L'argent - Film (1983)

Film sulla forza distruttiva del denaro (ma anche sul caso), diretto con uno stile freddo e assolutamente essenziale, con una macchina da presa più attenta agli oggetti e ai dettagli (molti primi piani delle mani) che ai personaggi. Fotografia fredda, musiche assenti, attori quasi tutti sotto le righe e un finale tronco pessimista ed inquietante nel suo evitare qualsiasi spiegazione. Molto interesante, ma da seguire con attenzione, dato che ogni scena ha un ruolo rilevante all'interno della trama.

Il passare degli anni non ha smussato né il rigore etico e formale né il pessimismo di Bresson che gira un film notevole, di rara durezza e, cosa inusitata visti i tempi, di grandissima intensità. La discesa agli inferi dell’operaio Yvon è un viaggio senza ritorno, senza via d’uscita e privo della più piccola speranza. Tutto ciò con la solita granitica, inappuntabile ed essenziale etica della visione che fa evitare al maestro francese qualsiasi caduta di gusto o eccesso. Una di quelle pellicole che entrano dentro: agghiacciante.

Il connubio fra lo stile asciutto e rigoroso del regista francese (questa è la sua ultima opera) si sposa bene con una sceneggiatura abilissima nel narrare la conseguenze di talune scelte (prese anche con leggerezza) nel vivere quotidiano. La discesa negli inferi della delinquenza del protagonista è vista dallo spettatore senza troppa empatia, poiché i meccanismi mentali rimangono pelopiù oscuri. Il finale può deludere, ma è degno epilogo di una pellicola che vuole lasciare libero lo spettatore di trarre le proprie conclusioni.

Lo spunto di partenza legato ad alcune banconote false che circolano in un quartiere di Parigi resta ben presto sullo sfondo, deviando verso il tragico destino di un personaggio che sembrava marginale e che invece diventa il clou della storia. Bresson gira questo ultimo film accentuando la sua visione di un cinema senza fronzoli che qui rasenta un'essenzialità glaciale, con dialoghi ridotti all'osso, lasciando "parlare" solo gesti e cose, togliendoci forse volutamente la possibilità di qualsiasi empatia coi protagonisti e lasciandoci in balia dei fatti nudi e crudi. Freddissimo.

Ricevute in pagamento delle banconote false, un commerciante poco onesto le usa per pagare i servizi di un operaio innestando così un cambiamento radicale nella vita di quest'ultimo... Contenuto ad alta tensione emotiva, trattato in un modo distaccato con interpretazioni straniate da parte degi attori e con inquadrature che, rifuggendo i primi piani, si attardano su parti del corpo oppure su dettagli destinati normalmente a restare fuoricampo: è lo stile adottato da Bresson nei suoi ultimi film, che non li priva di interesse ma può lasciare lo spettatore freddo e perplesso.

Due ragazzi smerciano una banconota falsa per comprare una cornice. Bresson dimostra il suo teorema che basta un piccolo episodio per scatenare una serie di eventi sempre più drammatici. Il denaro governa la vita e fa compiere azioni in maniera apatica, annullando la morale. Prima parte coi tasselli ben calibrati, poi il film diviene trattenuto mostrandoci una visione asettica e lasciando allo spettatore la morale conclusiva.