Gioco mortale - Film (1986)

Back in the 80's, quando il termine "nucleare" alzava ben più di un sopracciglio. Il pupo/genietto di turno non s'accontenta di ruzzare come gli altri coetanei e ripiega sull'atomica fatta in casa, alla faccia di Gilberto De Pippis. L'irrealtà si fiuta, ma fin qui l'olezzo si accetta; senonché l'ultima mezz'ora diviene un one man show con l'adolescente che ne spara a raffica (di stolterie) che nemmeno un Uzi 9mm, con un'aria così candida che farebbe imbestialire anche l'ultimo dei romantici. Ah, cosa voleva dimostrare? Ci stanno ancora pensando.

Lithgow torna a preoccuparsi e disamare la bomba, grazie a un Broderick-bis che bando all'intraprendenza telematica di ordigno ne fabbrica direttamente uno pro domo sua per vedere tutti insieme l'effetto che fa. È presto detto: Brickman lascia crescere una foltissima barbetta hipster del tutto incurante del rasoio di Occam, la prende giocattolosa, scanzonatissima e compagnona e la fa easy peasy lemon squeazy, e proprio così scherzando permette alle fitte al fegato e alla fronte imperlata di farsi silenziosamente largo in chi è disposto a bersela con tutto lo zucchero - che è invero arsenico.

Un film banale e leggero. Non brutto e neppure recitato malissimo, visto che molti degli attori sono giovani e di poca esperienza. Ottima la fotografia ed eccellenti gli effetti speciali, contando che siamo nel 1986. La trama è semplicemente ridicola e ha delle scene che sfidano la logica e il buon senso: un laboratorio dove si producono parti per armi nucleari sorvegliato da un solo guardiano e dove si apre il cancello a perfetti sconosciuti di notte (!) è davvero troppo!

Film gemello, o meglio fratello minore, del celebre Wargames, con il solito teenager genietto che qui addirittura costruisce in garage una bomba al plutonio (!). Il livello di inverosimiglianza e di assurdità è tale da far sembrare il detto capolavoro badhamiano un esempio di neorealismo (su tutto la base ultrasegreta con un solo guardiano in cui si entra suonando il campanello). Film volutamente leggero, per non dire leggerissimo, veloce, tipico del filone teen-ottantiano, con qualche vago accenno antimilitarista. Sempre bravo Lithgow, simpatici ma molto easy i due teen.