Note: Per "Fata Morgana" si intende un particolare tipo di miraggio che si può scorgere all'interno di una stretta fascia al di sopra dell'orizzonte (Wikipedia).
Sequenze dal deserto africano divise in tre parti (Creazione, Paradiso, Età dell'oro), con brani mitologici maya, che via via ci portano da paesaggi suggestivi a situazioni abitate incongruamente da esseri umani. La sensibilità visiva di Herzog è fuor di dubbio, così come l'intento profetico e poetico. Quel che non funziona è l'approccio da europeo a una natura e a un'antropologia viste come mitologiche, pietistiche o risibili. Insomma, il gusto estetizzante è di gran lunga superiore alle intenzioni e alla resa. Autoreferenziale.
Non entusiasmante ricostruzione della creazione secondo la tradizione di una civiltà precolombiana. Le immagini sono sì suggestive, ma la fusione fra visto, intravisto (la fata del titolo) e sentito non fila via armoniosamente. Restano i bei contrasti fra un mondo che la voce descrive come naturale e gli assurdi resti (carcasse di aerei, di automobili eccetera) che lo popolano e lo rovinano. Noiosetto: **
Herzog è sempre regista non banale e questo Fata Morgana conferma il suo occhio molto particolare, capace di fotografare e raccontare in modo diverso da chiunque altro. Questo lavoro però è veramente di difficile assimilazione, infatti le suggestive immagini sono accompagnate da un testo (derivante da civiltà sudamericane), relativo alla creazione dell'umanità, che risulta abbastanza delirante. La sempre splendida fotografia di Jörg Schmidt-Reitwein non riesce comunque ad evitare allo spettatore di provare un notevole grado di noia. **
Paesaggi umani e naturali scorrono sullo schermo - da sinistra a destra nella prospettiva da terra (come dal finestrino di un'automobile?) e da destra a sinistra in quella aerea (come da un occhio divino?) - voci off spargono frammenti apocalittici dalla Genesi guatemalteca, riflessioni sull'umanità, ermetismi. Mozart, Händel, Leonard Cohen sommergono il silenzio. Falsificazioni e miraggi si liberano dalla dissonanza tra testo, musica e immagini: le dissonanze arrestano il dilagante horror vacui, ma il decoupage è troppo personale per generare empatia, e il tutto svapora presto nella noia.
Fata Morgana è un miraggio, non una storia definita. In apertura la scena, ripetuta otto volte, dell’atterraggio dell’aereo, la cui sagoma è imprecisa a causa del calore e della distanza, introduce al tipo di approccio. E’ un film ricavato da diverse riprese africane, come fosse un documentario ma non lo è. Grande impatto visivo, aridità, manufatti abbandonati al sole cocente, polvere, personaggi bizzarri e malinconici, una natura insondabile che domina sulle illusioni umane, brani letti da Popol Vuh. Dopo diverse visioni, per ora, non mi ha ancora stufato, grazie a gusto estetico e coinvolgimento emotivo.
In principio era la sabbia: un eden di dune e simun e miraggi e carcasse (d’aerei, di jeep, di buoi), poi venne l’uomo che si fece dio prometeico creando un paradiso su misura di tutte le sue cose. Poi venne Herzog a documentare le nude carni dell’orfanotrofio planetario che è la terra: deserto fuori che metaforizza il deserto interiore. Cinema contemplativo dove il sortilegio visivo rischia di correre sulla breve distanza ed essere raggiunto (e a tratti sorpassato) da una noia scaturita da un paesaggismo espositivo. Come hashish paraffinato, illude solo per poco.
L'Africa, il deserto e gli spazi infiniti dominati dal rumore del vento che sposta la sabbia in maniera incessante. Diviso in tre parti, il documentario di Herzog ci interroga sul rapporto causa/effetto della contaminazione umana dell'Occidente in Africa Orientale. La prima parte è folgorante e trasmette un discreto senso di angoscia. Le altre due sono meno stimolanti. Sicuramente buono, ma non di facile fruizione.
Di lavori sul tema della noia e del paesaggio (della noia del paesaggio, del paesaggio della noia) Werner Herzog ne ha realizzati di migliori. Il film trova del buono nella qualità delle inquadrature. Alcune musiche c'entrano, altre no. Rimangono in testa alcune sequenze: il volpino del deserto tenuto per il collo, il concertino triste... Per il resto, un film non strettamente necessario nella filmografia herzoghiana, visto che non contiene i suoi abituali squarci di verità.
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Zender se vanno incluse le voci narranti mancano quelle di Wolfgang Bächeler e Manfred Eigendorf.
Nelle note o curiosità si può specificare che per "Fata Morgana" si intende un particolare tipo di miraggio che si può scorgere all'interno di una stretta fascia al di sopra dell'orizzonte (cito da Wikipedia...).
Il film è contenuto nel cofanetto, a cura della Ripley's home video, contenente i dvd delle seguenti pellicole: Fata Morgana Apocalisse nel deserto Ignoto spazio profondo Trilogia della terra