Arrebato - Film (1979)

Arrebato

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Zulueta mescola l'ossessione per il cinema allo stato di tossicodipendenza generando un'opera decisamente frammentaria, costruita per colpire ma che sembra poter dire molto meno di quanto promette. Un protagonista “spettatore” e uno “maledetto” si alternano sullo schermo, con il primo che, venuto in possesso di un nastro magnetico e di un super8 da parte del secondo (il cugino di una sua ex che aveva conosciuto durante una visita alla di lui casa di campagna), decide di ascoltare il nastro per capire cosa possa contenere. E' attraverso questo che, seguendo un montaggio originale in cui i flashback si confondono con le parole registrate (le quali si fanno voce narrante), ricostruiamo la figura...Leggi tutto del “cugino”, un ventisettenne per il quale l'unica visione accettabile è quella filtrata dall'occhio della telecamera. Letteralmente divorato da un amore per il cinema che non riesce nemmeno a comprendere e a cosa possa portarlo, decide di filmare il quotidiano cercando di vedere nelle cose l'estasi per poi concentrarsi su se stesso, puntando su di sé l'obiettivo. Rivedendosi mentre dorme, non capisce come un fotogramma totalmente rosso si sia potuto introdurre nella registrazione, e tanto meno si spiega perché ad ogni nuovo filmato i fotogrammi rossi aumentino! Solo uno dei tanti eventi inspiegabili in un film in cui i dialoghi sembrano impostati senza una vera logica, interrotti da momenti in cui il protagonista (Poncela), di professione regista di horror senza pretese su vampiri e uomini lupo, passa da una dose di eroina al relax occupato dai ricordi del suo giovane amico, a loro volta sovrapposti alla voce del nastro e alle immagini di filmati dal sapore sperimentale. Un caos spazio-temporale che, lo si capisce, ha alla base una sua trama ben precisa ma che viene pesantemente sovrastrutturato da una narrazione alienante (anche per restituire lo stato in cui versano il protagonista e la ragazza con cui convive, la quale con lui partecipa alla visione del super8). L'ultima parte verso cui conduce il film scavalca come prevedibile il piano del reale a conferma delle chiare intenzioni del regista. Se insomma l'operazione poggia su basi indubbiamente interessanti, a difettare è la messa in scena, da sommare alla povertà di sviluppi che avrebbero potuto avvincere maggiormente dando consistenza vera al culto piuttosto ingiustificato che da anni circonda il film. Ci penserà Cronenberg con VIDEODROME ad indagare meglio sui misteriosi (e potenzialmente pericolosi) rapporti tra immagine filmata e mondo reale.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/11/07 DAL BENEMERITO SCHRAMM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 23/03/15
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Schramm 21/11/07 02:54 - 3495 commenti

I gusti di Schramm

Di un'autoindulgenza ed ombelicalità mai viste, direttamente proporzionali alla sua pochezza e al suo coattume. Spreca e brucia fin dai primi battiti i suoi jolly metaforici (sulla carta anche interessanti), dichiarandoli apertamente e reiterandoli autisticamente per ben 100 tediosissimi ed irritanti minuti. Uno status di cult maledetto decisamente immeritato su tutta la linea.

Kanon 6/12/11 19:43 - 604 commenti

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Zulueta ha una tesis; e pur geniale ch'essa sia, l'impaginazione è da scalcagnata copisteria. Fra bulbo e realtà, c'è di mezzo la pellicola filmica. È l'estasi dell'ingabbiare l'istante reale astratto, che diviene concreto ed eterno per gioirne fino al deliquio; ossessione eudemonica e devozione al culto totemico. Un rituale pagano del rapimento biblico che passa per il graduale affrancamento ed abbandono dallo spazio e dal tempo; sinché non giunga il deus ex machina affinché Dio si congiunga a noi, meglio di quanto noi possiamo fare con lui.

Cotola 22/02/15 22:53 - 9043 commenti

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Il classico film che è sicuramente più divertente da raccontare che da vedere e che sulla carta risulta molto intrigante ma nella realizzazione fallisce sotto molti punti di vista. La pecca principale è sicuramente la noia che troppo spesso prende piede in maniera inesorabile e che viene amplificata dal continuo ricorso alla voce fuori campo. Per il resto non manca qualche bella intuizione come quella del parallelo tra droga e vampirismo ma anche quello cinema-vampiro. Ma sono poche gocce in un mare di tedio che è difficile da navigare (e tanto meno è dolce il naufragarci).

