Undying • 13/06/08 01:12
Comunicazione esterna - 7565 interventi Il menù è servito: a base di riso acido....
Film in grado di generare un'intensità emotiva, raramente prodotta dalla semplice commedia.
Come il titolo vuol suggerire si tratta di una pellicola grottesca, interpretata con impressionante immedesimazione dalla bravissima Shelley Winters (nei panni di Lea, alter ego cinematografico di Leonarda Cianciulli).
Le musiche strazianti (Vita Vita, di Mina), accarezzano dialoghi che suonano come poesia, allo stato puro, mentre il registro tetro e melodrammatico del personaggio, conduce lo spettatore in uno stato di malessere e di tristezza (quasi) infinita (i figli mai nati e quelli morti precocemente, i riferimenti ai biscotti "ossa di morte", al "latte di vecchia", la confessione della "pazza", l'addio al marito).
Inutile dire che, all'epoca dell'uscita nelle sale, il pubblico poco apprezzò, a dispetto di un cast di altissima qualità, sul quale rimane impresso un lancinante Mario Scaccia, paralizzato e abbandonato al delirio della "saponificatrice". Nè sono da meno i grandi Von Sydow, Lionello e Pozzetto (tutti "en travesti" e nei panni delle vittime).
Se avessi mai immaginato che il film era realizzato in questa maniera, non avrei atteso tanto per vederlo.
Una delle figure più impressionanti di assassina, in un tale stato di depressione (demenza lucida, come la definisce lo sceneggiatore Nicola Badalucco) da far accapponare la pelle.
Il registro grottesco, per paradosso, accentua l'orrore e il raccapriccio di un fatto tragicamente accaduto.
Notevolissimo...
Ultima modifica: 13/06/08 09:17 da
Undying
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