Discussioni su Occhi nella notte - Film (1990)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/02/20 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Buiomega71

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 12/02/20 10:24
    Consigliere - 17 interventi
    6 serate con i thriller da discount.

    Prima di Shyamalan c'è stato Jag Mundhra, regista indiano dalla carriera curiosa, divisa tra thriller (e horror) da bancarella girati negli Stati Uniti e pellicole più personali di produzione indiana (non ultimo un progetto filmico sulla vita della figlia di Ghandi), con alle spalle una laurea in ingenieria e alcune sceneggiature.

    Davvero anomalo il percorso di questo bizzarro regista nato a Nagpur, che passava con disinvoltura dai b-movies da discount a progetti più impegnati e personali.

    Stà di fatto che questo suo Occhi nella notte è il classico thrillerino novantiano dallo stampo televisivo e dallo script risaputo, immerso in un lusso ostentato da soap-opera (la mega villa hollywoodiana dove si svolgono i fattacci, i party) e tramonti da cartolina, con la convenzionale sottotraccia della femme fatale che avvinghia a sè il belloccio (e ingenuo) di turno per manipolarlo a suo piacimento (di mezzo il solito movente del dio denaro e di clausole matrimoniali/patrimoniali/divorzistiche).

    Quasi tutto ambientato nella villona con piscina, il noir mundhraniano soffre, però, delle solite (e ad un certo punto insopportabili e fastidiose) steccate di sax nella colonna sonora che prendono per sfinimento e dalla passione focosa che avvolge i due protagonisti.

    Passione che sfocia in amplessi plastici eccessivi e duraturi (ad un certo punto Stevens e la Roberts non fanno altro che scopacchiare, in doccia, sul letto, nella vasca da bagno, sulla sedia di vinimi) annoiando più che eccitando, in posizioni degne di un video da Playboy.

    Curiosamente, gli accoppiamenti, sono leggermente più arditi a azzardati della media (il sedere di Stevens che si dimena sopra la Roberts, in nudi espliciti-ma mai integrali-dei due mentre sono impegnati nel dolce sù e giù), ma che però risultano spesso fuori luogo e insistiti.

    Di contro la Roberts (quì al massimo del suo splendore) ama giochetti erotici particolari, tra cui: farsi legare alle sponde del letto, farsi prendere con la forza giocando allo stupro, giocherellare con la cera delle candele e non disdegnando i piaceri di saffo), di cui, in una sequenza cultissima a inizio film, le si rompe pure il tacco della scarpina credendo si essere tampinata nella notte.

    Buono l'incipit (lo stupratore che si intrufola nella casa e nella camera da letto di una donzella, picchiandola e tentando di violentarla), ma poi ci si affloscia su seduzioni e bollenti congiuzioni carnali, fino alla risoluzione finale "lenziana"-un pò tirata via ma di un certo impatto-, dove, ancora una volta, l'avidità è femmina (e lo scorno di avere le fette di salame sugli occhi, perchè l'innamoramento verso una dark lady riduce il brav'uomo allo stato regressivo del rincoglionimento). SPOILER Morale: diffidare sempre e comunque delle belle donne, soprattutto se ricche sfondate e fintamente innamorate FINE SPOILER

    Mundhra cerca di dare raffinatezza alle immagini, avvolgendole in una fotografia cromatica esoticheggiante, tra tendaggi e lenzuola, camere da letto e stanze da bagno, con accenni al voyeurismo depalmiano (le telecamere installate che monitorano la casa 24 ore su 24, quella piazzata nella camera da letto della Roberts, riprendendone le imprese porcelline).

    Ottimo Stevens ( eppoi io adoro Andrew Stevens fin da bei tempi di Fury, e vederlo così, sconsolato e affranto, mentre l'oggetto del suo desiderio-la Roberts-si diverte a letto con un'altro, lui, scornato e buggerato, si consola bevendo un succhino alle prugne-sic!- fa quasi tenerezza)) nel ruolo dell'ingenua guardia di sorveglianza che cade nelle mire della femme fatale (una Roberts, come già detto, da sturbo), Warwick Sims è l'improbabile marito rock-star parolacciaio spinto da amore/odio misogino verso la mogliettina e un pò "fuori di testa" (che però non c'aveva tutti i torti), mentre su Cooper Huckabee mi domandavo dove fossero finiti i bicipiti che sfoggiava nel Tunnel dell'orrore.

    Insomma, non si và più in là dell'abusato stilema del thrilleretto estivo da prime time televisiva, ma non tutto è da buttare e Mundhra, almeno, sà come girare filmetti di questa caratura.

    Il titolo pseudopsychothrilleresco terenceyounghiano , in realtà, c'entra poco, se non , forse, in riferimento all'occhio sbircione della telecamera di sorveglianza puntato sul lettone della Roberts. Night eyes è il nome dell'agenzia di vigilanza notturna di cui presta servizio Andrew Stevens.

    Il film ha avuto tre sequel (sempre con Andrew Stevens nel ruolo della guardia notturna Will Griffith) Night Eyes II (1991) di Rodney McDonald, Night Eyes III (1993) (da noi uscito con il titolo Hilary è morta), diretto dallo stesso Stevens e Night Eyes IV: Fatal Passion ( 1995) ancora di Rodney McDonald, che fa il bis (da noi uscito come Protezione speciale).
    Ultima modifica: 17/02/20 00:13 da Buiomega71