La potenza visiva del regista si sprigiona anche in tarda età: un'avventura che è metafora del lutto ma anche della creazione e di come il bene dipende da ognuno di noi. Tecnica animata raffinatissima con colori da acquerello e musiche perfette. La sceneggiatura sa anche creare alcuni tocchi di ironia macabra, con la figura inquietante ma comica, al tempo stesso, dei pappagallini mangia uomini. Ritmo un po' lento ma che non pesa affatto e finale che fa stare bene con l'elogio di famiglia e amicizia.
Meno immediato e "semplice" di altri film di Miyazaki, ne sintetizza alla perfezione stile e tematiche, tanto da poterlo definire una sorta di summa del maestro nipponico. Graficamente mozza il fiato sin dall'inizio (la corsa nel fuoco) e colpisce in varie sequenze (il parto con i foglietti svolazzanti, ad esempio), mentre narrativamente richiede un po' di pazienza per entrarvi dentro; poi però si vola alto e ci si emoziona. Non cerca di compiacere pubblico e fan: forse per questo c'è più cupezza che in altri film del regista. Ricco, complesso e maturo a trecentosessanta gradi.
MEMORABILE: La corsa verso l'ospedale; Il parto con i foglietti svolazzanti; I parrocchetti.
Un’opera d’arte straordinaria per il grande autore nipponico. Miyazaki firma il suo film più cupo, il più difficile a livello di trama e probabilmente il più pittorico. Con un inizio da antologia, l’autore racconta la crudezza della guerra per poi trasportare molto lentamente lo spettatore in un fantastico multiverso popolato da animali e personaggi fantastici, ma trattando comunque tematiche importanti come il sacrificio, il dominio, la scoperta, l’amore e la morte. Semplicemente stupendo.
A livello visivo, pittorico, di pura animazione, il film (s)frutta tutta l'esperienza artistica dello studio Ghibli e la maturità del magistero di Miyazaki. Sul piano del contenuto invece il nume giapponese rischia eccome: fa scivolare i piedi in un ventre molle e subacqueo, precipita nell'inferno delle menti, si aggira smarrito tra i multiversi temporali, si perde tra cielo e mare più volte e prova a ritrovarsi a metà tra deliri lynchiani e cocciutaggine senile, ricerca di eredità, identità e aspirazione all'eternità. Opera di un eccesso che domanda rispetto e comanda attenzione.
MEMORABILE: L' incendio; E voi come vivrete?; Le sette nonnine nane; La freccia che insegue l'airone; Il fuoco di Himi.
In questa sorta di testamento spirituale, Miyazaki sceglie di raccontarsi pescando dalla propria storia familiare per imbastire l'elaborazione di un lutto, ma anche per raccontare di sé, della sua arte (il mondo dei parrocchetti rappresenta tutta la sua creazione ed è pieno di citazioni) e del suo lascito. Delizioso il modo in cui il racconto viene intavolato e l'elemento fantastico bussa a ripetizione, per poi prendere il sopravvento e portarci nella favola. Non un film semplice, richiede estrema attenzione che è in grado di ripagare. Salvo uno scioglimento un po' troppo frettoloso.
MEMORABILE: Le apparizioni dell'airone; La rosa che cade e si infrange nel silenzio; La stanza del parto e i lacci di carta; I Warawara che ascendono per nascere.
Poetico in ogni frame, ma anche onirico, surreale, mistico, avventuroso ed esplorativo. L'ultimo grande capolavoro di Miyazaki e dello studio Ghibli è un film sulla crescita e la scoperta di se stessi. L'impatto visivo è impressionante, ancor più considerando la tecnica tradizionale di realizzazione e il rifiuto delle più moderne tecnologie da parte dell'autore. Il comparto sonoro, malinconico, cupo e minimale, è calibrato sull'atmosfera di ogni scena e è da brividi. Emozionante.
Si vede che ormai Miyazaki, arrivato a una certa età, ha deciso di dedicarsi a fare ciò che vuole e perciò realizza un'opera che ha nel simbolismo e nella cripticità i suoi punti cardine, lasciando la storia al flusso degli eventi senza preoccuparsi troppo di dare spiegazioni o cercare qualche appiglio per piacere maggiormente al pubblico. La solita stupenda animazione fa da cornice a una sceneggiatura molto emozionante, che dà maggiore spazio alla riflessione e all'introspezione, pur senza tralasciare l'avventura in un mondo magico, così come magico è l'intero film.
