Due diverse realtà si incrociano nella casa di sabbia e nebbia: Kathy, giovane regazza sbandata proprietaria della casa, che si vede privata di tale proprietà a causa dei sui molti debiti. Behrani, militare emigrato con la sua famiglia dall'Iran, che la casa la compra all'asta, per pochi soldi, sicuro di aver fatto un affare. Bell'esempio di cinema, in grado di coinvolgere lo spettatore nella vicenda durante tutta la sua durata fino alla sua drammatica conclusione. Difficile restare impassibili.
La sabbia è quella con cui è costruito il Sogno Americano (sia per gli stranieri che per gli Americani) e la nebbia è quella (provocata dall'alcool o dalla frustrazione) che offusca la mente di Kathy e Behrani. L'esordiente Perelman (di origini russe, cacciato dal corso di cinema dell'Università di Ryerson a Toronto) racconta una storia drammatica, senza neanche un barlume di speranza. E lo fa con una regia controllata che bandisce ogni fighettata postmoderna, con uno sguardo attento alle contraddizioni(anche paesaggistiche) del "grande paese".
Diretto dall'esordiente Vadim Perelman, La casa di sabbia e nebbia è la storia di un sogno e di una speranza di vita affidata ad una casa contesa tra due personalità sconfitte dalla vita e in cerca di un riscatto. Il film ha il suo punto di forza nell'ottima prova dei due protagonisti e il suo limite maggiore in una sceneggiatura non ben sviluppata: a parte lo spunto e l'evento finale infatti il film manca di momenti veramente forti e la narrazione appare sterile in più di un punto.
Il soggetto di Dumas è interessante, con risvolti sociologici di attualità, ma lo sviluppo della trama attraversa una parte centrale particolarmente tediosa, soprattutto nel rapporto tra la ragazza e il poliziotto. Discreto il disegno dei personaggi, riuscita la scelta di far venire fuori le ragioni di ognuno con imparzialità, qualche limite registico nelle scene più drammatiche (scena finale a parte).
Fui spronato a vedere questo film subito dopo Requiem for a dream, ma in realtà il collegamento tra i due è tenue. Dove il primo vedeva personaggi sfruttati e brutalizzati, qui il regista ci regala più tempo per conoscerli, apprezzarli o disprezzarli e poi concludere con un finale abbastanza prevedibile, ma "giusto". Buone prove (al solito) della Connelly e di Kingsley; non ha un gran ritmo e nessun elevato messaggio da comunicare, ma è ben girato e affronta il tema delle diversità culturali con tatto e misura. Cosa non facile.
MEMORABILE: Per me, la Connelly è SEMPRE memorabile.
Pellicola poco conosciuta ma con una trama di spessore e ottimi protagonisti. Una giovane, la Connelly, viene cacciata ingiustamente dalla proprio villa. La casa messa all'asta viene acquistata dall'indiano Ben Kingsley, con i risparmi di una vita. Il film mostra la contrapposizione tra i due protagonisti e la feroce lotta contro il sistema. Finale triste e decisamente amaro ma che lascia il segno...
MEMORABILE: Il finale. Il chiodo nel piede della Connelly.
Il pomo della discordia è un semplice bungalow, capace tuttavia di innescare una reazione a catena di sangue e morte... Il discorso di Perelman è troppo carico di esagerazioni per poter essere credibile ed anche i numerosi spunti di attualità (i disguidi burocratici, gli abusi di potere del vicesceriffo nei confronti degli immigrati, l’integrazione precaria di questi ultimi e il mal de vivre generale) avrebbero richiesto una più approfondita trattazione. Meglio la forma: le immagini curate e qualche scena ad effetto costruita con il determinate apporto di due protagonisti assai in parte.
MEMORABILE: Il chiodo; la disperata preghiera di Kingsley; il suicidio con il sacchetto di plastica.
Dramma molto curato nel presentare i personaggi (e i loro contrasti reciproci e con la società) e, ancora di più, nelle immagini, sempre perfette e fotografate benissimo. La storia forse stenta a reggere le oltre due ore di durata, ma la confezione è talmente accurata da lasciar seguire il film. La Connelly e Kingsley offrono performance davvero memorabili, ma anche il resto del cast è buono. Finale tristissimo, colonna sonora niente male. Da vedere.
