Buiomega71 • 3/11/14 09:59
Consigliere - 25937 interventi Mah, non mi ha convinto del tutto
Pregevole l'atmosfera degradante (che però risulta alla fine stucchevole), con lampi di certo cinema coeniano, la natura ruvida e selvaggia alla John Boorman (non solo c'è in comune i monti Appalachi, ma pure il ragazzino ritardato che suona il banjo nell'intensa festa con musiche countrycheggianti), nella desolazione di ambienti (spelonche, cani alla catena, bestiame, miseria un pò ovunque), nel tratteggio di varia umanità regredita ad uno stato quasi tribale (ritratto realistico di certi redneck di certo cinema horror rurale), imbruttita, dai volti scavati, solcati da fame e sofferenza. Qualcosa riaffiora della comunità cajun delle paludi hilliane
La Granik getta uno sguardo quasi documentaristico (non per nulla mi e balzato subito alla mente certo cinema dei Dardenne, in primis
Rosetta), aspro e gelido su tutto quello che circonda la giovanissima Ree, Alice nel paese di un pezzo di America desolante e squallido, che sembra un posto sperduto e dimenticato da Dio dell'est europa, o una distesa spettrale da post-atomico
La regista, inoltre, dà un tocco femmineo pregnante (Ree ragazzina risoluta, decisa, responsabile, forse anche troppo, donne picchiatrici che hanno dimenticato di essere donne, capeggiate da un intensa, dura e cinica Dale Dickey) e sceglie bene i volti imbruttiti da una situazione di degrado che si abbatte come i lividi cieli grigi fotografati magnificamente da Michael McDonough
La narrazione si fà lenta e sospesa, intervallata da buoni momenti (Ree che insegna ai fratellini a sparare col fucile, la festa country, l'apparizione di Sheryl Fenn anche lei con il volto scavato e indurito, il pestaggio di Ree nel garage da parte delle nerboute donne, mastine assoggettate agli uomini, capeggiate dalla Dickey, Ree che si vuole arruolare nei marines al colloquio con il soldato, il pre finale notturno, gelido, quasi horror con laghi placidi e gelidi, motoseghe e mani amputate)
Però c'è qualcosa che alla fine non mi ha del tutto convinto. Nonostante la Granik dia una visione pessimistica in un atmosfera deprimente di miseria e degrado, c'è un larvato buonismo di fondo che stride e infastidisce (alla fine, poi, non tutti sono cattivi e disumani come sembrano), che si rivela nel finale deludente e fin troppo accomodante, che penalizza non poco la riuscita del film
Esageratissima la candidatura all'Oscar come miglior film (mentre ci stava quella alla Jennifer Lawrence, bravissima, nulla da dire, ma non di meno agli altri attori "secondari"-su tutte Dale Dikey, maschera di rughe e sofferenza che non si dimentica-)
Un pò troppo studiato a tavolino, che non si discosta molto dal classico film Sundance , tipico prodotto da festival un pochetto ruffiano
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