Rimasto orfano di madre, un ragazzo è portato dal padre nella casa di campagna della sorella di lei; quando essa sparisce, lui parte alla ricerca in un mondo alternativo e magico. Fantasmagorico potpourri che ripropone tutti i temi cari a Miyazaki, dalla magia di altri mondi, a personaggi fantastici a un velo di cupezza sottotraccia, fino alla classica coloratissima animazione pastello, dove peraltro si notano meno curati i fondali. Un po' Alice nel paese delle meraviglie e un po' favola sulla elaborazione del lutto, è un caleidoscopio da guardare affascinati per tutta la sua durata.
A dieci anni da quello che doveva essere l'ultimo film, il regista giapponese ritorna con tutta la sua visionarietà: una gioia per gli occhi di 120 minuti che lascia a bocca aperta, autentica meraviglia davanti alla quale è impossibile restare indifferenti. È vero, c'è qualche cedimento di ritmo, la carne al fuoco è forse troppa, ma i momenti memorabili non si contano e il banchetto servito da Miyazaki al solito è raffinato e gustoso: dramma, leggerezza, temi importanti (lutto, ecologia, guerra) tutto in un frullato equilibrato e appagante. Se fosse l'ultimo il Maestro ci mancherà.
MEMORABILE: L'airone; I warawara che ascendono al cielo; I parrocchetti; La stanza del parto.
Tredicesima fatica di Miyazaki. Film molto autoreferenziale perché, durante la visione, si scorgono riferimenti più o meno velati di tantissimi altri suoi film da Porco Rosso a Ponyo per poi passare alla Città incantata. Dei due filoni che caratterizzano la filmografia del regista giapponese, questo appartiene al tema "onirico". Un lungo viaggio metaforico che oltre a rappresentare l'aldilà potrebbe rappresentare anche l'elaborazione del lutto del protagonista. Non tra le sue opere migliori.
Un film proprio del grande regista giapponese, ricco di voli fantastici, panorami immaginifici e personaggi curiosi. Il ritmo è meditato, come da tradizione, e la storia procede in modo non del tutto convincente, nel senso che gli incastri temporali e lo sviluppo non sempre tornano. Ci sono scene poetiche, dal volo degli warawara simil mozzarelle ad alcuni spezzoni con l'airone. Ci sono elementi ricorrenti nella sua filmografia: la guerra, le nonnine in gruppo, gli animali in volo.
Il maestro Miyazaki torna con un film meno immediato per lo spettatore rispetto ad altre sue opere e dedicato alle difficoltà e al superamento dei distacchi affettivi. Ricco (forse troppo) di simboli, è in fin dei conti un riepilogo delle tematiche dell’artista giapponese espresse in modo più distaccato che in altre circostanze. Resta la meravigliosa fattura tecnica e grafica che ha sempre contraddistinto il lavoro del regista, con una nota di merito anche per la bella colonna sonora.
Emozionante e complessa elaborazione del lutto (e della guerra) dalle forti venature criptico-filosofiche: Miyazaki ci immerge, come nella Città incantata, in un’esplorazione geo-spirituale oltre la soglia del tempo (passato, presente, futuro) e della vita, che è racconto di formazione ma anche di salvezza. Un film ricco di riferimenti pittorici (Böcklin, uno su tutti), dominato dai quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco) portati all’estremo della loro potenza narrativa e visionaria. Una meraviglia che lascia confusi e inebriati.
Dopo la morte della madre perita in un incendio, un ragazzo si trasferisce in campagna insieme al padre e alla sua nuova moglie, sorella minore della morta... Attingendo ai propri ricordi d'infanzia, Miyazaki propone un'opera complessa, ricca di rimandi filosofici e simbolismi talvolta ostici per lo spettatore occidentale. Questo la rende forse di fruizione meno immediata, ma il tema cardine presenta un carattere universale: la necessità di superare una perdita anche se dolorosissima e andare avanti aprendosi agli altri. Meravigliosa l'animazione Ghibli, delicata l'ost di Hisaishi.
L’ultima prova di Miyazaki è una delle più ostiche da comprendere. Protagonista è un bambino orfano che viene attirato in un altro mondo. Per fare un paragone col mondo occidentale, le vicende ricordano un mix tra Alice nel paese delle meraviglie (ma senza lo stesso disincanto) e Pinocchio (ma non quello edulcorato disneyano, bensì quello cupo e orrorifico dell’opera letteraria). Su tutto aleggia il tema della morte. Nel complesso si segue più per il lato iconografico che per la trama sfilacciata.
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CuriositàZender • 11/03/24 10:22 Capo scrivano - 48880 interventi