Sorta di seguito ideale de L'impero dei sensi ma
più ordinario e senza hard. Il plot è risaputo (coppia di amanti uccide il marito di lei ma poi è rosa dai rimorsi)
mentre la sua realizzazione è riuscita solo a tratti: bello
nella rappresentazione della natura, è invece più usuale quando ricorre all'elemento onirico. Come detto anche il
versante erotico è meno sensuale che in altri film del maestro giapponese. Non male ma comunque deludente.
È una ghost story impregnata di folklore nipponico. Case in legno, costumi, boschi, pozzi, neve, piantine di riso, volti, tutto contribuisce a bucare la bolla del tempo calando lo spettatore tra i fili d'erba, intento a spiare le gesta erotiche dei due amanti, a deriderne ingenuità e sensi di colpa, a sorseggiare sakè caldo mentre vengono bastonati in pubblica aia e a rabbrividere per la riesumazione del tradito a morte. La magia, la fascinazione del cinema giapponese per noi occidentali passa anche attraverso immagini di una natura ora rigogliosa ora imbiancata ma sempre matrigna.
MEMORABILE: Il risciò nella nebbia; "Io voglio una vita agiata"; La bella Saki riacquista la vista e urla.
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