Dal romanzo di Goffredo Parise un film che ricorda, nel rapporto tra lui e lei, i vecchi film d'amore sofferto con Tony Musante, in cui coppie mature sull'orlo della separazione si confrontavano affrontando i loro problemi e le loro differenze tra liti e incomprensioni. Qui i tempi sono cambiati e il sesso entra prepotentemente nei dialoghi, si fa protagonista, causa prima di malcelate gelosie e voglia di trasgressione.
Carlo (Placido) ha da tempo una relazione con la ben più giovane Lù (Giuliani), Silvia (Ardant) è invece alle prese con un ragazzo a cui sembra più interessata di quanto mai le fosse...Leggi tutto capitato. Coppia aperta di cinquantenni che ancora si amano, Silvia e Carlo trascorrono ore insieme, ma le loro vite sono distanti: lei vive nella casa di Roma, lui quasi sempre in campagna con Lù, sempre più insoddisfatta per come viene messa in second'ordine rispetto a Silvia, ossessione di un uomo che non riesce a non pensare a lei e a quel nuovo giovane amante descritto dalla donna come muscoloso, prepotente, sostanzialmente disadattato ma focoso e per il quale ha una decisa infatuazione.
Carlo non digerisce di vedere la moglie coinvolta in un rapporto nuovo, diverso dai precedenti che erano solo insignificanti avventure di passaggio; vuole sapere tutto di loro, fin nei particolari, scendendo nella descrizione dei momenti più intimi, delle pratiche a cui i due si concedono e trasferisce la tensione e il nervosismo alla povera Lù, che ambirebbe a una normalità più in linea col suo desiderio di un quotidiano all'insegna dell'amore vero, non inquinato dai continui resoconti di un uomo ossessionato dalla moglie. Al centro tuttavia stanno sempre solo Silvia e Carlo, con Lù come figura volitiva ma marginale e il giovane amante di lei che si confonde nelle rappresentazioni che di lui si fa Carlo: un personaggio idealizzato, immaginato, virtuale, presente solo nelle parole di Silvia che ne enfatizza i difetti senza però poter negare il magnetismo che su di lei esercita.
Martone cerca di vivacizzare i confronti aperti tra coniugi ma inciampa in dialoghi spesso pedanti quando in bocca a Carlo, scrittore incline a una inconcludente riflessività, e impacciati se pronunciati da Silvia, donna alla quale Fanny Ardant - in un italiano per forza di cose contaminato da inevitabili impacci dovuti all’origine francese dell’attrice - fatica a regalare l'autenticità che servirebbe. Eppure anche così, o forse proprio per questo, il suo personaggio è fresco, curioso, eccitante. Negli scambi tra loro il film funziona, mentre si impaluda nella banalità quando Carlo è da solo o con Lù, prigioniero di frasi e reazioni che nulla fanno per rendere interessanti le parentesi che non vedono insieme i due protagonisti.
Le tappe in un'Italia da cartolina solo sfiorata diventano pretesto per variazioni che tuttavia non si avvertono, perché il film è ancorato alla visione erotica che Martone imprime alla sua opera, nella quale si sconfina pure nell'hard in un paio di scene assenti al cinema e reintegrate in homevideo (una fellatio esplicita sotto le luci rosse soffuse di un locale). Placido convince in modo diverso dalla Ardant, offre una prova solida per quanto talvolta un po' imbarazzata, ma è suo l'occhio che osserva (per quello si vede l'amante di lui e non di lei), il punto di vista scelto da Martone per focalizzare i turbamenti certo più controllati (quelli di Silvia sono al contrario talvolta imprevedibili) ma faticosamente interiorizzati, difficilmente superati. Finale livido, che però poco lascia il segno e si apparenta per questo ai troppi passaggi interlocutori, che appesantiscono il film inutilmente.
Era difficile trasporre in immagini il bellissimo romanzo di Parise e, infatti, ne è venuta fuori una pessima riduzione cinematografica. Martone è al suo minimo storico tanto da realizzare un’opera fiacca che non riesce a stare dietro al testo letterario da cui è tratto. Qualche provocazione pseudo hard fine a se stessa (una fellatio che però quasi non si vede) e poco altro. Placido e la Ardant si impegnano ma non basta. Da evitare specie per chi ha letto ed apprezzato il romanzo.
