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Discussioni su Drive - Film (2011)

DISCUSSIONE GENERALE

68 post
  • Cotola • 24/01/12 18:52
    Consigliere avanzato - 3906 interventi
    1 nomination agli oscar:

    Miglior sonoro
  • Guru • 24/01/12 18:59
    Servizio caffè - 460 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    1 nomination agli oscar:

    Miglior sonoro

    e vai...
  • Cotola • 24/01/12 19:13
    Consigliere avanzato - 3906 interventi
    Però non capisco questa nomination così isolata
    (ma potrei essermene persa qualcuna io). Non mi
    sembra che sia l'elemento di spicco del film che resta comunque un bel vedere.
  • Zender • 24/01/12 20:19
    Capo scrivano - 48868 interventi
    Beh, le musiche sono molto particolari e studiatissime, e il suono per renderle bene è studiato anch'esso. Bassi in evidenza, se non ricordo male.
  • Capannelle • 24/01/12 21:01
    Scrivano - 3889 interventi
    Allora mi fate venir voglia di rivederlo, perchè sono appassionato di sonoro e musiche da film
  • Didda23 • 25/01/12 12:07
    Compilatore d’emergenza - 5798 interventi
    Anche a me le musiche sono piaciute moltissimo
  • Jandileida • 27/01/12 12:31
    Addetto riparazione hardware - 431 interventi
    Si son sprecati... Comunque le musiche le ho trovate anch'io essenziali nell'economia del film
  • Buiomega71 • 15/09/24 10:14
    Consigliere - 27111 interventi
    Quintessenza della poetica refniana (in un opera su commisione alla fine) che trasuda , in ogni momento e in ogni fotogramma, la visione prettamente personale dell'autore di Solo Dio perdona

    A cominciare da una Los Angeles notturna carpenteriana (come è carpenteriano lo score di Cliff Martinez), dagli interni rosso sangue dei corridoi dei palazzi e degli ascensori, dalle luci al neon (demon) della città, fino ai silenzi introspettivi di un Gosling nel ruolo della vita, alle silenti e ipnotiche corse in macchina per seminare la polizia.

    Dalle ceneri del dimenticato Amos Poe, Refn cita i maestri (Mann, Friedkin, Hill, Woo) con una prospettiva e un'ottica del tutto personalizzata che prende dentro tutto il suo cinema (dai tre Pusher in poi), e nel suo mondo ovattato da noir postmoderno ci infila una delicata e intensa storia d'amore mai consumata (fatta di sguardi, mani che si stringono, mute sofferenze) spezzetata da improvvisi scoppi di feroce violenza scorsesiana (teste fatte saltare a fucilate, eye violence con forchetta, coltellate alla gola che nemmeno gli schizzi psicotici sanguinosi di Joe Pesci, mani fratturate a martellate, facce spappolate a pestoni, rasoiate "indolori", sangue che sprizza e imbratta visi e giubbotti ), lambisce l'horror con le maschere hooperiane della vendetta (tutta la straordinaria parte notturna dell'inseguimento al tamarro "gangster" Mino di Ron Perlman che finisce sul bagnasciuga di un mare agitato e burrascoso), fino a regalare pezzi di regia mozzafiato (le porte dell'ascensore che si chiudono sul volto di una terrorizzata Irene, la tesissima e spasmodica rapina al banco dei pegni con il driver che aspetta fuori in macchina, la mattanza nella stanza di motel che sta tra la Bigelow e  Eastwood, e il pre Neon demon con le spogliarelliste in topless, nel camerino, che assistono, indifferenti, alle sevizie al loro capo pepretate da drive con martello).

    Il cinema di Refn nella sua più pura concezione (con tanto di ringraziamento a Alejandro Jodorowsky sui titoli di coda), con quel finale mesto e sospeso sulla strada notturna che porta in nessun luogo, così evoticativamente milleriano.

    Albert Brooks avrebbe almeno meritato una candidatura all'Oscar come attore non protagonista (il suo gangster cafonissimo, ex produttore di b-movie-Europei li definiva la critica, in realtà era tutta merda (cit)-, è ai livelli dei migliori criminali scorsesiani e tarantiniani), un pò scipita, al contrario, l'irene di Carey Mulligan.

    Ma è il Refn più di pancia, viscerale, nel più puro concetto del termine di cinema di genere, senza la spocchia autoriale che si avvertiva nel meno potente, e incisivo, Solo Dio perdona, dove non solo la tecnica e la sua personalità travolge nella visione, ma anche la storia in sè, seppur legata a stilemi convenzionali (tratta da un romanzo pulp) riesce a coinvolgere fin dai titoli di testa.

    Quando la banalità del gangster/noir viene filtrara attraverso l'ottica luminosa, cupa e sanguigna di un autore tra i migliori e più esclusivi nel panorama cinematografico degli ultimi vent'anni.

    Dopo The neon demon la sua opera più dirompente.




    Ultima modifica: 15/09/24 11:55 da Buiomega71