L'artiglio blu - Film (1967)

Classicissimo Krimi da Wallace firmato Vohrer. Klaus Kinski è un lord inglese (!) accusato di omicidio e rinchiuso in manicomio (già meglio). Ma i delitti del misterioso artiglio blu sembrano scagionarlo... Un genere invecchiatino, solo per fans.

Il ritmo è buono e tutto sarebbe all'altezza dei migliori krimi, sia per l'arma del delitto (che appropriatamente intitola il film), sia per le svariate diavolerie del castello (manoscritti, statue, armature, passaggi segreti a gogo) e del manicomio criminale (tali da far ammattire chiunque remi contro le direttive dall'alto e/o dall'esterno). Quel che manca è una discreta dose di suspense, poiché l'immediatezza regna sovrana e non entusiasma il fatto che i molteplici colpi di scena portino alla cognizione di aver avuto a che fare con un covo di vipere.

Nella pletora di gialli sfornati negli anni '60 dalla coppia Wallace/Vohrer, coppia virtuale perché Wallace era morto da oltre trent'anni, questo è sicuramente uno dei più mediocri e prevedibili. Ritmo e suspance latitano, i colpi di scena e gli scontati tentativi di depistaggio piazzati qua e là non sollecitano la minima curosità nello spettatore e i penosi tentativi di umorismo non fanno che peggiorare il tutto. Sulla scena si muove la solita compagnia di giro di questi film, con un Kinski monoespressivo e la graziosa e nulla più Diane Korner.

Sul piano narrativo è uno dei krimi più sconclusionati, con una trama inutilmente complicata (la girandola di rivelazioni conclusiva ne è la prova) e al tempo stesso infarcita di leggerezze. In compenso lo specialista Vohrer dirige imprimendo un ritmo serratissimo, e riesce a valorizzare al meglio le ambientazioni all'interno del castello (tra sotterranei, armature e passaggi segreti) e del manicomio criminale teatro di loschi segreti. Diligente la prova degli attori, con Klaus Kinski che a dispetto del doppio ruolo non eccede nel suo proverbiale istrionismo.