Furie - Film (2019)

Rifugiatasi in campagna dopo essere rimasta incinta, l'ex gangster Hai tira avanti riscuotendo i crediti di una usuraia. Quando le rapiscono la figlia, non si fermerà davanti a nulla pur di salvare la bambina... Action di grande successo in patria, poco originale a livello di trama in quando il traffico di organi, che pure è un fenomeno presente in Vietnam, è utilizzato solo come pretesto per innescare la furia materna. I pregi vanno cercati nell'ambientazione in una Saigon caotica e degradata e nel ritmo ansiogeno contrappuntato da scontri fisici credibili nella loro brutalità.  

A Veronica Ngo non sorride il set se non viene lesa in quanto donna o in quanto madre, e è subito Thaiken wanna be Tjahjanto in sospetto ora vago ora certo di stevenseagalismo virato vietcong, stirato dal tiepido ferro del melodrammaticume da Cat III che arrotonda il timing senza ispessire il narrato finché non irrompono i 20‘ di abitudinario firecrackerismo kungfungaro, fatto di violenza che non violenta e dai corpi indistruttibili o distruttibilissimi secondo comodo. Il tutto puntualmente immerso in colori ipercaramellati e metallizzati piazzati in vece di una contumace densità.

Di donne guerriere che menano di brutto i cattivoni maschi sessisti ormai son piene le fosse. In questa versione vietnamita, però, l'aspetto femminista è marginale incentrandosi con stile melodrammatico sull'amore della madre per la figlia rapita e il desiderio di salvarla. I combattimenti di arti marziali certo ci sono, ottimamente coreografati, ma non sono centrali e non particolarmente cruenti rispetto a quanto si vede oggidì. Poco wickismo quindi. La Ngo, viso di perla, ce la mette tutta a mostrare la disperazione della madre. Buon ritmo e belle riprese notturne di Saigon.