Fortuna avversa - Corto (1921)

Aspirante suicida si ritrova impelagato in una congrega di aristocratici dediti alla caccia. Considerato perduto fino agli anni '80 e mancante probabilmente ancor di sequenze originarie, è tra i corti più sognanti e irrazionali di Buster. Gli elementi chapliniani (il povero vagabondo, la sbornia che altera la realtà) vengon trasfigurati dal crudele disincanto keatoniano, il cui risarcimento è sempre da recuperar in gag sublimanti il frustrante contesto (lo straordinario finale). Come in Convict 13, ammirevole esercizio di comicità nera (i tentati suicidi).

Lo sfortunato aspirante suicida è coinvolto in una battuta di caccia a cavallo, per finire in uno scontro con i banditi. Buster oscilla così tra fortuna e sfortuna, col volto inossidabile di fronte a ogni tipo di evento dal quale riesce sempre a rialzarsi. Le gag sono spesso carine, dai vari tentativi di farla finita agli espedienti per contrastare i rapinatori. E il tuffo finale dal trampolino sfiora il cartone animato. Un rutilare di invenzioni, un po’ troppo affaticato dai cartelli con le didascalie.

Nell’alternarsi dei sentimenti, Keaton mostra il lato oscuro della depressione nei miseramente falliti piani di suicidio. Buone idee e varietà per ritrovarsi poi in mezzo a una battuta di caccia e addirittura a fronteggiare dei banditi. Più surreale durante la pesca e anche nel finale (decisamente geniale) con gli indumenti cinesi. Quasi un one man show che alla lunga mostra delle pause, specie nella parte centrale.