La casa con vista tramonto sull'oceano rimane il fulcro, da cui si dipartono però numerosi argomenti, tutti importanti, che una buona sceneggiatura mette in riga con precisione e nella sequenza giusta. Le sofferenze, dalle più sopportabili alle più atroci, sono interpretate profondamente fino a trasmetterle quasi fisicamente allo spettatore. Abbattere alberi per "forzare" una visione o alzare altane per speculare sull'accrescimento di un valore può portare a conseguenze imprevedibili. Due culture a confronto, ambedue ne escono malconce.
Una donna depressa e con problemi economici, la cui casa è stata venduta all'asta per una faccenda di tasse, tenta in ogni modo di rientrarne in possesso, scontrandosi così col nuovo proprietario, ex colonnello dello Scià di Persia in cerca di riscatto... Film con un inizio intrigante ed un finale di struggente tragicità, ma dal ritmo sbilanciato e passaggi ripetitivi, con troppo spazio riservato alla relazione della donna con un poliziotto maldestro. Merita comunque la visione per la superba interpretazione di Kingsley.
Un uomo e una donna hanno i destini legati in maniera indissolubile. Qui la dimora diventa l'appiglio esistenziale su cui fondare la propria ragione di vita; non esiste altro, le orecchie diventano sorde e gli occhi ciechi di rabbia e di rancore. Film dall'alta drammaticità con due protagonisti molto bravi a trasmettere le loro emozioni.
I ricordi di un passato lontano e irrecuperabile, il decadimento e la volontà di risollevarsi, la forza degli affetti che mette in luce la fragilità della morale mentre le scartoffie e i cavilli indirizzano il corso degli eventi con fredda noncuranza. L'esordio del regista ucraino è un racconto straziante e ricco di sfumature, una tragedia moderna che scava a fondo nell'animo dei protagonisti, esuli in cerca di rivalsa, vittime del moralismo del fato. Storia a parte, lo straordinario cast (Kingsley su tutti) varrebbe da solo il prezzo del biglietto. Stupendo e amarissimo il finale.
MEMORABILE: La Connelly si ferisce il piede; Le minacce a Kingsley da parte del vicesceriffo; Il doppio tentato suicidio della Connelly; La situazione degenera.
Donna in crisi esistenziale ex alcolista si vede confiscare e vendere all’asta la casa perché accusata ingiustamente di non aver pagato le tasse. La compera esule persiano che si prodiga per la famiglia. Pur affrontando efficacemente temi quali la differenza di cultura tra due mondi diversi, l’ingiustizia della burocrazia, l’inerzia della giustizia, il film reca il difetto inesorabile di far intuire subito che le contrapposte ragioni sfoceranno in tragedia, ma questa si palesa dopo attesa Godotiana tra inquadrature di tramonti e onde del mare. Kingsley meritò la nomination all’Oscar.
A una donna in crisi viene espropriata la casa per errore. Qualche argomento va a segno (la solidarietà femminile, la difesa della cultura, l'avidità dei nuovi americani), ma nel complesso le forzature in sceneggiatura superano la media. Già la relazione col poliziotto è posticcia (oltre al fatto che lei va a vivere nella catapecchia di un amico), poi gli sviluppi finali esagerano fino al sequestro. La Connelly recita gli stereotipi del suo ruolo ingrato e Kingsley dà una grande prova nonostante la paura infondata di dover tornare in patria.
MEMORABILE: Le pillole assunte nella vasca; La Connelly che non guarda la posta per mesi; La Connelly che è stata lasciata da pochi mesi ma non beve da tre anni.
La pellicola ha una buona idea di partenza (la casa "contesa" da due personaggi che la vita sta cercando di piegare) e può vantare valide interpretazioni (Kingsley è semplicemente immenso) nonché un'ottima fotografia. Ad abbassare notevolmente il giudizio finale sull'opera sono la sua durata eccessiva e, soprattutto, un finale tragico davvero troppo "forzato". Peccato perché, come detto, i pregi ci sono e sono davvero notevoli, ma vengono (parzialmente) inficiati dal (pre) finale. Non riesce ad ottenere ***, ma ci va vicino.
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DiscussioneRaremirko • 5/04/23 00:11 Call center Davinotti - 3863 interventi
Perelmen (Lezioni di persiano) già dimostrava talento a quanto pare; film molto buono, con un Kingsley sempre impeccabile ed un tema, come quello relativo a sfratti ed abitazioni, non molto facile al cinema (solo il più recente 99 homes con Shannon credo abbia avuto risultati filmici altrettanto ben riusciti). Bene anche la sempre bella Connelly. Il soggetto è basato su temi triti (differenze razziali, povertà, ecc.) ma è lo stile e come viene raccontato il tutto a far la differenza. Da recuperare.