Noir pulp tipicamente coxiano (evidenti i rimandi a
Repo Man e a
Diritti all'inferno), dove l'autore ribelle di
Sid & Nancy dà il suo contributo al sottofilone tarantiniano che, all'epoca, imperava sia al cinema che nello straight to video, non perdendo di vista il suo stile scanzonato e bizzarro.
Così facendo, però, Cox (che appare anche nel ruolo cameo del coreografo francese spinellomane Gaston) non sà che strada prendere, se affondare nella commedia logorroica, nel gangster movie, nel fantasy (il finale surreale e visionario) o nel noir tout court.
Ne esce un ibrido sgangherato, quasi informe e irrisolto, ma che ha dalla sua una certa vitalità tipica del regista di Liverpool.
Diaboliche femme fatale manipolatrici (una De Mornay sexyssima), il padre sparato in fronte, mani amputate gettate nell'acquario, una sparatoria al buio dove tutti ammazzano tutti, personaggi sopra le righe, una Las Vegas multicolore e kitshissima alla
Brazil, velocizzazzioni stile
Koyaanisqatsi, montaggio nevrotico, torpiloquio, canzonette messicane, deserti, canyon, e una chiusa bellissima su Las Vegas che spegne le sue luci, sotto un cielo stellato spielberghiano (dove, forse, ci faranno visita gli alieni).
Straordinaria la fotografia di Denis Maloney e invenzioni futuristiche nelle scenografie (l'ufficio del boss interpretato da Delroy Lindo).
Cox ha ripudiato il montaggio che la produzione ha fatto del suo film, eliminando le musiche originali previste e tagliandolo in alcune parti, togliendole il totale controllo sull'opera (tanto che ne esiste una director's cut approvata dallo stesso Cox).
Un filmettino simpatico, gradevole e veloce, dove la personalità tumultuosa di Cox salta fuori a ogni fotogramma, anche se la sceneggiatura non brilla per ingenio e originalità.
Come in
Repo Man si frullano i generi in un guazzabuglio scapestrato e grottesco, ma quì il giochetto coxiano funziona solo per metà.
Chi ama il cinema di Cox potrebbe trovarlo anche divertente, gli altri nin so.
La De Mornay, comunque, è tanta roba...