Bubobubo 25/08/18 19:24 - 1847 commenti

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Per essere pionieristico nei tempi e nella trama, lo è: per essere anarchico e sui generis, anche. Il risultato, come sempre succede, è però molto più interessante che bello in senso stretto: a guidare il film, una riflessione irrisolta sull'ignoto che coinvolge il medium visivo e, nel mezzo, una vicenda esageratamente spezzettata che abbonda di tempi morti e di scene di raccordo (con una tendenza, pesante, ai monologhi offscreen). Vale una visione, ma è chiaramente irrisolto.
MEMORABILE: Il finale.

Buiomega71 9/01/20 01:09 - 2910 commenti

I gusti di Buiomega71

Geniale, ipnotico e sperimentale trattato sulla morte in diretta (o diretta della morte) in cui Zulueta anticipa Cronenberg e fa dell'anarchia visiva virtù. Il disturbante ticchettio della telecamera (che risucchierà Marta), la macabra bambola di Betty Boop, le dosi di ero (tra i buchi più realistici visti al cinema), peni in erezione, il feticismo degli splendidi sandaletti col tacco di una meravigliosa Cecilia Roth, l'ossessione per la videoripresa che si fa vampirismo, un finale spiazzante allucinato e surreale. Di impressionante "burtonismo" l'emaciato Will More.
MEMORABILE: Adescando tamarri prima di Miriam; Lo slime; Le crisi di Pedro durante la proiezione delle sue videoriprese; Il sonoro del mitra; La danza di Ana.

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  • Discussione Zender • 2/04/15 18:12
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Eppure è effettivamente considerato uno stracult da molte parti...
  • Discussione Schramm • 2/04/15 20:00
    Scrivano - 7694 interventi
    credo sia principalmente dovuto al suo essere stato per moltissimo tempo un film fantasma pressoché irrintracciabile e visto da pochissimi. finora non ho ancora conosciuto nessuno che se la sia sentita di elogiarlo...
  • Discussione Cotola • 4/04/15 13:11
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Velleitario è l'aggettivo che più si attaglia a tale film. Ci voleva il Maestro (di cui c'è sempre da fidarsi: specie in questo caso) per appiopparglielo.

    Tra l'altro io non mi aspettavo nemmeno questo filmone di culto. Ma ne avevo sentito cose molto interessanti. E sul piano teorico (come scritto nel mio commento) il film prometteva, ma poi come tutti hanno notato, la noia prende piede e non c'è più scampo!
  • Discussione Zender • 4/04/15 17:25
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Eh sì Cotola, sostanzialmente una delusione. E dire che come hai scritto anche tu, sulla carta sembrava un'ottima storia...
  • Discussione Schramm • 4/04/15 17:27
    Scrivano - 7694 interventi
    non ditelo a me. al cinema ci andai drogato di hype, dopo averlo anelato non so quanto tempo.
  • Discussione Zender • 5/04/15 08:03
    Capo scrivano - 47778 interventi
    Ma è passato in italiano nei nostri cinema???
  • Discussione Buiomega71 • 5/04/15 10:24
    Consigliere - 25998 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Ma è passato in italiano nei nostri cinema???

    No, che io sappia in italia è rimasto inedito...
  • Discussione Schramm • 5/04/15 13:03
    Scrivano - 7694 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Zender ebbe a dire:
    Ma è passato in italiano nei nostri cinema???

    No, che io sappia in italia è rimasto inedito...


    confermo, mai stato distribuito o editato qui. lo vidi e benemeritai nel 2007 in occasione della mostra internazionale del nuovo cinema di pesaro.
  • Discussione Buiomega71 • 9/01/20 10:51
    Consigliere - 25998 interventi
    Ciò che l'occhio non vede-L'introspezione della visione.

    Ipnotico, raggelante (il finale è semplicemente agghiacciante, con Marta risucchiata dalla telecamera e quel sonoro della sventagliata di mitra) surreale e anarchico trattato sul potere della visione, sulla morte in diretta (o diretta della morte), sul vampirismo delle immagini, che tutto ingloba e divora, fino a rubare l'anima di chi è ossessionato morbosamente dal cinema (o dalle videoriprese, rigorosamente in super 8).

    Zulueta si conferma un mezzo geniaccio (e autore sensibilissimo e molto personale), che rapisce subito nel suo mondo ermetico e criptico (le immagini, impresse su pellicola in lavorazione, della vampira, ripresa come in un film muto, sono bellissime), già nell'appartamento di Josè, dove il buco di ero risulta tra i più realistici mai girati, dove si tira di coca, dove il sesso è carnale e odoroso, dove quel pacchetto , amorevolmente sigillato e spedito, aprirà a Josè un nuovo mondo, un nuovo modo di intendere la "visione", che anticipa le tematiche cronenberghiane di Videodrome

    Sperimentalismo, follia, poco larvate attrazioni omosex (tra Pedro e Josè), "Le miniere di Re Salomone" in mezzo a una inquietante stanza dei balocchi, dove una macabra (e ipnotizzante che ha un effetto straniante su Ana) bamboletta di Betty Boop fa coppia con il bambolotto dagli occhi rossi (omaggio a CHI SEI?), e il teatrino dell'assurdo monta in follia quando Pedro a instabili crisi compulsive quando guarda le sue deliranti riprese.

