Buiomega71 • 15/10/16 10:01
Consigliere - 27344 interventiSe c'è l'inferno dopo la "bomba" allora quell'inferno è
The Divide
Come scrivevo sopra subito, fin dall'inizio, dopo la magnifica quanto devastante distruzione nucleare di New York, il film mi ha preso le viscere e nella chiusa finale (la German riesce a uscire attraversando un dantesco lago di feci) mi ha spiazzato per il suo pessimismo (in un'immagine altrettanto struggente di devastazione)
In mezzo l'ultimo rifugio, dove l'ex Kyle Resee ne è guardiano e padrone
Pochi superstiti, di quel palazzo che ormai (come il mondo esterno) non esiste più
E quì quel gran genio di Gens (suo primo film che vedo, perchè
Frontiers non l'ho ancora visto, ma se tanto mi dà tanto mi aspetto meraviglie carnali da mandare ai posteri) ti butta in faccia tutta la grettezza e la ferinità umana, che si trasforma pian piano in bestialità.
C'è solo una parentesi (ancora suggestiva, ancora crudele , ancora bellissima nella sua visionarietà apocalittica) di un laboratorio con bambine in stato comatoso (tra cui la piccola Wendy, figlia della Arquette) rinchiuse in strane cupole e immerse in un liquido amniotico, con gli occhi incerottati, calve e una specie di respiratore in bocca.
Quello che sembra la salvezza sono nord coreani (forse, chissà, ma sono comunque orientali) che invadono il bunker con tute protettive e armi tecnologiche, una specie di stormtrooper venute per uccidere (il rapimento di Wendy, chiusa in una specie di sacco antiradioattivo sfiora l'insostenibile per crudeltà)
Il gruppo variegato di sopravvissuti comincia la sua discesa verso la follia e la regressione alla ferinità.
La Arquette (bravissima, sempre sull'orlo della follia: "
Vuoi giocare con me?" dice con voce da bambina, nascosta dietro la porta e brandendo il peluche della figlia, a Michael Biehn legato e sanguinante alla sedia) che si spalma chili di rossetto sulla bocca come glielo farebbe fare David Lynch e diventa ben presto un mero oggetto sessuale, da sodomizzare , seviziare, tenere al guinzaglio come un cagna e poi gettare come una bambola rotta.
Biehn (ah, finalmente lo ritrovo in un ruolo cazzuto) che , all'inizio, spadroneggia con rude cipiglio da condottiero, legato ad una sedia e torturato, sputato, fino al taglio del dito.
La German eroina risoluta, cazzuta, come le migliori "final girl"
Ventimiglia e Eklund, che se all'inizio sembrano collaborare (e il primo che esce a vedere cosa c'è là fuori e scopre il laboratorio lager), la pazzia li avvolge pian piano (forse le radiazioni, forse la cattività), e si mutano sia nel corpo che nella mente, divenendo tutti e due feroci e dementi "dittatori" (il secondo, in preda al delirio, con pulsioni omoerotiche, tanto da truccarsi allo specchio, indossare la vestaglia della Arquette e intimando al ragazzo della German di "succhiarle il cazzo")
Poi c'è il ragazzo vigliacco e smidollato della German (che si fà umiliare facendo il cagnolino ai due nuovi "padroni", oppure, più subdolamente, rinfaccia alla sua ragazza che lui è un avvocato e lei solo un ex tossica che ha raccattato per strada, ma che merda d'uomo! Forse il peggiore dei 9), il nero e il dolce Holmes, il più sensibile di tutti (non per nulla la German comincia a innamorarsene)
Ma Gens apre le porte dell'inferno sotto di loro tra : prevaricazioni, umiliazioni, torture, sevizie (sessuali e non), violentissimi pestaggi, corpi fatti a pezzi e poi gettati nel cesso (se erano freschi si potevano pure divorare, come il discorso sui sopravvissuti della Ande), in una furia sempre più incontrollabile che sfocia nel massacro finale (gole squarciate con il coperchio della scatola dei fagioli, corpi dati alle fiamme, terribili colpi di pistola che sbagliano-volutamente?- la traiettoria)
Ventimiglia e Eklund assumono sempre di più i tratti di mostri glabri e claudicanti, che quasi più nulla hanno di umano
Gens, poi, adotta una fotografia sporca, che amplifica il sudiciume e il marcio, impazzisce con riprese mozzafiato (l'inizio sulla tromba delle scale alla REC), tra i condotti, piani sequenza e ci dà giù in violenza, gore e crudeltà
Plauso alle sonorità carpenteriane di Jean-Pierre Taieb e alla fotografia desaturata di Laurent Barès , nonchè alle squallide e olezzanti scenografie
Grandissimo Gens, che esplora il degrado umano come pochi e ti inchioda con gustose (quanto terribili) esplosioni di violenza, e deve proprio amare i freak, le deformità sia fisiche che mentali, proprio come piacciono al sottoscritto e quindi c'era un evidente sintonia tra me e lui durante la visione che e stato un valore aggiunto.
Tensione che non molla un nanosecondo (il gioco di "sfida o verità" e da mettere negli annali) per un "post atomico" affascinate quanto devastante.
Noto che
The divide divide assai (appunto), per me e già un mezzo cultazzo e ho rivissuto le stesse emozioni la stessa angoscia che si respirava in
The Hole
Avercene di opere così viscerali e (s)coinvolgenti
@Zendy: Possono scrivere quello che vogliono, per carità, io però posso ribattere altrettanto. E le loro risibili illazioni su questo gioiellino lasciano il tempo che trovano :)
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