Dei - Film (2018)

Cercare un po’ di blu dove il blu non c’è quale declinazione di quel cinema dove la smania di (impossibile) evasione dalla provincia crea racconto di formazione. Ingenuo e malandato bertoluccismo fuori tempo massimo che si sgroviglia senza intonare acuti memorabili e dove la ricercatezza visiva cerca come può di non scollarsi da un narrato tantalico, non riuscendovi quasi mai. Anche le più che buone musiche faticano a sorreggere una traballante facciata tappezzata spesso di dialoghi la cui banalità lascia disarmati. Di divino non è riscontrabile granché in un'operina tutto sommato bagatellare.

L'avido Nicola vuole vendere il suo ulivo dopo una vita fatta di espedienti. Spunto interessante che avrebbe potuto dare origine a un intreccio coinvolgente, se soltanto il regista non avesse avuto la pessima idea di mettere al centro della vicenda non già la lotta per sopravvivere agli stenti, quanto piuttosto il liceale Martino e le esperienze in città vissute con un gruppo di amici (per altro prevedibili uscite e incontri sessuali). Ecco perciò che il film ruota praticamente intorno al nulla, senza essere supportato da validi dialoghi e attori di spicco; in definitiva, brutto.

Il mondo che sboccia per un giovanissimo, incantato dalle lezioni di filosofia e attratto dalla cosmogonia degli antichi popoli, in una terra, la Puglia, che fu Magna Grecia. Per Martino, ragazzo un po' scontroso, sarà una scoperta nel mondo verso nuovi valori, al di là della famiglia. Un racconto un po' idilliaco, proprio come la mitologia suggerisce, ma non per questo meno feroce e spietato. Notevole il cast di volti non noti ma già esperti.