Poppo • 26/06/18 12:06
Galoppino - 465 interventi Pigro ebbe a dire:
Sono d'accordo, ma il problema è che tutto è calato dal nulla, arbitrario. La madre è una stressata dall'inizio alla fine senza alcuna variazione, il bambino è diabolico dal primo vagito senza alcuna ragione. Non è un film sullo stress da maternità, ma un film su una donna stressata "a prescindere", che si ritrova un figlio che fin da neonato (!) la odia profondamente. Per questo cade ogni discorso psicologico: non c'è psicologia qui dentro. Sembra semmai una di quelle favole in cui i personaggi agiscono senza alcuna motivazione e fanno cose esagerate che appartengono a una fantasia stereotipata piuttosto che alla realtà.
Provo a spiegarmi meglio ancora, commentando il commento di Pigro.
Abbiamo una vicenda che narra di una madre e un figlio, di una madre appunto "stressata" e di un figlio. Che il figlio sia "diabolico" è una proiezione fantastica arbitraria dello spettatore che non vuole accettare l'idea che una madre stressata, incapace di far fronte alla maternità, riduca il figlio in quello stato.
Il titolo originale richiama l'attenzione dello spettatore sul caso critico psicologico: "dobbiamo parlare di" è imperativo e non consolante come la traduzione arbitraria "... e ora parliamo di"
[C'è un film che narra una storia simile ma all'opposto, ossia una madre amorevole e attenta che cresce un figlio al massimo delle sue possibilità terrene:
Io Sono Con Te]
In sostanza questo è un film tutto incentrato sul disagio psicologico di una famiglia, di un padre idiota che non si rende conto di quel che accade e di una madre che purtroppo odia il figlio per come l'ha ridotto.
Ma è anche un film sulla espiazione della colpa.
Tecnicamente è peraltro girato in maniera superba, direi.
Ultima modifica: 26/06/18 12:14 da
Poppo
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