Eden log - Film (2007)

Il dato di partenza fa pensare a un Haze ideato da Dick e Gibson; l'assetto illuminotecnico, scenografico e fotografico e l'uso della luce in rapporto agli spazi e la configurazione stessa dei medesimi fa pensare più di una volta -specie nella prima mezzora- a certi remoti lavori della Raffaello Sanzio; il tessuto sonoro dei Seppuku Paradigm è da bacio in bocca. Epperò, malgrado si eviti di razionalizzare l'enigma, lo scarto tra come e cosa si fa sentire e l'insieme resta pallido, statico, orfano d'atmosfera e di tensione: non proprio il massimo da sci-fi tesa alla claustrofobia e all'apocalisse.

Franck Vestiel insiste sull'atmosfera opprimente, con un buon dosaggio di luci e buio: un viaggio claustrofobico e tenebroso a fari spenti. Il grosso problema è che al buio il regista mantiene anche lo spettatore, centellinando i dettagli della vicenda in maniera esasperata e soprattutto confusa coinvolgendo sempre meno, tanto che quando si arriva al finale ormai esasperati e indifferenti ci si domanda: "Embè?!".

Prodotto francese confuso ma affascinante, prova a vestire di fantascienza e di orrore un film metaforico, mescolando temi naturisti (l’albero cardine del film, i molteplici riferimenti all’Eden, vedi persino il titolo), quelli più legati al controllo sfrenato delle multinazionali e qualche riferimento a situazioni prettamente sociale, quasi ci si trovasse di fronte a una banlieue del futuro. Fotografia molto, direi troppo, scura: in alcuni frangenti non si vede davvero quasi nulla. Sufficiente, alla fine, ma deludente sul fronte sci-fi.