Homicide - Film (1991)

Film scritto e diretto dal bravo Mamet, discreto regista e grande sceneggiatore. Le parole, le riflessioni e i dialoghi della pellicola sono infatti le cose più importanti. Noir dell'anima, il film parte da un pretesto poliziesco per interrogarsi su argomenti ben più forti, scavando nella psicologia del protagonista (un bravo Mantegna), poliziotto indifferente a tutto che inizia ad interrogarsi sulle proprie origni.

Per il detective Gold, ebreo di origine ma estraneo alla comunità ebraica, il recupero delle proprie radici razziali e religiose si intreccia con un caso di omicidio e con un presunto complotto anti semita. Ma quel viaggio alla ricerca dell'identità perduta è un vicolo cieco, ancorché lastricato di buone intenzioni, è una beffa crudele, eppure... sicuramente Gold scoprirà su stesso qualcosa che non sapeva. Ma che non gli piacerà molto. Un grande Mantegna in un film aggrovigliato e perfido, dall'ambigua morale. Cinico e baro...

Partendo da un substrato giallo, la vicenda di "Homicide" s'impernia su argomenti ben più importanti quali l'antisemitismo e il rinnegare le proprie radici, apparentemente tralasciando la trama che invece ritornerà prepotentemente. Guidata da un Mantegna davvero bravo, è una pellicola dal ritmo giustamente soporifero, portavoce di quel noir anni 90 di cui si è visto davvero poco. Mamet firma un film da recuperare assolutamente. Da non perdere anche William H. Macy in una parte decisamente diversa dal solito.

Scritto e diretto dal commediografo David Mamet, "Homicide" è un buon noir nel quale (vista l'origine del suo autore) la scrittura gioca una parte di assoluto rilievo. La vicenda poliziesca in sé è poco importante, maggiore rilevanza hanno le implicazioni morali che induce nel protagonista (un eccellente Mantegna) il quale, per lungo tempo poco consapevole del suo essere ebreo, attraverserà una crisi di appartenenza che lo segnerà definitivamente.

Anche se i dettami del genere vengono almeno parzialmente rispettati, soprattutto nella parte iniziale e in quella conclusiva, non siamo in presenza di un semplice poliziesco ma di un film più ambizioso e intimista, in cui il protagonista (un ottimo Joe Mantegna) deve occuparsi controvoglia di un caso di omicidio che lo costringerà a fare i conti con le sue origini ebraiche. Molti spunti interessanti non sempre approfonditi a dovere (il lato investigativo è un po' debole), ma anche un senso di sconfitta e desolazione che non lascia indifferenti.

Mentre si sta occupando di un caso importante, un detective è costretto ad indagare sull'omicido di un'anziana ebrea, trovandosi così coinvolto in un attentato condotto da alcuni sionisti contro un gruppo neo-nazista... Poliziesco anomalo in cui il lato investigativo resta in secondo piano rispetto al ritratto di un uomo stretto tra due fuochi dato che il tentativo di riconciliarsi con le proprie radici ebraiche cozza contro la sua etica professionale. E' questo personaggio, ben interpretato da Montagna, a dare spessore ad un film non impeccabile ma interessante, riflessivo, amaro.