Il titolo originale è THE CABLE GUY, letteralmente L'UOMO DEL CAVO, e riassume in sé il messaggio del film, che identifica nell' "uomo del cavo" una precisa tipologia sociale e cioè quella del teledipendente, figura sempre più comune del nostro tempo: egli (come qui il piccolo Chip Douglas) viene lasciato dai genitori in balia del televisore e cresce con lui, con il suo linguaggio, la sua violenza, finendo per alienarsi dalla comunità in cui vive. Fin da piccolo la tv diventa la sua baby-sitter, la sua costante maestra di vita. Jim Carrey quindi impersona, con la sua follia congenita, il perfetto teledipendente la cui incapacità di comportarsi...Leggi tutto normalmente lo priva di qualsiasi contatto reale, portandolo a considerare l'amicizia (vista come unica fuga possibile dalla perenne solitudine) il bene più importante del mondo. Il rapporto di Chip/Carrey con Steve/Matthew Broderick (l'ex bambino prodigio di WARGAMES ora adulto dallo sguardo dolcissimo) è vissuto all'insegna dell'esasperazione, dell'esagerazione e della degenerazione, e si sviluppa in maniera del tutto simile a un vecchio e curioso film di Avildsen con John Belushi e Dan Aykroyd, I VICINI DI CASA. Jim Carrey riprende in pieno il personaggio interpretato a suo tempo da Aykroyd condendolo con le sue ormai conosciutissime espressioni da mimo "plastico", mentre a Broderick spetta l'ingrato compito di rifare il grande Belushi. Il paragone, a distanza di quindici anni, può comunque sembrare improprio, ed è cambiato il modo di far cinema: più fracassone, grossolano, semplicistico quello di oggi. Jim Carrey resta comunque un grosso talento di Hollywood, una delle pochissime risorse autenticamente comiche della nostra epoca, e quindi IL ROMPISCATOLE molte risate le strappa in ogni caso (la partita di basket con Carrey che frantuma il canestro, la jam di karaoke, il pranzo al ristorante medievale...). Però l'aver abbandonato l'idiozia totale di ACE VENTURA e SCEMO & PIÙ SCEMO o gli effetti iperbolici di BATMAN e THE MASK ha messo a nudo la difficoltà per Carrey di trovare un pubblico appena più “adulto”, accompagnando CABLE GUY sulla strada del flop. E in effetti Carrey a lungo andare finisce per stancare, ripetendosi all'infinito. Il finale sull'antenna parabolica, poi, è semplicemente disastroso e fuori luogo. Meglio non pensare troppo alle superficiali velleità accusatrici del regista nei confronti del demone televisivo (che novità...) e goderci ancora una volta gli equilibrismi fisico-plastici di Carrey. Broderick, pur simpatico, resta in questo caso poco più d'un comprimario.
Film stranissimo: una commedia dai toni piuttosto drammatici, soprattutto nel finale, molto inusuale per un personaggio interpretato da Carrey. Il film è un inno alla solitudine. Il tecnico Chip ha vissuto l'infanzia trascurato dai genitori ed è cresciuto con la sola compagnia della televisione, (con tutti i difetti che ciò può comportare). Quindi cerca a tutti i costi quel qualcosa che gli è sempre mancato, ovvero un amico in carne e ossa.
Opera paradossale (difficilmente inquadrabile come genere) diretta dall'attore Ben Stiller; il film inizia come una commedia brillante per diventare velocemente una storia di ossessione paranoica del cosidetto cable guy (che è poi il titolo originale da preferire al brutto titolo italiano), con tanto di drammatico finale. La pellicola, la cui sceneggiatura presenta un andamento qualitativamente altalenante, con momenti pregevoli alternati a parti più "fiacche" è impreziosito dalle prove dei due bravi protagonisti.
Interessante e ardita opera firmata Ben Stiller che vede l'inizio della metamorfosi per Jim Carrey. Un film cupo e tragico che lascia spazio al trasformismo che han reso famoso il protagonista. Forse il fatto che Carrey ripercorra la sua tipica mimica fa scadere il film in alcuni punti, che ad uno sguardo più attento contiene una feroce critica non del tutto banale e scontata come può apparire a prima vista.
Non male: una strana commedia venata di profonda infelicità. Ottimo il personaggio di Carrey, estenuante rompiscatole alla disperata ricerca di amicizia e rapporti umani; purtroppo il film non decolla mai, mancano parti davvero memorabili, ci sono poi diversi passaggi noiosi. Un film solo discreto, insomma...
Fiasco commerciale immeritato, perchè questa commedia grottesca diretta da Stiller, pur non del tutto riuscita a livello di scrittura, è tuttavia interessante e nient'affatto banale, ben interpretata sia da Broderick, "vittima" ideale con la sua aria da eterno bambinone, che soprattutto da Carrey, vulcanico come sempre nel ruolo del "cable guy" del titolo originale. Quest'ultimo, un solitario patologico alla disperata ricerca di un amico, anticipa quella vena di follia e angoscia che emergerà in successive interpretazioni.
