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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Quattro diversi personaggi trascorrono le loro giornate apparentemente senza emozioni in una Milano ripresa più a misura d'uomo del consueto. Inizialmente nulla li lega se non - in un caso - l'amore di una sera, ma come si può facilmente immaginare i loro destini, presto o tardi, s'incroceranno. Magari per una coincidenza, o perché tutti in un modo o nell'altro entreranno in possesso dell'agenda telefonica di Veronica (Piccinini), un'infermiera emancipata che la sera ama rimorchiare le sue prede per mollarle la mattina successiva senza lasciare uno straccio di recapito. Ma la volta che dimentica l'agenda a casa di Cesare (Bentivoglio), questi cerca in ogni modo di usarla per rintracciare la ragazza....Leggi tutto Pur fallendo, conoscerà grazie a un numero presente su quelle piccole pagine Irene (Fattori), traduttrice senese trasferitasi a Milano per seguire il fidanzato e decisamente frustrata. Ultimo arriva anche Tobia (Marescotti): lavora in una ditta farmaceutica ed è deciso a prendersi una lunga vacanza dopo aver visto come qualcosa, lì, non funziona come dovrebbe. Soldini dirige con la consueta naturalezza e bravura i quattro protagonisti (senza trascurare nemmeno i loro partner, quando esistono) scegliendo di portarli a recitare sottotraccia; prendendosi i suoi tempi, rarefacendo l'atmosfera, abbondando coi silenzi e studiando i loro incroci senza nessuna voglia di stupire ad ogni costo; come per i suoi protagonisti: non individua in nessuno di loro alcun tipo di straordinarietà, mantenendoli nel quotidiano coi problemi di tutti. Cesare deve scegliere se accettare un nuovo incarico dalla ditta svizzera per cui lavora (ma lui sogna di impiegare meglio la sua laurea in etnologia), Irene fatica a convivere con un uomo che non la capisce, Tobia (patito di tennis, ha una collezione di vhs con le partite registrate) si lascerà tentare da un'avventura extraconiugale, Veronica si rende conto di quanto fatua e insoddisfacente sia la vita di chi cambia partner ogni sera o quasi e per reazione cambia look tagliandosi i capelli e facendosi bionda. Se da una parte non si può che apprezzare il desiderio di non urlare, con la cinepresa, dall'altra si avverte inevitabilmente l'assenza di veri punti di svolta che diano una sferzata a un film che sembra talvolta assopirsi, cullato magari dalla voce di Cesare che intervista la gente comune e riascolta i suoi nastri in auto o dalle risposte atone di Tobia alla moglie, simbolo di un tran tran coniugale avvilente ma che porta Marescotti a trasformarsi nel più spassoso del gruppo; più di un Bentivoglio mal sfruttato che non può vivacizzare troppo il suo Cesare. Le giornate proseguono stancamente, Milano fa da cornice più anonima di quanto sembri, metropoli spersonalizzata che ospita le sue anime unendole sotto un cielo grigio a cui pare impossibile sfuggire (l'abortita visita al Louvre, la ricerca sui Cuna di San Blas a Panama). Lo stile c'è, deve forse solo essere affinato.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/05/11 DAL BENEMERITO GIùAN POI DAVINOTTATO IL GIORNO 30/03/17
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Giùan 10/05/11 15:45 - 4559 commenti

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Primo film lungo di Soldini: gli echi Antononiani non gli rendono buon servizio ma l'originalità dell'autore in nuce si sente. Seguendo quasi distrattamente i suoi personaggi L'aria serena registra con precisione geometrica la fredda, distante e grigia metropoli che già non era più da bere e che ancor oggi si trova a smaltir la sbornia. La trovata dell'agendina dell'infermiera che passa di mano in mano è metafora di straniamento facile ma centrata. Bravissimo Marescotti. Alla fine tutti rientrano nei ranghi ma presto Soldini da Milano fuggirà.
MEMORABILE: Bentivoglio e l'infermiera Piccinini che non si riconoscono in un vagone del metrò abbacinati dal neon.

