancava il premio principale alla Berlinale, ci sono voluti due fratelli di oltre ottant'anni, per "sbancare". Ciò mi sembra la conferma che il cinema italiano, Garrone e Sorrentino a parte, fatica sempre di più ad esprimere nuovi talenti. D'altronde finchè si andrà avanti sempre e solo con le solite commediole per far soldi senza cercare di dare un minimo di spessore alle storie che si raccontano e soprattutto senza provare a svecchiare un po', a rischiare con qualcosa di nuovo, questi saranno i risultati. Non che i premi siano importanti, ma non c'è dubbio che l'orizzonte del cinema nostrano sia asfittico, perchè relegato NON al cinema di genere (magari: chi non esulterebbe per un bel giallo o horror vecchi tempi?. Solo per fare un esempio) ma al cinema di un solo genere: quello delle commedie. Sì può andare avanti così? Certo, però poi distributori e produttori non si lamentino della scarsa visibilità all'estero dei nostri film.


    P.S.

    Detto ciò: complimenti ai Taviani, per cui non stravedo (almeno non per la loro opera omnia) ma che hanno regalato al nostro cinema qualche bella ed importante pellicola. Adesso speriamo che la distribuzione del film sia, non dico copiosa, ma almeno dignitosa.
  • Discussione Capannelle • 19/02/12 12:28
    Scrivano - 3513 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    Io invece riflettevo sul fatto che, dopo 21 anni che mancava il premio principale alla Berlinale, ci sono voluti due fratelli di oltre ottant'anni, per "sbancare". Ciò mi sembra la conferma che il cinema italiano, Garrone e Sorrentino a parte, fatica sempre di più ad esprimere nuovi talenti.

    Due 80enni, vero. In un altro thread si discuteva che gli incassi delle "commediole" servivano comunque a finanziare il sistema e indirettamente i Sorrentino e Garrone. In parte, è vero.

    I produttori? Ti risponderanno che loro vanno dietro ai gusti del pubblico.
    Che un'audience poco qualitatva la ritrovi in tutto l'entertainment, se pensi che:
    - abbiamo consegnato un festival canoro al pubblico dei talent show che non ha cultura musicale (anche cultura in certi casi)
    - in ambito sportivo la critica, oltre che essere cristallizzata sullo stesso sport e sulle stesse squadre, verte sempre più su aspetti di gossip e sempre meno sul gesto tecnico/sportivo
    - sulla ripetitività della tv inutile dilungarsi, tra GF, fiction e trasmissioni domenicali
    - il giornalismo è vouyerismo e non inchiesta

    E loro.. si adeguano. Senza troppo coraggio, ne convengo.

    Va anche detto che che la produzione di genere non è mai cessata e quante volte abbiamo commentato "se questo film deve rilanciare il genere meglio rinunciare"
    Ultima modifica: 19/02/12 12:31 da Capannelle
  • Discussione Cotola • 19/02/12 14:22
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Ottimo intervento. Lo condivido in pieno.
  • Discussione Didda23 • 20/02/12 10:48
    Compilatore d’emergenza - 5797 interventi
    Osservazioni molto intelligenti,bravo Capa