Quasi anomalo. Frat Pack movie dalle venature apatowiane: riso amaro. La facciata sembrerebbe non donare ulteriori etichettature: prodotto chiaramente comico. Eppure si trasfigura ben presto, grazie a cinici picchi, in una pungente amalgama malinconica. Sembra correre di pari passo con la natura profondamente ambigua della recitazione del malleabile Carrey. I suoi labirintici "istrionismi" si miscelano in maniera tale da rendere il distinguo utopia. Geniale Stiller. Non male il finale, fosse finito 3' prima sarebbe stato realmente notevole. ***1/2
Carrey fuori controllo, che sevizia mentalmente, stressandolo all'inverosimile Broderick è il motivo per il quale un'occhiata bisognerebbe darla a questa pellicola. Se avessi incontrato un tipo simile, l'avrei fatta finita dopo non più di una settimana, preferendo la fredda tomba alla sua compagnia; e ciò vuol dire che lo scopo del film è stato raggiunto (l'esasperazione del povero protagonista da parte del suo nuovo "amico"). Non è male, nonostante la sceneggiatura non offra granchè e, dopo una cinquantina di minuti, inizi a ripetersi, scivolando nel grottesco e nell'inevitabile esagerazione.
MEMORABILE: Il tecnico (Carrey): "Ecco il test di gradimento". "Arriva al suo capo?". "No, arriva a me...sono un grande perfezionista"; Il basket secondo Carrey.
Ben Stiller confeziona una sorprendente commedia nera, con sfumature quasi da thriller, giocando sul ruolo invadente che la tv gioca soprattutto nell'infanzia e facendola abitare da uno schizzato Jim Carrey. Su di lui si concentra l'attenzione dello spettatore e da lui provengono le risate maggiori; merito della sua debordante performance, che trova in Broderick una spalla corretta anche se anonima. La seconda metà si fa quasi inquietante e si arriva a un finale scontato ma valifo, nel quale Carrey dimostra una volta di più il suo talento. Buono.
Commedia non totalmente riuscita ma insolita e originale, priva di autentica ilarità ma ricca di trovate che lasciano il segno, che rilegge in chiave grottesca i coevi thiller sul nuovo amico di famiglia dal lato oscuro, mantenendone la struttura ed estremizzandone le componenti. Dispiace che l'andamento appaia a tratti lievemente indigesto (taverna medievale in primis), perché questo ritratto di persona instabile e sola cresciuta a pane e tv spazzatura possiede un'insperata credibilità a livello psicologico. Excipit non necessario, per quanto fedele ai citati modelli. Ottimo Carrey.
Commedia nera con inserti da thriller a firma di un Ben Stiller che si prende i suoi rischi costruendo il film intorno a un Jim Carrey "cattivo" in un momento della carriera in cui da Carrey lo spettatore si aspettava altro. La critica al mondo della tv è evidente ma il film è costantemente eccessivo, da certe scelte narrative a certi comportamenti, e la miscela commedia/thriller non sempre funziona. Finisce per divertire e far riflettere sì, ma non come avrebbe potuto. Mostruoso Carrey, bravo anche Broderick.
MEMORABILE: Carrey che spunta alle spalle di Owen nel bagno; Il finale.
Sicuramente la traduzione letterale non sarebbe stata il massimo (tipo: "Il tecnico delle telecomunicazioni"), ma anche "Il rompiscatole" sembra quantomeno inadatto, riduttivo si direbbe; Carrey, infatti, interpreta a tutti gli effetti uno stalker, che perseguita il povero e troppo remissivo Broderick (che pare recitare sempre sulle stesso registro). Stiller dirige una bella commedia, ma deve ringraziare Carrey, poiché si contano davvero sulla punta delle dita gli attori capaci di tali interpretazioni, comiche e spassose, ma allo stesso tempo folli e, perché no, a suo modo inquietanti.
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DiscussioneRaremirko • 2/01/19 01:35 Call center Davinotti - 3863 interventi
Accidenti, un unico film che riunisce 3-4 degli attori comici che più han fatto scalpore negli ultimi 20 anni; urge il recupero.
DiscussioneRaremirko • 21/04/20 21:35 Call center Davinotti - 3863 interventi
E alla fine l'ho visto, l'unico film che riunisce 3-4 degli attori comici (oggi magari un pò in disarmo) che più han fatto scalpore negli ultimi 20 anni.
Bene sopratutto l'istrione Carrey in un film che prende alla leggera un tema serio come lo stalking, giocandoci un pò.
Ha svariati elementi sociologici e non è male come regia (Stiller vi si cimenterà più volte).