Messa in scena fastosa, frammentazione del narrato infarcito di spiegoni e ancora una volta le culture italo-turche intrecciate come ne Il bagno turco. Se in Hammam era la passione omosessuale maschile a farla da protagonista, qui sono le donne e gli eunuchi, i cosiddetti "sessi deboli" a primeggiare in una storia dal sapore antico; sullo sfondo la fine dell'impero ottomano. La colonna sonora è, come per tutti i film di Ozpetek, molto accurata, tra musica lirica e sonorità arabe. La sofferenza si nutre di silenzio, la carne di piacere. Intenso.
Sguardo assai malinconico su un amore policentrico: l'eunuco Nadir, l'ambizione ma ancora di più il fasto dell'ambiente dell'harem e l'agognato figlio. Su questi temi si dipana un film che sviluppa anche il tema del fallimento esteriore come conseguenza di quello interiore. Grande la cura nelle scenografie nei 15 set utilizzati, nella fotografia e nella gestione del narrato, che procede su due piani distinti. Film utile, ma non indispensabile.
Il declino dell'impero ottomano e la vita di un gruppo di concubine all'interno di un harem, nel secondo film di Ferzan Ozpetek. Un'ambientazione raffinata e nel complesso ben realizzata per un film che "vive" di atmosfere rarefatte e che lascia la storia e la politica fuori dalla porta. Purtroppo la vicenda non è sufficientemente interessante per andare al di là della semplice curiosità e peraltro risulta appesantita da continui salti temporali. Inoltre a parte poche eccezioni (l'intensità di Valeria Golino) gli attori scelti forniscono una prova piuttosto anonima.
Uno dei miglior lavori di Ozpetek, dentro a quella cultura che è più congeniale a lui stesso. In prossimità della decadenza imperiale ottomana si sviluppa un racconto del racconto, stile "Mille e una notte", in cui la concubina di un harem è la protagonista assoluta fra tanti volti incipriati. Un affresco di affascinante bellezza, forte dei costumi e delle scenografie orientali e di una narrazione ipnotica, riportata nell'occidente italiano, grazie ai volti espressivi di Lucia Bosè e Valeria Golino. Imperdibile.
MEMORABILE: Le succulente pietanze orientali riccamente imbandite fra le "ospiti" dell'harem...
L'odalisca Safiyè cerca di diventare la favorita del sultano con l'appoggio dell'eunuco Nadir. Girato con occhio sensuale e rilievo dato alle ambientazioni lussuose e ai costumi di alta classe, è un film dapprima adatto al rilassamento per immagini, dato che la trama scorre in subordine agli elementi formali e solo successivamente emergono i contenuti drammatici di una storia che si fa un po' più impegnativa.
Una giornalista ascolta il racconto dell’ultima concubina. Proposta turca di una storia in sé affascinante, parlando di harem, sultani e preferite, anche se la piega a volte ricade nel televisivo. Solo la giovane protagonista femminile riesce a restituire un senso di bellezza e sensualità, mentre la coppia Bosè/Golino attualizza solo il discorso per far capire un mondo scomparso. Costumi e scenografie di pregio.
MEMORABILE: I massaggi reciproci; L’invidia tra concubine; Le concubine liberate.
Ferzan Özpetek HA DIRETTO ANCHE...
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Tutte le musiche sono state composte da Pivio e Aldo De Scalzi. La colonna sonora vede la partecipazione di Antonella Ruggiero, che esegue il brano "Il sole al Nadir".
http://www.youtube.com/watch?v=ewptBm8gHy4
DiscussioneRaremirko • 4/04/21 20:40 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buona ricostruzione storica per questa vicenda drammatica/sentimentale evocata dalla Golino e dalla Bosè, con tatto e delicatezza, per la solita storia privata e molto personale riguardante il regista turco naturalizzato italiano.