Gestarsh99 • 4/04/11 20:53
Scrivano - 21542 interventi C'è del marcio... tra Francia e Danimarca
Diversamente dai colleghi della new-wave splatter francese (
Aja, Gens, Bustillo, Maury, Laugier, Moreau, Palud, Rocher, Dahan), per
Calvaire il filmaker belga
Fabrice Du Welz opta per una rappresentazione della violenza meno "en plein air", preferendo la strada del vedo e non vedo tanto cara all'horror esangue degli anni '90.
L'intenzione naturalmente era quella di amplificare il sadismo e la crudeltà della "via crucis" cui il personaggio principale viene, suo malgrado, costretto.
Laurent Lucas, cantante bohemienne alquanto stucchevole, dopo un'amena serata canora presso un ospizio di campagna, riparte il giorno dopo col suo furgone, alla volta della successiva tappa lavorativa, ignaro però della tremenda esperienza che di li a poco patirà...
La trama volutamente essenziale, il furgone in panne, il patologico microcosmo tutto al maschile della comunità isolata sono elementi che non possono non ricondurci a pellicole imprescindibili quali
Un tranquillo week-end di paura o
Non aprite quella porta. Come
Boorman e
Hooper, il regista
Du Weltz imprime alla sua opera una lodevole impronta personale, dilatando i tempi e prendendosi tutta la cura possibile nel descrivere personaggi, luoghi ed atmosfere ma a visione conclusa il senso personale prevalente è quello dell'insoddisfazione.
Da un lato c'è la palese inverosimiglianza di una vicenda forzatamente trasposta dal retrogrado sud degli Stati Uniti al nientepopodimenochè evolutissimo e laico Belgio: se la storia di una piccola famigliola di cannibali, ambientata nelle desolate ed immense distese texane, aveva un suo preciso significato contestuale, al contrario è assolutamente improbabile che stia in piedi quella di una intera cittadinanza completamente deviata e per di più celata nel ristretto perimetro di una piccola nazione come il Belgio (!)
Qui sotto Philippe Nahon, in un altro dei suoi ruoli borderline (è il capo dei bifolchi)
Dall'altro lato c'è poi la velleitaria vacuità di alcune citazioni, come ad esempio quella del banchetto serale tra vittima e carnefici: se in
Texas chainsaw massacre questa scena cruciale aveva una forte valenza di allucinatoria regressione infantile, qui diviene invece banale intermezzo tra una violenza e l'altra.
Per quanto riguarda il titolo, il desiderio dell'autore era probabilmente quello di creare un parallelismo con la Passione biblica, tramite un protagonista però con alcunchè di parvenza messianica (nonostante il suo casto rifuggire le avance sfacciate di anziane ed infermiere varie).
Un tentativo coraggioso ma, francamente, troppo ambizioso.
P.S. Brigitte Lahaie sarà pure stagionata ma il suo fascino se lo porta appresso ancora tutto intero.
Schramm, Supercruel, Pinhead80, Burattino, Fedeerra
MTMPsicosi, Cotola, Redvertigo, Daniela, Brainiac, Ghostship, Greymouser, Herrkinski, Lupoprezzo, Jofielias, Bubobubo, Sonoalcine
Macguffin, Didda23, Capannelle, Giùan, Bronson82, Anthonyvm, Magerehein
Undying, Minitina80, Lupus73, Marcel M.J. Davinotti jr.
Deepred89, Hackett, Rebis, Flazich, Otis, Gestarsh99, Myvincent, Valcanna
Vawe