Spesso l'abitudine agli schemi cinematografici finisce con l'ingessare l'elasticità dello spettatore, con inaridirne l'immaginazione, la capacità di accettare risvolti meno prevedibili e perciò più acerbi... ora, il film parte con ottime intenzioni ma finisce col perderle strada facendo. La tormentata ricerca di se stessi dei protagonisti ad un tratto scade nel clichè della donna borghese che sceglie di immolarsi sull'altare del proletario gretto e violento (anche se non si vede il ragazzo viene ripetutamente descritto così).
Ispirandosi liberamente, per quanto concerne l'intreccio, all'omonimo romanzo (pubblicato postumo) di Goffredo Parise, ma inseguendo, cinematograficamente, le tracce di Antonioni (come non ricordare Lisca Bianca durante la sequenza che precede il titolo di testa? E quel cercarsi dei due protagonisti lungo i labirinti di case borghesi affollate da vacui party, nei solchi di architetture della modernità, negli anfratti disturba(n)ti della psiche)Martone ci consegna la sua quarta regia a soggetto (salvo La salita ne I vesuviani) con la quale si distacca (era ora!)da Napoli e dalla napoletanità.
È tratto da un romanzo di Parise da molti ritenuto maledetto, ma il senso di maledizione non affiora in modo deciso, tanto che si potrebbe meglio intitolare "L'odore della carne": contesto pruriginoso e rivalse rancorose di un tradimento reciproco con la morbosa curiosità sui particolari più intimi. Si riesce a scavare nelle reazioni psicologiche, ma il quadro torbido, benchè curato, si scioglie nei silenzi e il film finisce tragicamente senza neppure accorgersene. Gli attori sono bravi e la matura Ardant si mostra sensualmente “ardent”. ***
L'odore del sangue è un film corporale sia come impatto visivo (alcune scene sono molto forti) che nei dialoghi (che dicono più di ciò che si vede). Il film ci dimostra come anche due persone colte e raffinate possano non comprendersi a vicenda fino a pervertire il proprio amore, la propria sessualità, per attirare su di sè l'attenzione dell'altro. Fanny Ardant con il suo italiano macchiato francese rende la sua interpretazione sensuale ed accattivante.
Uno dei picchi massimi del nostro cinema di oggi. Martone apre il film sulle melodiche note di De Andrè e poi colpisce come un pugno in faccia, rappresentando una fellatio da cinema hardcore. Non risparmia nulla Martone: dialoghi taglienti e "osceni" tra Placido e la Ardant (mai più così conturbante e sensuale), improntati al sesso e mirati alle prestazioni del giovane e misterioso amante di lei. Puro cinema carnale, dove le parole sostituiscono le immagini. Kubrick flirta con Shaun Costello e il finale è straziante. Capolavoro di rara bellezza.
MEMORABILE: "Amore che vieni, amore che vai" che apre il film, da pelle d'oca; La fellatio nel locale; L'adroginità della Giuliani; I racconti della Ardant.
Prima scena: corpo di donna nuda. Già questo dice qualcosa. La prima mezzora è noia intellettuale arricchita, per così dire, dalla Ardant in fase blowjob. Poi finalmente qualche sequenza degna e il personaggio di Placido che pare prendere forma ma dura poco: si ricade presto nel linguaggio gratuito e nell'angoscia borghese riesumata (neanche male per la verità) dagli anni 70. Regia nella media e fotografia anonima.
Premetto che non ho letto il libro. Il film, in ogni caso, mi è piaciuto. È una storia torbidamente avvolgente, dove i protagonisti giocano con la vita e i sentimenti, quasi col gusto di farsi del male per trovare nuovi stimoli. Ben resa la vita degli intellettuali di un certo periodo storico e politico. Fanny Ardant è semplicemente fantastica nella sua bellezza sensuale, Michele Placido come sempre all'altezza in un ruolo che non è facile.
