Il mago pancione Etcì - Serie animata (1969)

Premesso che il tratto è poco curato, quasi approssimativo e le storie non sono certo capolavori di genialità, bisogna però ammettere che questo mago Pancione Etcì è molto simpatico e alcune gag demenziali risultano divertenti. Siamo un po' sulla falsariga di Doraemon, con un bambino (Kenta) e un genio della lampada al posto del gattone spaziale. Peccato però che questo cartone sia addirittura precedente a Doraemon (che il noto gattone abbia attinto proprio dallo sconclusionato mago Pancione?). Ah, per evocarlo bisogna starnutire. Non male, dopotutto.

Il Mago pancione, che non so se venga o meno riproposto su qualche tv locale ad oggi, è un gradevole cartone dai tratti semplici e dalle storie simili ma non disdicevoli. Al fianco del grassoccio mago abbiamo la figlia, esile e simpatica. Onestamente non rientra fra i cartoni che vorrei rivedere, né è mai stato il mio favorito, ma è comunque carino. L'esser datato non giova alla qualità grafica. Passabile.

Un cartone che passava spesso su rete locali quando ero piccino e che passa tuttora. Non lo ricordo eccessivamente curato dal punto di vista grafico, ma è uno di quei cartoni che mi è rimasto più impresso grazie alla simpatica sigla arrangiata dal bassista italiano Mario Scotti e cantata dai suoi due figli Andrea e Sabrina (apprendo ora). Simpatico il personaggio del Genio Etcì.

Sicuramente la "cosa" più azzeccata di questo cartone è il simpaticissimo protagonista con la sua formula magica. Per il resto le storie non sono nulla di particolarmente originale ma riescono comunque a divertire grazie al panciutissimo magone dalla bocca larga e dai baffi "arzigogolati". Tecnicamente non il massimo.

Il Mago Pancione è del 1969, ma ha iniziato comparire nelle nostre televisioni locali solo nel 1982. Era l'epoca degli anime ironici e quella dei robot, infatti, stava tramontando. Un discreto ripescaggio, direi, visto che parte di noi, nella propria infanzia, si è sentito un po' come Ganchan, il padroncino di questo genio grassone, un po' vittima, ma, nello stesso tempo, anche un po' arrogante. Si rideva con le magie che non funzionavano del mago Etciù, allegico alla matematica e ai cani bulldog. Da ricordare anche la figlia del genio, Sbadiglio.

Lo confesso, sono di parte con questo cartone perché mi ricorda la mia infanzia più remota, senza contare che, pur avendo una grafica e un disegno inferiori rispetto anche a cartoni più vecchi, risultava (e risulta) molto divertente. Un mago pasticcione che ti faceva morire dal ridere. È un prodotto di qualità inferiore rispetto a molti analoghi del tempo. Paragonandolo ai quelli di oggi, grafica a parte, il "less" è diventato un "more". Da rivedere anche per la sua bellissima sigla.

Pur non rappresentando un grande esempio di tecnica, è un anime storico che ha il grande merito di avere uno dei protagonisti più simpatici dell'animazione giapponese e soprattutto di essere senza zucchero. Niente bontà a tutti costi ma vari personaggi dispettosi, gretti, cretini ed egoisti, finalmente. C'è da ridere, perché molti personaggi e parecchie puntate sono ad alto tasso di demenzialità, pur riscontrandosi una certa ripetitività. Animazione rozza, ma è un cartone animato che fa compagnia, diverte e fa affezionare ai personaggi, e è questo che conta. Da vedere con nostalgia.