Nonostante qualche trovata, più gentile che valida, il film si dipana via in maniera non troppo coinvolgente, un po' per l'automatico richiamo a L'attimo fuggente, un po' per una recitazione sì corretta, ma tutt'altro che brillante. Molto statunitense, poco ricordabile.
Inevitabilmente la mente viene riportata a L'attimo fuggente, ma le parentele col film di Weir si fermano praticamente all'ambientazione della storia in un college. Qui si narra di un professore che cerca di coinvolgere negli studi uno svogliato figlio di papà (senatore). Lo porterà a partecipare ad una importante gara di storia dove scoprirà che l'alunno bara. Dopo molti anni l'ex alunno, impegnato a sua volta in politica, pretenderà che la gara venga rifatta... Pellicola onesta ma senza grandi qualità, vedibile e nulla più.
Scopiazzatura, in tono minore, de L’attimo fuggente i cui risultati sono di gran lunga inferiori rispetto al suo predecessore che, nel bene e nel male, riusciva comunque a coinvolgere emotivamente. Qui invece, oltre alle facili teorie pedagogiche d’accatto, c’è ben poco altro. Non se ne sentiva per nulla il bisogno.
Quanto può incidere nella carriera di un insegnante un singolo fallimento? Questa la domanda che permea la pellicola. Caine sarà messo a dura prova da un ragazzo molto ricco e di famiglia influente, capace di spiazzarlo e di sfiduciarlo. Film che fa riflettere sul rapporto insegnante-alunno difficile, ma anche sulle dinamiche sociali e sul carattere delle persone. Il tempo può forgiare le persone ad essere migliori?
MEMORABILE: Il carattere di un uomo è il suo destino.
Un'onesta commedia drammatica sentimentale, in cui il professore di Kline esce opacizzato dal confronto con altri più celebri precedenti del grande schermo; confronto peraltro sbagliato, perché lui non ricorre mai a metodi discutibili o alternativi per guadagnarsi la stima dei suoi allievi: forse la novità, per quanto poco interessante possa apparire al pubblico, è che fa semplicemente e seriamente il professore, senza diventare amico dei ragazzi; un racconto godibile ma "senza sorprese", come commenta lui stesso nella seconda parte in cui rincontra gli ex-alunni adulti.
Il Club Degli Imperatori è quel che avrebbe potuto essere L'attimo fuggente se Williams non avesse cancellato la famosa lavagna iniziale, limitandosi a impartire ai suoi allievi un'educazione pedantesca e un tantinello fascista. D'altra parte come possa uno sterile nozionismo formare una migliore classe dirigente è un interrogativo che nel corso del film non ottiene mai una vera risposta, lasciando tutto nel campo della retorica più assoluta. Personaggi fin troppo pedagogicamente caricaturali. Buona la confezione visiva. Kline qui è sprecato.
Discreta commedia drammatica che si presta a diverse chiavi di lettura. Da una parte il regista racconta la frustrazione di un professore impotente di fronte a "ordini superiori", la professionalità che si piega al potere perché così richiede la società. Dall'altra la classica disquisizione sul passare del tempo e sul senso delle cose, che emerge chiaramente quando il professore ormai anziano si accorge di essere stato poco più di una pedina nella brillante carriera di un futuro senatore.
Appartenente al genere "scolastico", che trova in L'attimo fuggente l'esempio più compiuto artisticamente, Il club degli imperatori ne ripercorre i passi sia pure a grandi linee, a partire dalla presenza dell'insegnante carismatico, qui interpretato da un Kevin Kline che ha visto ruoli migliori in carriera. Purtroppo Hoffman non è Peter Weir e il film, per l'uso eccessivo degli stereotipi accademici e per il volere forzatamente proporre una morale finale ovvia e scontata, rappresenta un esempio di cinema pedagogico non dei più riusciti.
Questo film, non so se pensato come tale, è stato percepito da chi scrive come un "anti-L'attimo fuggente". Dove là vi era un professore carismatico e intellettuale, qui vi sono un ragazzo carismatico e stupido e un professore in tutto rientrante negli "standard" accademici, che tuttavia viene sopraffatto dal primo e ne resterà molto deluso. Un film che non brilla certo per meriti tecnici, che tuttavia stupisce per la rara tristezza che lascia addosso alla fine della visione, per alcuni piccoli risvolti cinici sul fallimento personale del "giusto".
Guardando il film è impossibile non pensare all'Attimo fuggente di Peter Weir e altrettanto impossibile non fare paragoni tra i due film; ovviamente non c'è storia: l'opera di Weir è di tutt'altra categoria. Il club degli imperatori è un semplice film pedagogico che non è assolutamente in grado di emozionare, al massimo di annoiare. Kevin Kline è un grandissimo attore e riesce a tenere, almeno in parte, in piedi ciò che altrimenti sarebbe stato il nulla più totale.
I debiti verso L'attimo fuggente sono evidenti, con alcune figure ricalcate con precisione (il professore dotato di grande carisma, lo studente indisciplinato, quello molto bravo...). Si differenzia solo per il finale, con salto temporale che onestamente si poteva evitare, perché nulla aggiunge a una pellicola lontanissima dal capolavoro ma che ha il merito di lasciarsi guardare con piacere per quasi due ore. Anzi, il finale aggiunge una certa fastidiosa pedanteria e una morale telefonata. Ha i suoi pregi e tecnicamente è valido. Se non ci si aspetta il gran film, un'occhiata ci sta.
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DiscussioneRaremirko • 12/07/19 23:19 Call center Davinotti - 3863 interventi
Inferiore all'ispiratore L'attimo fuggente, ma comunque vedibile; Kline come sempre bravissimo, anche se quoto chi in rete dice che il film stia più dalla parte dell'insegnare negli schemi, piuttosto che tifare per libertà, anticonformismo, ecc..
Il cast è davvero buono (Embeth Davidtz,un giovanissimo Dano, Eisenberg che riesce sempre a essere uguale in tutti i film che fa, Dempsey, ecc.) e le scene del similquiz fan guadagnare qualche punto.