Un film che fa malissimo, coraggiosissimo per come affronta l'amore, il sesso, la gelosia e soprattutto la malattia.
Tra i Fratelli Dardenne, Fassbinder, lo stile Dogma, un finale che rimanda al cinema di Marco Ferreri e un realismo di fondo davvero ben reso, Giannoli butta addosso ai suoi attori la macchina da presa, non li molla per un secondo, li esplora nella loro intimità, nei loro sentimenti contrastanti: amore, rabbia, gelosia, dolore.
Il menage a trois di
Jules e Jim o di
The dreamers si accosta al cinema cronenberghiano della malattia, che si insinua sottopelle e devasta i rapporti e i sentimenti.
Coraggiosissima la Laura Smet, divorata dal cancro ai polmoni, che recita calva per quasi tutto il film, regalando momenti ora raggelanti e agghiaccianti (la sua follia che va di pari passo al progredire della malattia, lo stalking telefonico al suo ragazzo, gli scoppi di furente isteria, il pestaggio della sua rivale in amore), ora teneri e sensuali (l'amore a tre con il suo ragazzo Paul e la provocante cugina Ninon).
E poi vederla così, calva, divorata dal male, con una fioca luce di pazzia negli occhi, non poteva non farmi venire alla mente i folli ammalati di alopecia de
La sindrome del terrore.
Insostenibili, per realismo, le biopsie a cui Charlotte deve sottoporsi, davvero dolorose, al pari dell'ago aspirato e della tac a cui era sottoposta Linda Blair nell'
Esorcista.
Così come il calvario della chemioterapia che va di pari passo con la sua ossessiva gelosia nei confronti del suo ragazzo Paul (che "impossibilitato" ad amarla, per via della malattia, del suo corpo violato dalla medicina, pieno di cerotti e echimosi, si abbandonerà a sesso furente con la cugina di lei, Minon, ragazza sensuale e disponibile).
Un sesso mai voyeuristico, ma realistico e sincero (si veda la scena di Paul che fa sesso in macchina con una turista inglese o le scene d'amore passionale con la cugina di Charlotte).
Film difficile, doloroso, sofferto, dove Giannoli sembra un Larry Clark più colto e raffinato, che tratta l'annoso e impervio tema della malattia, del suo calvario, dell'amore e della morte.
Scarno, duro, antispettacolare e poco conciliante, ma assolutamente da vedere, per riflettere sul male del secolo che affligge i sentimenti, ma che non riesce a sconfiggerli. Almeno, non del tutto...