Schramm • 7/10/15 17:18
Scrivano - 7817 interventiun altro opus cotolesque ove balabanov continua a circumnavigare l'esilio del sé che diventa diapason dell'espianto di una nazione dalla propria identità, rilanciando l'adesione a una letteratura (il più possibile tradita per essere a essa il più possibile fedele) e non mancando di fare la serenata al balcone del cinema dei primordi, che ha anche garantito i primordi della pornografia che ha finito per svilire il corpo umano e per conseguenza il corpo planetario. come già in morfiy, il declino corporeo è vaso comunicante di quello geopolitico e spirituale, la storia è la sfera di cristallo che ci fa intravedere il futuro, o meglio l'assenza di esso, un eterno presente volto allo stillicidio. in mezzo a tanta putrefazione, non resta che l'esasperazione formale, la nostalgia per il rigore e la purezza.
balabanov ripete l'assolo paganiniano già esibito in morfiy, ma distaccandosi dall'asciuttezza estrema che là finiva con l’avvolgere progressivamente senza che fosse possibile accorgersene se non a film terminato
stavolta opta per un esubero estetico reso da una mise fotografica seppiata patina metaforica di un mondo che davanti all'evidenza della fine recita ancora malamente la parte dell'aristocratico. scelta estetica che affascina sulle prime, ma finisce con l'infastidire sulle poi, e a ingenerare il sospetto di una maniera che tutto sclerotizza, o quanto meno il dubbio circa la sincerità dell'operazione.
ai convocati l'ardua sentenza.
(p.s.: zender, la monocorde fotografia costantemente seppiata mi ha indotto nella tentazione di schedare il film in b/n, ma essendoci anche delle parentesi in effettivo b/n, ho finito coll'optare per il colore. a te valutare se ho fatto bene)
Ultima modifica: 7/10/15 17:19 da
Schramm
Daniela
Pigro
Schramm