    Cinema dell'eccesso, della visione che va oltre, come il film d'antan trasmesso in televisione che prende in un frenetico fastforward a tutta velocità, mischiandosi con le immagini del TG, del cortocircuito della mente che partorisce visioni, con Pedro che filma se stesso, in una squallida stanza di un motel, fino a diventare un tutt'uno con la pellicola, metafora "snuffistica" dell'immane potere dell'audiovisivo, che rapisce (letteralmente) il corpo, imprigionando l'anima per l'eternità, in una diversa (e scriteriata) rappresentazione del mito di Dorian Gray.

    Peni in erezione (come un fiore che sboccia), preparazione meticolosa per il buco (Zulueta era un tossicodipendente non solo di cinema), l'automobile che impatta disastrosamente, lo schifoso slime che Pedro si passa maniacalmente sulle mani, fino all'abbordaggio del tamarro che anticipa una sequenza facsimile di Miriam si sveglia a mezzanotte, con Helena Ferman-Gomez splendida "vampira" predatrice.

    L'onirismo, la veglia, gli stati di allucinazione, vengono mescolati da Zulueta in un vorticoso e allucinato viaggio senza ritorno, fino a quel finale di rara potenza nichilista.

    Tocchi fetish che impreziosiscono la già incubotica visione, come la magnifica Cecilia Roth (seducente e grottesca la sua danza davanti allo schermo bianco), che indossa deliziosi sandaletti dorati con il tacco (e le piume), e che usa per sedurre Poncela, rapito (arrebato) dalla visione delle riprese di Pedro, titillandole l'orecchio con il tacco e portandosi alla bocca le divine calzature, ma senza ottenere l'effetto sperato.

    Cult movie a tutti gli effetti, perchè già avanti (forse troppo avanti) per i suoi tempi, oggetto strano e imprendibile (spesso mi veniva di accostarlo a roba underground tipo Liquid Sky o Angel City), tanto vitale quanto mortifero , dove Zulueta, nell'anno domini 1979, crea qualcosa di completamente diverso e mai visto prima (non solo nel cinema spagnolo).

    Straordinario il comparto femminile (la Muro assomiglia a Shelley Duvall, mentre la Roth ricorda la Nancy Allen dei bei tempi depalmiani), parecchi nudi integrali (ad un certo punto Poncela c'è l'ha barzotto, dopo la dose di ero) e l'odore di sesso della Roth che si espande per tutto l'appartamento.

    La pellicola che si fa rosso sangue, il videoproiettore, l'occhio (che uccide) della telecamera marchiata Cannon in primo piano, il suo inesorabile e implacabile ticchettio che scandisce lo spegnersi della linfa vitale di Pedro, il manifesto di Psycho, al cinema danno i Fantasmi coscarelliani e il nastro gira implacabile, fino alla morte e oltre.

    Di impressionante "burtonismo" l'emaciato Pedro di Will More.

    Mai come in Zulueta l'ossessione per le immagini diventa fonte vitale, mutandosi, incancrenendo nel cervello (come, appunto, la tossicodipendenza dagli stupefacenti), fino alla risoluzione finale ( di cui John Carpenter sé né ricorderà per quello del suo poco riuscito SIGNORE DEL MALE, e ne farà un tributo con CIGARETTE BURNS), tra le più allucinatorie e spaventose mai girate.

    Per il sottoscritto un piccolo gioiellino, da maneggiare con cura e da affrontare a mente lucida.

    Chissà come sarebbe stata questa esperienza nel "director's cut" originario di 180'.
    Ultima modifica: 9/01/20 20:57 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 9/01/20 10:58
    Consigliere - 25998 interventi
    Ottimo il blu ray spagnolo edito dalla 39Escalones (da noi, il film di Zulueta, è rimasto inedito).

    Audio: spagnolo, sottotitoli in spagnolo e in inglese.

    Formato: 1.66:1

    Come extra l'intervista a Zulueta, i suoi cortometraggi (Leo es pardo-la fase embrionale di Arrebato-Parpados, e una serie di documentari sul caso Zulueta e del suo cult movie.

    Durata effettiva del film in blu-ray 1h, 54m e 46s
    Ultima modifica: 9/01/20 11:43 da Buiomega71