Fotoromanzo nel deserto africano che l’Amerigo nazionale (dopo Vespucci, s’intende…) porta in scena con somma fatica, bloccandosi in situazioni puerili, personaggi stereotipati e in continui tempi morti: quei 98 minuti sembrano durare il doppio, tanto lo svolgersi è lento e piatto. Alla fine ciò che rimane impresso sono gli occhi vitrei di Hélène Chanel. Dimenticato e dimenticabile.
MEMORABILE: La fuga nel deserto di Morris, in mezzo a tempesta e sabbie mobili.
Un deserto infestato da sabbie mobili e palme visibilmente posticce non si era mai visto, ma nel magico mondo di Tanio Boccia tutto è possibile e tutto può avvenire. Trama puerile, situazioni viste centinaia di volte, mezzi estremamente ridotti (vedi gli assalitori, non più di una ventina, che tengono in scacco la strada del deserto). Ma Boccia ci mette quel tanto di naif che fa risultare divertente anche l'ingessato ma muscolosissimo Kirk Morris.
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