Galbo 10/03/12 07:09 - 12392 commenti

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Una struttura narrativa "circolare" per il quasi esordio cinematografico (è stato il suo primo film regolarmente distribuito nelle sale) di Silvio Soldini. La vicenda ruota intorno ad una piccola agenda che passa di mano in mano. Il regista dimostra un indubbio talento per la messa in scena, un gusto deciso per la rappresentazione visiva e una buona capacità di direzione degli attori (che offrono una prova valida) sebbene il film sia limitato da una sceneggiatura un po' debole, con personaggi non sempre interessanti.

Ryo 8/03/12 00:23 - 2169 commenti

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Classico intreccio di personaggi che ruotano attorno ad un oggetto che passa di mano in mano sino a tornare al suo padrone. Una dimostrazione di sceneggiatura piatta, con pochi risvolti e senza un ritmo altalenante che troppo spesso annoia. Gli attori recitano bene, anche se qualcuno è leggermente un po' sottotono. Alla fine la visione lascia il tempo che trova. Accattivante l'audio in presa diretta.
MEMORABILE: La moglie che, rientrata a casa di sorpresa, mentre si lava chiede al Dr. Tobia: "Che ci fai agghindato cosi?"

Saintgifts 1/02/15 15:45 - 4098 commenti

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Forte l'impressione che Soldini si rifaccia al cinema autoriale anni '60. La grande città indifferente che tutto inghiotte, personaggi in cerca di se stessi o che cercano solo se stessi, vite diverse che un'agendina, in una sorta di Sei gradi di separazione, finisce per collegare. La sensazione che il riferimento sia a un cinema di trent'anni prima è rafforzata dal fatto che computer, telefonini non avevano ancora invaso le nostre vite, apportando, assieme ad altri fenomeni, cambiamenti epocali. Anche il cast appartiene a una nicchia specifica.

Lou 6/10/17 17:11 - 1121 commenti

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Il mood è amaro, l'approccio minimalista. I personaggi sono inquieti e insoddisfatti, sembrano voler fuggire da una Milano livida e ostile per inseguire le proprie aspirazioni. Soldini racconta con delicata sensibilità storie private intrecciate dal caso (il passaggio di mano in mano di un'agenda), specchio di una generazione in crisi, segnata dall'individualismo, dall'insoddisfazione e dai rimpianti. Buona prova di un gruppo di attori che avrà grande futuro.

Beffardo57 22/09/19 22:37 - 262 commenti

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Quattro storie urbane che finiscono per incrociarsi, complice il caso, ma senza tangibili effetti: i personaggi, salvo qualche episodica deviazione o velleità, finiscono per rientrare nel tracciato prevedibile delle loro ordinarie esistenze. Il lungometraggio d'esordio di Soldini è un film rigorosamente minimalista, privo di cadute di tono e di gusto, ma la narrazione è piuttosto piatta, il ritmo catatonico e la noia in agguato. Tra gli interpreti l'unico incisivo è Ivano Marescotti; opaco Fabrizio Bentivoglio, irrilevanti gli altri.

Paulaster 21/05/21 10:27 - 4419 commenti

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Quattro personaggi intersecano le loro vicende grazie a un'agendina. Storie di semplici persone in cui si evidenzia una ricerca di cambiamento a causa di insoddisfazione o inquietudine senza però che le stesse comprendano di far parte di un disegno più grande (la caduta del muro di Berlino o Piazza Tienanmen). L’ambiente milanese è volutamente sommesso e ribalta il clima euforico degli anni 80, regalando un senso di vuoto. Sorta di piccolo film corale con la pecca di qualche dialogo che cade nel didascalico.
MEMORABILE: L’accoltellamento; La vincita alla lotteria; Il cambio di colore di capelli.

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