American Guinea Pig: Bouquet of guts and gore - Film (2014)

Se dal titolo si vuol richiamare la serie di "Guinea Pig", in realtà questo sembra più una versione all'ennesima potenza di Last house on dead end street; due donne rapite e smembrate a poco a poco a fin di snuff da una gang di sadici mascherati, il tutto girato in Super8 e VHS e musicato da un'incessante base ambient. 75 minuti di depravazione assoluta, dove tra il realismo impressionante degli SPFX e la grezza qualità della fotografia (opera del guru Van Bebber) il confine tra finzione e realtà viene definitivamente distrutto. Sconcertante.

Nella gara a chi la fa più lontano oltre i bordi dell’estremo la gittata di questo tardo ibrido di GP2 via Watkin può vantare una discreta metratura, anche in virtù dello schietto scansare ogni paravento. Il problema è la consapevolezza di assistere al rialzo di un clamoroso fake, ergo oltre la clinica valutazione di una straniante atmosfera (data dalla doppia grana super-8 e videotape 80’s scambiantesi ruolo) e di maniacali f/x eccedenti quelli di allora non si può andare. In ogni caso caccianaso e schizzinosi sappiano che quanto a record d’iperrealismo qua si fa stramaledettamente sul serio.

Un'ora e qualcosa di allegro chirurgo in versione splatter, tutto mutilazioni, budella, musicacce cupe e un'ormai abusata atmosfera finto snuff. Si apprezzano l'umiltà dell'operazione - riconoscente ai suoi modelli fin dal titolo - e l'alto livello (sia qualitativo che quantitativo) degli effetti sanguinosi e se il valore filmico è inesistente, come saggio di effettistica ematica potrebbe raggiungere i vertici. Per appassionati, leggendo bene le istruzioni.

Ispirato al Guinea pig giapponese, una composizione dell'immagine (e del corpo umano) realizzata con grande furbizia e realismo. Biro firma uno dei film underground americani più disturbanti degli ultimi anni. Non vuole raccontarci nulla, solo mostrarci con compiaciuto orgoglio una mattanza anatomica e chirurgica senza limiti. Effetti speciali al limite della perfezione. Per gli amanti del gore più estremo.

Sorta di remake di un quasi omonimo film giapponese ben più interessante (se non altro perché pioniere) ed entrato nella storia, questo nuovo "Guinea pig" si inserisce nel filone degli pseudosnuff a base di torture e spesso di null'altro; come se roba del calibro di August underground non fosse bastata. Da bollare come gravemente insufficiente; ed è grave pure che nel 2014 ci sia ancora chi si ostini a realizzare prodotti con fx vetusti che non si capisce bene chi debbano sconvolgere: forse i pochi fan che hanno partecipato al crowdfunding (!) per finanziare i sequel della serie?

Quasi privo di sceneggiatura e senza un aspetto narrativo definito, “Bouquet of guts and gore” è un campionario di efferatezze i cui deliri effettistici, a cura dello stesso regista, sfiorano l’iperrealismo più assoluto. Visionario, catatonico, svela una crudeltà fredda ai limiti del pragmatismo. La regia di Stephen Biro dimostra di avere comunque un forte senso estetico, anche se più che dal cinema sembra profondamente attratta dall’anatomia. Da vedere.