Amore malato, torbido, se vogliamo molesto. Una coppia che sembra esistere ma che è bloccata. Lui si rilassa con una giovane, lei è avvicinata e attratta da un altro giovane. Immagini che scorrono, scorci di sogni. Dialoghi ora forti ora lenti, altre immagini fisse e silenzi. Questo è il film di Martone: teso, duro, ma che lascia sorpresi. Qualche volta forse esagerato (la fellatio in locale) ma che colpisce al cuore: valido.
Meandri ambigui dell’amore nella stanchezza di una matura coppia aperta, in cui lui sta con una ragazza ma è ossessivo nei confronti della moglie che se la fa con un ragazzo. Impera un cupio dissolvi in questo masochismo sentimentale enfatizzato dalla sessualità, evocata in una vertigine erotico-verbale dove il voyeurismo diventa soprattutto uditivo. Frammenti di un discorso amoroso anzi annoiato dalla routine borghese e alla ricerca di sconfinamenti. I nudi esibiti e le fellatio sono meno oscene del vuoto avvertito dai protagonisti.
Carlo e Silvia sono due maturi coniugi che da anni vivono ciascuno la propria vita come fossero separati. Quando lei inizia una relazione con un giovane neonazista, lui ne diventa geloso... Se non traesse ispirazione dall'omonimo romanzo di Parise, ci sarebbe da chiedersi se l'amante è una persona reale oppure frutto della fantasia di Silvia per risvegliare l'amore del marito. Una lettura in tal senso avrebbe forse reso più interessante un film che invece delude come trasposizione non riuscendo a trasmettere il fascino ossessivo e malsano del testo. Attori impegnati ma non basta.
Il romanzo "definitivo" di Goffredo Parise è davvero una sfida, per chi volesse portarlo al cinema. Lo fa Mario Martone proponendo un film disperato, con l'aspetto umano definitivamente compromesso. La sensibilità di Martone si vede tutta soprattutto nel personaggio femminile, complesso e ricco di sfaccettature. Lo si potrebbe definire un capolavoro difettoso; è un gran film, anche con i suoi difetti.
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DiscussionePinhead80 • 27/10/10 16:55 Controllo di gestione - 340 interventi
Concordo questa vostra sensazione. Fanny Ardant trasmette una carica erotico-sensuale senza pari. E lo fa senza bisogno di svestirsi in continuazione. Credo sia una dote naturale. L'attrice perfetta per questo film.
Buiomega71 ebbe a dire: Per il sottoscritto il più bel film italiano (e non) degli ultimi dieci anni. Non per nulla mia personale Palma D'oro e miglior film visto nel 2008.
E perchè credi che lo avessi cercato, Buio? Perchè avevo letto la tua classifica.. tu e questa mania delle fellatio, mannaggia..
Capannelle ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Per il sottoscritto il più bel film italiano (e non) degli ultimi dieci anni. Non per nulla mia personale Palma D'oro e miglior film visto nel 2008.
E perchè credi che lo avessi cercato, Buio? Perchè avevo letto la tua classifica.. tu e questa mania delle fellatio, mannaggia..
Bhè, come dire in questi casi...Son soddisfazioni :)
DiscussioneDaniela • 5/07/13 09:58 Gran Burattinaio - 5941 interventi
Capannelle scrive a Buiomega71:
"tu e questa mania delle fellatio, mannaggia.." E Buio risponde: "Bhè, come dire in questi casi...Son soddisfazioni"
Daniela ebbe a dire: Capannelle scrive a Buiomega71:
"tu e questa mania delle fellatio, mannaggia.." E Buio risponde: "Bhè, come dire in questi casi...Son soddisfazioni"
No comment ;o)
Capisco, Daniela, che scritta così può far pensare a particolari e piccanti riferimenti...
In realtà era riferito al buon Capa, mi fa piacere che qualcuno sia incuriosito dai "miei cultazzi"
Pinhead80 ebbe a dire: Concordo questa vostra sensazione. Fanny Ardant trasmette una carica erotico-sensuale senza pari. E lo fa senza bisogno di svestirsi in continuazione. Credo sia una dote naturale. L'attrice perfetta per questo film. bravo trasmette tutto solo con uno sguardo o una parola....rimanendo ben vestita!!!!!